Religioni
Sacra Spina di Andria, una storia di fede e prodigi: nel 2016 l'ultimo evento miracoloso
Ieri sera l'annuncio del vescovo Mansi: la preziosa reliquia cambia colore. Dal 1633 il prodigio si è verificato ben quindici volte
Andria - sabato 11 aprile 2020
05.30
Era il 25 marzo 2016, giorno del Venerdì Santo in coincidenza con la solennità dell'Annunciazione, quando è avvenuto l'ultimo prodigio della Sacra Spina di Andria, tanto atteso e verificatosi davanti a migliaia di cittadini accorsi in Piazza Catuma e nella Chiesa Cattedrale per riunirsi in preghiera e assistere all'evento miracoloso. Quattro anni dopo, la reliquia della Corona di Gesù presenta una nuova variazione cromatica: lo ha annunciato nelle scorse ore il vescovo della diocesi di Andria, mons. Luigi Mansi, notando una colorazione diversa fin dall'inizio della Settimana Santa consistente in una colorazione più chiara, quasi biancastra, dell'intero corpo e una tonalità più scura nella punta. La conferma di queste variazioni, su invito di Sua Eccellenza, è giunta anche dal dott. Antonio Riezzo, ematologo e Presidente della commissione scientifica dello scorso prodigio nel 2016. La preziosa reliquia custodita nella Cattedrale di Andria aggiunge dunque un tassello ad una storia di prodigi, fede e devozione, caratterizzata dalla certezza che il Signore è sempre vicino al suo popolo e si manifesta in modi a noi impensabili.
La storia della Sacra Spina di Andria è un mistero affascinante, che la tradizione vuole essere uno dei frammenti lignei intrecciati sulla Corona che i soldati romani posero sul capo di Gesù durante la sua Passione. E' la storia di un lungo viaggio partito da Gerusalemme passando per Costantinopoli e la Parigi di Beatrice d'Angiò, contessa d'Andria, che donò la Spina alla città federiciana nel 1308 come ricompensa ai cittadini per la fedeltà dimostrata al sovrano di Sicilia, Carlo II d'Angio: da oltre 700 anni, dunque, la reliquia della Corona di Nostro Signore è conservata nella Cattedrale della nostra città. In sette secoli di storia, Andria ha conosciuto diversi prodigi della Sacra Spina a partire dal 25 marzo 1633, data di cui è noto il primo atto autentico (redatto dal notaio Alfonso Gurgo) del miracolo, avvenuto dinanzi all'allora vescovo Mons. Fra Felice Franceschini. Stando ai documenti e le testimonianze raccolti da Mons. Emanuele Merra nel libro "La Sacra Spina nel Duomo di Andria", il prodigio si è successivamente ripetuto ben quattordici volte: 1644, 1701, 1712, 1785, 1796, 1837, 1842, 1853, 1864, 1910, 1921, 1932.
E giungiamo agli anni di cui siamo testimoni diretti, il 2005 e il 2016. Nel primo prodigio del nuovo millennio, la Spina custodita nella preziosa teca di vetro subisce una trasformazione osservata da una commissione speciale di sacerdoti e laici, tra cui medici esperti che evidenziarono variazioni di colore, piccole granulazioni biancastre-lanuginose e il rilievo di una sporgenza rosso rubino sulla punta. Per espressa decisione della commissione, non sono state effettuate analisi invasive (come l'utilizzo del Carbonio C14) o prelievi come invece avvenuto per la Sacra Sindone e il Volto Santo di Manoppello: una scelta dettata dalla volontà di non compromettere l'integrità della reliquia custodita ad Andria e, su convinzione dell'allora vescovo mons. Raffaele Calabro, il successivo prodigio avrebbe dovuto essere osservato dagli occhi di ciascun fedele e non solo grazie a strumenti accessibili solo agli esperti. E così avvenne nel 2016, anno dell'ultimo evento miracoloso. Il 13 febbraio, alla presenza di tre vescovi tra cui mons. Raffaele Calabro, la commissione scientifica coordinata dall'ematologo Antonio Riezzo rimuove i sigilli della teca in vetro (poi ripristinati dopo la ricognizione) per rilevare con un esame visivo il consueto aspetto della Spina, "ligneo di color beige con la superficie finemente granulosa". E si giunge al 25 marzo: davanti a un autentico bagno di folla in Piazza Duomo e Piazza Catuma, la commissione scientifica annuncia in serata la presenza di un rigonfiamento bianco, a forma di gemma, sotto la scheggiatura apicale, e alla base della Spina rifiorisce il segno del prodigio avvenuto nel 2005.
Per il prodigio successivo dovranno trascorrere ben 141 anni dall'ultimo evento, quello del 2016: bisognerà attendere il 2157, infatti, quando il Venerdì Santo coinciderà nuovamente con la solennità dell'Annunciazione.
La storia della Sacra Spina di Andria è un mistero affascinante, che la tradizione vuole essere uno dei frammenti lignei intrecciati sulla Corona che i soldati romani posero sul capo di Gesù durante la sua Passione. E' la storia di un lungo viaggio partito da Gerusalemme passando per Costantinopoli e la Parigi di Beatrice d'Angiò, contessa d'Andria, che donò la Spina alla città federiciana nel 1308 come ricompensa ai cittadini per la fedeltà dimostrata al sovrano di Sicilia, Carlo II d'Angio: da oltre 700 anni, dunque, la reliquia della Corona di Nostro Signore è conservata nella Cattedrale della nostra città. In sette secoli di storia, Andria ha conosciuto diversi prodigi della Sacra Spina a partire dal 25 marzo 1633, data di cui è noto il primo atto autentico (redatto dal notaio Alfonso Gurgo) del miracolo, avvenuto dinanzi all'allora vescovo Mons. Fra Felice Franceschini. Stando ai documenti e le testimonianze raccolti da Mons. Emanuele Merra nel libro "La Sacra Spina nel Duomo di Andria", il prodigio si è successivamente ripetuto ben quattordici volte: 1644, 1701, 1712, 1785, 1796, 1837, 1842, 1853, 1864, 1910, 1921, 1932.
E giungiamo agli anni di cui siamo testimoni diretti, il 2005 e il 2016. Nel primo prodigio del nuovo millennio, la Spina custodita nella preziosa teca di vetro subisce una trasformazione osservata da una commissione speciale di sacerdoti e laici, tra cui medici esperti che evidenziarono variazioni di colore, piccole granulazioni biancastre-lanuginose e il rilievo di una sporgenza rosso rubino sulla punta. Per espressa decisione della commissione, non sono state effettuate analisi invasive (come l'utilizzo del Carbonio C14) o prelievi come invece avvenuto per la Sacra Sindone e il Volto Santo di Manoppello: una scelta dettata dalla volontà di non compromettere l'integrità della reliquia custodita ad Andria e, su convinzione dell'allora vescovo mons. Raffaele Calabro, il successivo prodigio avrebbe dovuto essere osservato dagli occhi di ciascun fedele e non solo grazie a strumenti accessibili solo agli esperti. E così avvenne nel 2016, anno dell'ultimo evento miracoloso. Il 13 febbraio, alla presenza di tre vescovi tra cui mons. Raffaele Calabro, la commissione scientifica coordinata dall'ematologo Antonio Riezzo rimuove i sigilli della teca in vetro (poi ripristinati dopo la ricognizione) per rilevare con un esame visivo il consueto aspetto della Spina, "ligneo di color beige con la superficie finemente granulosa". E si giunge al 25 marzo: davanti a un autentico bagno di folla in Piazza Duomo e Piazza Catuma, la commissione scientifica annuncia in serata la presenza di un rigonfiamento bianco, a forma di gemma, sotto la scheggiatura apicale, e alla base della Spina rifiorisce il segno del prodigio avvenuto nel 2005.
Per il prodigio successivo dovranno trascorrere ben 141 anni dall'ultimo evento, quello del 2016: bisognerà attendere il 2157, infatti, quando il Venerdì Santo coinciderà nuovamente con la solennità dell'Annunciazione.