Vita di città
Politica e tragedie, dopo lo scivolone D'Ambrosio chiede scusa
Aspro faccia a faccia tra il pentastellato e Giorgino
Andria - venerdì 4 agosto 2017
11.30
Un botta e risposta al quale ci hanno abbastanza abituati, con colpi di post più o meno polemici su Fb, tramite comunicati stampa o interviste tv.
Da un lato il parlamentare "a 5 stelle" Giuseppe D'Ambrosio, dall'altro il sindaco Nicola Giorigno: al centro dei loro scontri e delle loro frecciatine piccate i conti del Comune ed i pignoramenti, le questioni ambientali ed il tema dei rifiuti, giusto per citare qualche esempio. Nelle scorse ore, invece la querelle politica si è spostata, anzi è scaduta, a fare i conti sulle tragedie e lo scontro tra i due si è tristemente concentrato su una spiacevole conta delle vittime. Giorgino in un intervento televisivo, infatti, ha messo a confronto il successo di Battiti Live ad Andria con l'evento di Torino, città governata dal Movimento 5 Stelle, in cui il 3 giugno u.s., durante la finale di Champions League trasmessa in piazza è morta una ragazza; la serata in piazza Catuma invece è andata bene grazie alla perfetta macchina organizzativa.
Dopo queste dichiarazioni forti arrivano altre che non sono state certo da meno, e cioè quelle di D'Ambrosio che da Fb lancia strali all'avversario di centrodestra chiedendosi: «è la responsabilità dei 23 morti del disastro della Bari Nord? Giorgino si deve vergognare per il paragone che ha fatto e noi poi veniamo definiti sciacalli».
Sembra quasi che i due abbiano fatto a gara a "chi la sparava più grossa" ma almeno da parte di D'Ambrosio, dopo lo scivolone, arrivano le scuse.
«Io e lui (Giorgino) siamo agli antipodi, è vero. Ma siccome io penso di poter fare politica meglio di lui (e come me il mio gruppo), devo anche cercare di essere migliore di lui. Non ce l'ho fatta. Mi ha fatto male sentire trattato in quel modo il tema dell'organizzazione degli eventi, come se l'unica unità di misura possibile per la riuscita di un evento e della sua qualità fosse la disgrazia, avvenuta o scampata. No, così non va. Ho pensato subito al 12 luglio 2016. Forse è stata una reazione di pancia, istintiva, non razionale. Ma sentire mettere in correlazione la vittima di Torino con l'organizzazione dell'evento mi ha nauseato. Ho pensato ai miei concittadini morti un anno fa sull'Andria–Corato, ho pensato che da un anno chiedo giustizia (e non da solo). Da anni chiedo di più alla politica che rappresenta il territorio a più livelli, cerco le responsabilità politiche che avevamo intravisto in tanti da molto prima che la disgrazia ferroviaria avvenisse. Però per mesi, dall'anno scorso, mi sono sentito dare dello sciacallo. L'ho sentito dire in Parlamento, l'ho sentito dire in Consiglio Regionale, l'ho sentito dire in Consiglio Comunale, anche in città, nella mia Andria, da gente che nemmeno mi conosce. Però chi mi dava dello sciacallo non ha mai trovato una soluzione. Anzi, adesso non sale più su quel pulpito dal quale predicava e in qualche caso non ricopre più nemmeno la carica di prima. Quello in cui credo è che un uomo non si scinde mai dal suo operato. Il lavoro che si svolge da parlamentare, da sindaco, soprattutto, si riflette inevitabilmente sulla qualità dell'uomo. Perché si deve rappresentare una comunità, dei valori, delle persone. E non mi si può dire "parla del peccato e non del peccatore", perché qualche volta non ha molto senso scindere le cose. Credo che la nostra città meriti di più, ma non a tutti i costi. Non si può, per cercare un successo personale, per lanciare il proprio futuro, banchettare a spese della città. Non si può, lo trovo orribile. Attendo la magistratura, con i suoi tempi. Ma la politica nel frattempo che fa? Procede come se niente fosse accaduto. Non migliora i controlli. Non si assicura che l'azienda che gestisce la tratta faccia meglio il suo lavoro. Non verifica le condizioni degli utenti e degli spostamenti, non verifica la qualità del servizio. Non si procede con i risarcimenti alle famiglie delle vittime e dei feriti. Ecco, la mia rabbia. La rabbia di chi rimane solo. Ci hanno lasciati soli i politici, i tecnici, gli amministratori. In altri tempi si diceva che dietro le tragedie nazionali la politica si unisce, deponendo le bandiere. Si marcia insieme, al fianco dei cittadini, per dare l'esempio e lasciare un segno alle generazioni future. Io invece vedo solo pochi cittadini a portare avanti la bandiera e una folla di spalle girate, di politici di schiena, che se ne fottono. Al prossimo anniversario. Vi chiedo scusa per ieri (ndr mercoledì)».
Da un lato il parlamentare "a 5 stelle" Giuseppe D'Ambrosio, dall'altro il sindaco Nicola Giorigno: al centro dei loro scontri e delle loro frecciatine piccate i conti del Comune ed i pignoramenti, le questioni ambientali ed il tema dei rifiuti, giusto per citare qualche esempio. Nelle scorse ore, invece la querelle politica si è spostata, anzi è scaduta, a fare i conti sulle tragedie e lo scontro tra i due si è tristemente concentrato su una spiacevole conta delle vittime. Giorgino in un intervento televisivo, infatti, ha messo a confronto il successo di Battiti Live ad Andria con l'evento di Torino, città governata dal Movimento 5 Stelle, in cui il 3 giugno u.s., durante la finale di Champions League trasmessa in piazza è morta una ragazza; la serata in piazza Catuma invece è andata bene grazie alla perfetta macchina organizzativa.
Dopo queste dichiarazioni forti arrivano altre che non sono state certo da meno, e cioè quelle di D'Ambrosio che da Fb lancia strali all'avversario di centrodestra chiedendosi: «è la responsabilità dei 23 morti del disastro della Bari Nord? Giorgino si deve vergognare per il paragone che ha fatto e noi poi veniamo definiti sciacalli».
Sembra quasi che i due abbiano fatto a gara a "chi la sparava più grossa" ma almeno da parte di D'Ambrosio, dopo lo scivolone, arrivano le scuse.
«Io e lui (Giorgino) siamo agli antipodi, è vero. Ma siccome io penso di poter fare politica meglio di lui (e come me il mio gruppo), devo anche cercare di essere migliore di lui. Non ce l'ho fatta. Mi ha fatto male sentire trattato in quel modo il tema dell'organizzazione degli eventi, come se l'unica unità di misura possibile per la riuscita di un evento e della sua qualità fosse la disgrazia, avvenuta o scampata. No, così non va. Ho pensato subito al 12 luglio 2016. Forse è stata una reazione di pancia, istintiva, non razionale. Ma sentire mettere in correlazione la vittima di Torino con l'organizzazione dell'evento mi ha nauseato. Ho pensato ai miei concittadini morti un anno fa sull'Andria–Corato, ho pensato che da un anno chiedo giustizia (e non da solo). Da anni chiedo di più alla politica che rappresenta il territorio a più livelli, cerco le responsabilità politiche che avevamo intravisto in tanti da molto prima che la disgrazia ferroviaria avvenisse. Però per mesi, dall'anno scorso, mi sono sentito dare dello sciacallo. L'ho sentito dire in Parlamento, l'ho sentito dire in Consiglio Regionale, l'ho sentito dire in Consiglio Comunale, anche in città, nella mia Andria, da gente che nemmeno mi conosce. Però chi mi dava dello sciacallo non ha mai trovato una soluzione. Anzi, adesso non sale più su quel pulpito dal quale predicava e in qualche caso non ricopre più nemmeno la carica di prima. Quello in cui credo è che un uomo non si scinde mai dal suo operato. Il lavoro che si svolge da parlamentare, da sindaco, soprattutto, si riflette inevitabilmente sulla qualità dell'uomo. Perché si deve rappresentare una comunità, dei valori, delle persone. E non mi si può dire "parla del peccato e non del peccatore", perché qualche volta non ha molto senso scindere le cose. Credo che la nostra città meriti di più, ma non a tutti i costi. Non si può, per cercare un successo personale, per lanciare il proprio futuro, banchettare a spese della città. Non si può, lo trovo orribile. Attendo la magistratura, con i suoi tempi. Ma la politica nel frattempo che fa? Procede come se niente fosse accaduto. Non migliora i controlli. Non si assicura che l'azienda che gestisce la tratta faccia meglio il suo lavoro. Non verifica le condizioni degli utenti e degli spostamenti, non verifica la qualità del servizio. Non si procede con i risarcimenti alle famiglie delle vittime e dei feriti. Ecco, la mia rabbia. La rabbia di chi rimane solo. Ci hanno lasciati soli i politici, i tecnici, gli amministratori. In altri tempi si diceva che dietro le tragedie nazionali la politica si unisce, deponendo le bandiere. Si marcia insieme, al fianco dei cittadini, per dare l'esempio e lasciare un segno alle generazioni future. Io invece vedo solo pochi cittadini a portare avanti la bandiera e una folla di spalle girate, di politici di schiena, che se ne fottono. Al prossimo anniversario. Vi chiedo scusa per ieri (ndr mercoledì)».