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Ristoranti in crisi, il gestore Sabino Carbutti: “E’ un grande dispiacere vedere sgretolarsi tutto ciò che si è costruito”
L’Ambasciatore andriese di “Italia&Friends”, Antonio Pistillo lancia l’allarme sulla drammatica situazione dei ristoratori
Andria - venerdì 26 marzo 2021
Da oltre un anno, a causa dell'emergenza sanitaria, i ristoratori hanno abbassato le saracinesche e ritirati i tavoli dai marciapiedi, subendo un danno economico incalcolabile, con inevitabili ricadute anche sulle eccellenze agroalimentari del nostro territorio. Infatti i prodotti, con effetti diversi ma senza distinzioni, sono finiti nel "mirino" del Covid e quindi delle restrizioni anti-pandemia: dal vino all'olio, dalla burrata alla frutta e verdura, alimenti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. L'ennesimo allarme di una situazione sempre più difficile, lo ha lanciato l'Ambasciatore andriese dei Saperi e dei Sapori della Puglia per "Italia&Friends", Antonio Pistillo il quale, questa volta, ha voluto concedere spazio al settore ristorativo, passando la parola direttamente al gestore di un'attività ristorativa di Andria, Sabino Carbutti.
"E siamo arrivati alla frutta, già, anche il settore agricolo è bloccato, così come è ferma la ristorazione e per la Puglia, per il nostro Chilometro 0, per le migliaia di imprese casearie per cui il prodotto è più importante del guadagno, quest'ennesima chiusura, oltre a tutto quello che sta accadendo, porta un danno enorme, in particolare al livello d'immagine internazionale dei nostri prodotti locali", commenta Carbutti. "Al di là del caso di Cucromia, il mio ristorante, fermo da un po', sbarrato poco dopo che era stato aperto, ritengo che non si abbia piena coscienza, o addirittura nessuna, di tutto il lavoro che noi, come imprenditori o ristoratori, stiamo compiendo affinché i prodotti pugliesi, all'altezza delle ribalte, possano finalmente emergere. Di esempi ce ne sono tanti: basti pensare alla burrata di Andria, al nostro olio extra-vergine d'oliva, alla carota di Polignano, alla mandorla di Toritto, alla patata di Margherita, al carciofo di Trinitapoli… potrei continuare all'infinito. Alla vista potranno anche sembrare prodotti comuni, ma in un'epoca come questa, nella nostra epoca, dove ogni alimento contiene più veleni e sostanze tossiche di un pesticida, bè, sono come l'acqua nel deserto.
Noi, ristoratori e penso di parlare a nome di tutto il comparto, di tutti quelli che lavorano il chilometro 0, che quando tornano a casa sono soddisfatti perché sanno di aver fatto bene il proprio lavoro, di essere riusciti nel loro obiettivo, non vogliamo gli aiuti, tutti quelli aiuti che invano ci vengono promessi, noi vogliamo guardare avanti, al turismo, alla Puglia nel mondo, alla Puglia sul mercato internazionale… Le potenzialità ci sono, i requisiti ce li abbiamo, i ristoranti a norma pure… e allora che cosa ci manca? Vedere un turista gustare soddisfatto un buon primo con le nostre cozze o aver bevuto un calice di Nero di Troia è qualcosa che per noi non ha prezzo, così come la consapevolezza che due anni fa la Puglia stava finalmente sviluppandosi in quel senso. Noi portiamo la nostra terra, ricca di bellezze, sapori, aromi, in tavola.
Ma ora, vedere i nostri prodotti andare al macero, perché non si possono vendere, perché la ristorazione è chiusa, è un grande dispiacere: vedere sgretolarsi tutto ciò che si è costruito, con non poca fatica, insieme al turismo che abbiamo fatto di tutto per promuovere, bè, non si può stare a guardarlo solamente. Il Covid c'è, è una realtà, un fatto, c'è da un anno e mezzo, e chissà per quanto tempo ancora ci sarà, tuttavia così come non possiamo vivere per sempre la nostra vita in questa deprimente condizione di stand-by, non possiamo tenere chiuse per sempre le porte dei nostri locali, dei nostri ristoranti, dei nostri bar, delle imprese per cui abbiamo lavorato, imprese nate da poco così come imprese gestite dai nostri nonni e dai nostri genitori. Oggi, leggo due notizie importanti: la prima, ore 16 e 47, Ryanair sblocca i voli per la Puglia; la seconda, un collega ristoratore smuove tutti noi per aiutare un altro collega che ha tentato il suicidio.
Il mio pensiero è questo: se tutti noi ripensassimo a questo difficile periodo, osservandolo con spirito critico e cercandovi i possibili errori, o più semplicemente dando il nostro contributo per la sanità, forse i nostri bilanci avrebbero un deficit immediato, un deficit che anche se potrebbe sembrare l'ennesima batosta, non sarà nient'altro che un investimento indispensabile per il futuro delle nostre imprese, non solo a livello locale, ma in tutto il mondo.
Poi rivolgendosi all'endorsement di Italia&Friends, Carbutti conclude: "Anche dalle esperienze più brutte nasce qualcosa di buono, facciamo in modo che questa non sia da meno e come te mio caro Antonio con "Sapori e saperi" trasformiamola nel trampolino di lancio per le nostre attività.
Al di là del Covid, ci sarebbe tanto da fare: consorzi, collaborazioni, promozione del territorio, degustazioni, pubblicità, cooperazioni tra turismo e gastronomia… La strada è ancora lunga, però credo che le basi ci siano e che insieme ad un po' di buona volontà e ad un po' di buone idee, siano tali da farci ripartire, anche più forti di prima… Sapete come si dice "Ciò che non uccide, rende più forti" perciò dateci le misure, le precauzioni da prendere, faremo tutto il necessario purché ci sia data la possibilità di continuare a lottare per questo piccolo pezzo d'Italia".
"E siamo arrivati alla frutta, già, anche il settore agricolo è bloccato, così come è ferma la ristorazione e per la Puglia, per il nostro Chilometro 0, per le migliaia di imprese casearie per cui il prodotto è più importante del guadagno, quest'ennesima chiusura, oltre a tutto quello che sta accadendo, porta un danno enorme, in particolare al livello d'immagine internazionale dei nostri prodotti locali", commenta Carbutti. "Al di là del caso di Cucromia, il mio ristorante, fermo da un po', sbarrato poco dopo che era stato aperto, ritengo che non si abbia piena coscienza, o addirittura nessuna, di tutto il lavoro che noi, come imprenditori o ristoratori, stiamo compiendo affinché i prodotti pugliesi, all'altezza delle ribalte, possano finalmente emergere. Di esempi ce ne sono tanti: basti pensare alla burrata di Andria, al nostro olio extra-vergine d'oliva, alla carota di Polignano, alla mandorla di Toritto, alla patata di Margherita, al carciofo di Trinitapoli… potrei continuare all'infinito. Alla vista potranno anche sembrare prodotti comuni, ma in un'epoca come questa, nella nostra epoca, dove ogni alimento contiene più veleni e sostanze tossiche di un pesticida, bè, sono come l'acqua nel deserto.
Noi, ristoratori e penso di parlare a nome di tutto il comparto, di tutti quelli che lavorano il chilometro 0, che quando tornano a casa sono soddisfatti perché sanno di aver fatto bene il proprio lavoro, di essere riusciti nel loro obiettivo, non vogliamo gli aiuti, tutti quelli aiuti che invano ci vengono promessi, noi vogliamo guardare avanti, al turismo, alla Puglia nel mondo, alla Puglia sul mercato internazionale… Le potenzialità ci sono, i requisiti ce li abbiamo, i ristoranti a norma pure… e allora che cosa ci manca? Vedere un turista gustare soddisfatto un buon primo con le nostre cozze o aver bevuto un calice di Nero di Troia è qualcosa che per noi non ha prezzo, così come la consapevolezza che due anni fa la Puglia stava finalmente sviluppandosi in quel senso. Noi portiamo la nostra terra, ricca di bellezze, sapori, aromi, in tavola.
Ma ora, vedere i nostri prodotti andare al macero, perché non si possono vendere, perché la ristorazione è chiusa, è un grande dispiacere: vedere sgretolarsi tutto ciò che si è costruito, con non poca fatica, insieme al turismo che abbiamo fatto di tutto per promuovere, bè, non si può stare a guardarlo solamente. Il Covid c'è, è una realtà, un fatto, c'è da un anno e mezzo, e chissà per quanto tempo ancora ci sarà, tuttavia così come non possiamo vivere per sempre la nostra vita in questa deprimente condizione di stand-by, non possiamo tenere chiuse per sempre le porte dei nostri locali, dei nostri ristoranti, dei nostri bar, delle imprese per cui abbiamo lavorato, imprese nate da poco così come imprese gestite dai nostri nonni e dai nostri genitori. Oggi, leggo due notizie importanti: la prima, ore 16 e 47, Ryanair sblocca i voli per la Puglia; la seconda, un collega ristoratore smuove tutti noi per aiutare un altro collega che ha tentato il suicidio.
Il mio pensiero è questo: se tutti noi ripensassimo a questo difficile periodo, osservandolo con spirito critico e cercandovi i possibili errori, o più semplicemente dando il nostro contributo per la sanità, forse i nostri bilanci avrebbero un deficit immediato, un deficit che anche se potrebbe sembrare l'ennesima batosta, non sarà nient'altro che un investimento indispensabile per il futuro delle nostre imprese, non solo a livello locale, ma in tutto il mondo.
Poi rivolgendosi all'endorsement di Italia&Friends, Carbutti conclude: "Anche dalle esperienze più brutte nasce qualcosa di buono, facciamo in modo che questa non sia da meno e come te mio caro Antonio con "Sapori e saperi" trasformiamola nel trampolino di lancio per le nostre attività.
Al di là del Covid, ci sarebbe tanto da fare: consorzi, collaborazioni, promozione del territorio, degustazioni, pubblicità, cooperazioni tra turismo e gastronomia… La strada è ancora lunga, però credo che le basi ci siano e che insieme ad un po' di buona volontà e ad un po' di buone idee, siano tali da farci ripartire, anche più forti di prima… Sapete come si dice "Ciò che non uccide, rende più forti" perciò dateci le misure, le precauzioni da prendere, faremo tutto il necessario purché ci sia data la possibilità di continuare a lottare per questo piccolo pezzo d'Italia".