Vita di città
Scompare un uomo dal cuore grande: Salvatore Ieva
Imprenditore stimato e conosciuto, grande benefattore, soprattutto in Terra Santa. Il ricordo del Preside Paolo Farina
Andria - martedì 18 gennaio 2022
10.40
Un altra vittima si aggiunge al lungo elenco che sta purtroppo falcidiando la nostra Città. Ieri è volato via un uomo semplice e buono, Salvatore Ieva, imprenditore stimato ed apprezzato in città, fondatore di una nota ditta di materiale metallico, ma prima ancora grande benefattore, che ha sempre operato nel silenzio ed applicando concretamente la Parola di Dio. Proprio in Terra Santa si sono "materializzate" alcune delle sue opere di bene. Gli rendiamo pubblicamente grazie. E lo ricordiamo anche noi con le toccanti parole che il Preside Paolo Farina, suo grande Amico, ha voluto consegnare a noi tutti.
«Uomo dal cuore grande
Salvatore Ieva era un angelo. Salvatore è un angelo. Una di quelle persone per cui, se il Paradiso non esistesse, toccherebbe inventarlo.
Salvatore era il mio fratello maggiore. Non si può contare il bene che mi ha fatto. Non si può contare il bene che ha fatto a quanti chiedevano il suo aiuto.
Salvatore aveva un debole: i bimbi di Betlemme. Se potessero parlare le pietre della "Hogar Niños Dios", se potessero parlare le corsie del "Caritas Baby Hospital", se potessero parlare i vicoli dei campi profughi di Palestina, …direbbero di un gigante buono, un burbero benefico, un cuore grande quanto la sua generosità.
Ci voleva tornare Salvatore, in quella Terra martoriata, e me ne parlava sempre, lui che non perdeva occasione per esserci, lui che ha voluto esserci anche quando ci sono andato con i miei alunni. Scusa, Salvatore, se non ce l'ho fatta ad accontentarti…
Ora di Salvatore ci restano le parole e le azioni buone. I fatti, tanti, che ha portato a compimento.
Ci restano il suo vocione, le sue vigorose strette di mano, gli abbracci.
Gli stessi che non abbiamo potuto dargli in queste ultime tre settimane. Gli stessi che non hanno potuto dargli sua moglie, le sue figlie e suo figlio con i rispettivi coniugi, i nipoti, e tutta la sua grande famiglia fatta dai dipendenti della Allucom Srl, fondata con il suo fratello d'adozione, più che socio, Damiano.
Nessuno di noi ha potuto abbracciarlo perché Salvatore se l'è portato via il Covid. Sì, ci ha pensato il Covid a portarlo in Terra santa.
Ecco, tocca dirlo: la gente muore ancora di Covid e non c'è negazionismo che tenga davanti a tanta lacerazione, a tanta ingiustizia.
Sono riuscito a parlargli a telefono un paio di volte, in questi giorni. Sentivo la sua voce a fatica, distorta dal ventilatore polmonare a cui era attaccato, sovrastata dal rumore delle altre apparecchiature che lo tenevano in vita.
"Lo zio, come stai?". Sì, lo chiamavo da sempre così, "lo zio…".
Riusciva solo a sussurrare: "Grazie, ti voglio bene". E piangeva di commozione. Si commuoveva sempre, Salvatore …proprio come il suo grande amico don Vincenzo.
"Ti voglio bene anch'io", gli ripetevo. "Ti voglio bene".
Voglio ripeterlo ancora, anche a nome di quanti hanno avuto la fortuna di incrociarlo: "Grazie, lo zio. Grazie, Salvatore. Grazie di tutto. Ti vogliamo bene"».
«Uomo dal cuore grande
Salvatore Ieva era un angelo. Salvatore è un angelo. Una di quelle persone per cui, se il Paradiso non esistesse, toccherebbe inventarlo.
Salvatore era il mio fratello maggiore. Non si può contare il bene che mi ha fatto. Non si può contare il bene che ha fatto a quanti chiedevano il suo aiuto.
Salvatore aveva un debole: i bimbi di Betlemme. Se potessero parlare le pietre della "Hogar Niños Dios", se potessero parlare le corsie del "Caritas Baby Hospital", se potessero parlare i vicoli dei campi profughi di Palestina, …direbbero di un gigante buono, un burbero benefico, un cuore grande quanto la sua generosità.
Ci voleva tornare Salvatore, in quella Terra martoriata, e me ne parlava sempre, lui che non perdeva occasione per esserci, lui che ha voluto esserci anche quando ci sono andato con i miei alunni. Scusa, Salvatore, se non ce l'ho fatta ad accontentarti…
Ora di Salvatore ci restano le parole e le azioni buone. I fatti, tanti, che ha portato a compimento.
Ci restano il suo vocione, le sue vigorose strette di mano, gli abbracci.
Gli stessi che non abbiamo potuto dargli in queste ultime tre settimane. Gli stessi che non hanno potuto dargli sua moglie, le sue figlie e suo figlio con i rispettivi coniugi, i nipoti, e tutta la sua grande famiglia fatta dai dipendenti della Allucom Srl, fondata con il suo fratello d'adozione, più che socio, Damiano.
Nessuno di noi ha potuto abbracciarlo perché Salvatore se l'è portato via il Covid. Sì, ci ha pensato il Covid a portarlo in Terra santa.
Ecco, tocca dirlo: la gente muore ancora di Covid e non c'è negazionismo che tenga davanti a tanta lacerazione, a tanta ingiustizia.
Sono riuscito a parlargli a telefono un paio di volte, in questi giorni. Sentivo la sua voce a fatica, distorta dal ventilatore polmonare a cui era attaccato, sovrastata dal rumore delle altre apparecchiature che lo tenevano in vita.
"Lo zio, come stai?". Sì, lo chiamavo da sempre così, "lo zio…".
Riusciva solo a sussurrare: "Grazie, ti voglio bene". E piangeva di commozione. Si commuoveva sempre, Salvatore …proprio come il suo grande amico don Vincenzo.
"Ti voglio bene anch'io", gli ripetevo. "Ti voglio bene".
Voglio ripeterlo ancora, anche a nome di quanti hanno avuto la fortuna di incrociarlo: "Grazie, lo zio. Grazie, Salvatore. Grazie di tutto. Ti vogliamo bene"».