Cronaca
Sanità Service, 9 dipendenti a casa dopo 24 mesi di tirocinio
Un progetto avviato nell'Ospedale di Andria per il reinserimento lavorativo
Andria - domenica 17 maggio 2015
10.38
Un progetto per il reinserimento lavorativo per nove persone disoccupate da quando sono state sottoposte ad una pena detentiva, un progetto che è partito due anni fa e precisamente a giugno del 2013, un progetto che dopo 24 mesi e tre rinnovi sembra esser arrivato al termine. E' quanto sta accadendo ai nove partecipanti a questo progetto, inseriti all'interno dell'organico della Sanità Service della Asl Bt e che, dopo le canoniche ore formative, sono stati impegnati nell'Ospedale "Bonomo" di Andria con mansioni di vario genere a supporto di diversi reparti del nosocomio andriese. Il 31 maggio scade l'ultima proroga possibile per il rinnovo dei tirocini formativi ed i nove dipendenti rischiano di ritrovarsi a casa senza più stipendio ed una pur parziale occupazione: «A fine maggio finisce il nostro tirocino - ci dice Francesca, incontrata insieme agli altri dipendenti all'interno dell'atrio dell'Ospedale "Bonomo" - le nostre tre poroghe sono al termine e quindi siamo costretti ad andare a casa».
Il progetto è il frutto di un protocollo d'intesa sottoscritto due anni fa tra l'Enap Puglia, l'ambito territoriale del Comune di Andria e la Sanità Service dell'Asl BT, nell'ambito del programma promosso dalla Regione Puglia "Libertà & Dignità: percorsi di accompagnamento all'inclusione sociale". Grande fu la soddisfazione in quel frangente dei diversi attori in campo ma, ora, restano le richieste dei nove lavoratori: «Innanzitutto chiediamo che ci diano la dignità che ci avevano promesso, alla fine non la vogliamo perdere - ha detto ancora Francesca - poi vogliamo smuovere un po' il sistema, ci sembra un controsenso finanziare il progetto per una determinata cosa e poi non portarlo a termine. A quel punto sarebbe stato meglio che ci avessero fatto fare solo gli otto mesi come previsto dall'inizio ed andavamo a casa tutti contenti». Ben tre le proroghe effettuate per i tirocini formativi con due da sei mesi ed una finale da tre per giungere ai 24 mesi complessivi dall'inizio del progetto. Per loro diverse qualifiche acquisite a livello formativo ma anche direttamente sul campo, visto l'impegno e la dedizione, come testimoniato anche da diversi responsabili di reparto: «Elogi e meriti in questi 24 mesi - ha concluso Francesca - tanto di curriculum ed un po' a chiunque abbiamo dimostrato davvero chi siamo».
Gli occhi di Nicola sono particolarmente arrabbiati: «Abbiamo acquisito la qualifica di ausiliari e, per esempio, io mi occupo della pulizia degli spazi comuni, ma anche delle scale, del centralino e della portineria. Mi occupo di rifiuti, ed ho lavorato anche nei giorni festivi che non mi sarebbe toccato come anche il giorno della Pasquetta o la domenica per coprire chi ha un posto fisso e non può venire». Tutti hanno dato il loro contributo sperando in valutazioni positive ed il riconoscimento tanto atteso, un posto di lavoro: «Ognuno di noi ha fatto il suo - ci dice Savio - abbiamo fatto lavori di ristrutturazione e lavori di pitturazione, cose che non ci competevano e che abbiamo fatto per avere comunque un proseguo dopo, nessuno fa niente per niente. Ci aspettavamo che dopo due anni ci avrebbero detto almeno grazie, noi non abbiamo avuto ne grazie, ne risposte e ne proposte, tutti tacciono e nessuno ci accoglie. Questo è il ringraziamento dopo due anni di duro lavoro. Io penso che non si cacciano delle persone così». Richieste chiare ma soprattutto «lavoro e dignità, perchè noi ci hanno preso dalla strada e ci vogliono buttare nuovamente sulla strada».
Il progetto è il frutto di un protocollo d'intesa sottoscritto due anni fa tra l'Enap Puglia, l'ambito territoriale del Comune di Andria e la Sanità Service dell'Asl BT, nell'ambito del programma promosso dalla Regione Puglia "Libertà & Dignità: percorsi di accompagnamento all'inclusione sociale". Grande fu la soddisfazione in quel frangente dei diversi attori in campo ma, ora, restano le richieste dei nove lavoratori: «Innanzitutto chiediamo che ci diano la dignità che ci avevano promesso, alla fine non la vogliamo perdere - ha detto ancora Francesca - poi vogliamo smuovere un po' il sistema, ci sembra un controsenso finanziare il progetto per una determinata cosa e poi non portarlo a termine. A quel punto sarebbe stato meglio che ci avessero fatto fare solo gli otto mesi come previsto dall'inizio ed andavamo a casa tutti contenti». Ben tre le proroghe effettuate per i tirocini formativi con due da sei mesi ed una finale da tre per giungere ai 24 mesi complessivi dall'inizio del progetto. Per loro diverse qualifiche acquisite a livello formativo ma anche direttamente sul campo, visto l'impegno e la dedizione, come testimoniato anche da diversi responsabili di reparto: «Elogi e meriti in questi 24 mesi - ha concluso Francesca - tanto di curriculum ed un po' a chiunque abbiamo dimostrato davvero chi siamo».
Gli occhi di Nicola sono particolarmente arrabbiati: «Abbiamo acquisito la qualifica di ausiliari e, per esempio, io mi occupo della pulizia degli spazi comuni, ma anche delle scale, del centralino e della portineria. Mi occupo di rifiuti, ed ho lavorato anche nei giorni festivi che non mi sarebbe toccato come anche il giorno della Pasquetta o la domenica per coprire chi ha un posto fisso e non può venire». Tutti hanno dato il loro contributo sperando in valutazioni positive ed il riconoscimento tanto atteso, un posto di lavoro: «Ognuno di noi ha fatto il suo - ci dice Savio - abbiamo fatto lavori di ristrutturazione e lavori di pitturazione, cose che non ci competevano e che abbiamo fatto per avere comunque un proseguo dopo, nessuno fa niente per niente. Ci aspettavamo che dopo due anni ci avrebbero detto almeno grazie, noi non abbiamo avuto ne grazie, ne risposte e ne proposte, tutti tacciono e nessuno ci accoglie. Questo è il ringraziamento dopo due anni di duro lavoro. Io penso che non si cacciano delle persone così». Richieste chiare ma soprattutto «lavoro e dignità, perchè noi ci hanno preso dalla strada e ci vogliono buttare nuovamente sulla strada».