
Attualità
Sanità: il diritto al pasto per i dipendenti non si nega. Storica sentenza contro Azienda sanitaria
Riconosciuto il diritto al buono pasto sostitutivo. Nursing Up: "Una battaglia vinta, un precedente per tutti gli ospedali italiani"
Puglia - lunedì 31 marzo 2025
Una sentenza destinata a fare scuola. Il Tribunale di Roma ha accolto il ricorso presentato da numerosi infermieri dell'Ospedale San Giovanni Addolorata, difesi dall'avvocato Bartolo Mancuso e sostenuti dal sindacato Nursing Up, riconoscendo il diritto al buono pasto sostitutivo nei turni superiori alle sei ore quando l'accesso alla mensa è impossibile.
Per anni questi professionisti hanno prestato servizio in orari notturni o in fasce escluse dal servizio mensa, spesso senza possibilità di pausa. In cambio, nessun pasto, nessun buono, solo silenzio e indifferenza. Il giudice ha messo la parola fine a questa ingiustizia: l'ospedale dovrà risarcire oltre 12mila euro agli infermieri, a titolo di danno patrimoniale.
"È una vittoria non solo economica, ma morale. Finalmente si riafferma che i diritti dei lavoratori non si sospendono di notte!", dichiara il Nursing Up.
Una battaglia vinta, un precedente per tutti gli ospedali italiani (come ad esempio, da tempo i dipendenti della Asl Bt stanno rivendicando questo diritto, ancora oggi disatteso n.d.r.)
La sentenza riconosce che anche i lavoratori turnisti hanno diritto alla pausa prevista dalla legge e al pasto, che sia erogato in mensa o in forma sostitutiva. Un principio valido in ogni ospedale da Nord a Sud.
"Il diritto al recupero psicofisico non è un favore: è un obbligo di legge e una tutela per la sicurezza di pazienti e operatori sanitari", prosegue il sindacato.
Nursing Up: basta zone grigie, i diritti non fanno turni
"Nursing Up continuerà a difendere con forza tutti gli infermieri, ostetriche e professionisti sanitari ex legge 43/2006, troppo spesso dimenticati nei corridoi degli ospedali durante i turni più duri. Nessuno deve più scegliere tra il diritto alla salute e il dovere di assistere. Questa è la nostra missione: difendere chi cura. E non ci fermeremo qui.", conclude il Nursing Up.
Per anni questi professionisti hanno prestato servizio in orari notturni o in fasce escluse dal servizio mensa, spesso senza possibilità di pausa. In cambio, nessun pasto, nessun buono, solo silenzio e indifferenza. Il giudice ha messo la parola fine a questa ingiustizia: l'ospedale dovrà risarcire oltre 12mila euro agli infermieri, a titolo di danno patrimoniale.
"È una vittoria non solo economica, ma morale. Finalmente si riafferma che i diritti dei lavoratori non si sospendono di notte!", dichiara il Nursing Up.
Una battaglia vinta, un precedente per tutti gli ospedali italiani (come ad esempio, da tempo i dipendenti della Asl Bt stanno rivendicando questo diritto, ancora oggi disatteso n.d.r.)
La sentenza riconosce che anche i lavoratori turnisti hanno diritto alla pausa prevista dalla legge e al pasto, che sia erogato in mensa o in forma sostitutiva. Un principio valido in ogni ospedale da Nord a Sud.
"Il diritto al recupero psicofisico non è un favore: è un obbligo di legge e una tutela per la sicurezza di pazienti e operatori sanitari", prosegue il sindacato.
Nursing Up: basta zone grigie, i diritti non fanno turni
"Nursing Up continuerà a difendere con forza tutti gli infermieri, ostetriche e professionisti sanitari ex legge 43/2006, troppo spesso dimenticati nei corridoi degli ospedali durante i turni più duri. Nessuno deve più scegliere tra il diritto alla salute e il dovere di assistere. Questa è la nostra missione: difendere chi cura. E non ci fermeremo qui.", conclude il Nursing Up.