Commento
Restauro di Palazzo Ducale Carafa, occasione di sviluppo per Andria
Una proposta per i candidati sindaco dal medico di famiglia e storico locale Antonio Di Gioia
Andria - mercoledì 2 settembre 2020
5.57
«In questi giorni di campagna elettorale i candidati Sindaco parlano spesso di sviluppo del Centro storico o almeno tentano di farlo, con idee e programmi non sempre chiari. Oggi vorrei parlare di un tema specifico, poco discusso ma di fondamentale importanza per lo sviluppo della città: il restauro del Palazzo Ducale».
A prendere la parola è il medico di famiglia e studioso locale, il dottor Antonio Di Gioia che affronta un problema molto delicato e strategico.
«Non sappiamo quando e con quali risorse sarà restaurato, ma la sua riqualificazione è un elemento imprescindibile per il rilancio del Centro Antico e dell'immagine della città e questo sarà uno dei punti programmatici su cui dovrà impegnarsi il futuro sindaco, quale che sia. Non si può più aspettare: è evidente che se non si muove il futuro intero consiglio comunale nel cercare e ottenere fondi europei, regionali e nazionali, nessuno lo farà per noi.
Per non rimanere sul generico vorrei andare subito al nocciolo della questione con un breve preambolo storico - architettonico. Si tratta di un palazzo di stile tardo rinascimentale costruito dai Carafa tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, sulle fondamenta del palazzo quattrocentesco Del Balzo e del preesistente, più antico Castello Medievale di Andria. E' l'immobile civile più significativo di Andria, come per le altre città lo sono i castelli o i palazzi baronali, che la "Storia", ha lasciato ai cittadini contemporanei.
Nella seconda metà dell'Ottocento il palazzo era ancora integro nelle sue forme originali ed indiviso: un grande cortile centrale, un ampio salone di 14 (quattordici) metri di altezza, cosiddetto a doppia altezza, con una superficie di calpestio di circa 280 (duecentottanta) metri quadri; un ampio loggiato si affacciava inoltre su piazza Catuma.
Quando nella seconda metà dell'Ottocento il palazzo fu acquistato dai fratelli Onofrio e Sebastiano Spagnoletti, esso fu diviso in due parti e ciascuno dei fratelli adeguò la propria parte di immobile con modifiche architettoniche importanti.
Ci occuperemo, brevemente solo di quella parte che attualmente è di proprietà del Comune di Andria, se vogliamo la parte più rappresentativa, in quanto comprende l'ingresso principale del palazzo conservato nelle sue fattezze originali e il grande salone rinascimentale, quest'ultimo pesantemente rimaneggiato ed adeguato alle necessità di una famiglia borghese dell'Ottocento. Sommariamente, la superficie unica del salone fu suddivisa in tre ambienti di ampiezza non superiore a 100 metri e la doppia altezza del salone fu sfruttata per creare un secondo piano.
Prendiamo ora in considerazione le possibili ipotesi di restauro del palazzo: sono essenzialmente due.
Una prima ipotesi , ventilata circa quindici anni fa, prevedeva la semplice manutenzione straordinaria dell'esistente senza modifiche di rilievo: diciamo subito e con molta chiarezza che questo tipo di restauro non servirebbe un gran ché alla città. I saloncini ottocenteschi, ciascuno dei quali non supera i cento metri quadrati di superficie,per le loro ridotte dimensioni non sarebbero in grado di ospitare manifestazioni pubbliche importanti e ne abbiamo avuta già dimostrazione in passato.
La seconda ipotesi, che da molti anni sostengo, è che occorre ripristinare il salone rinascimentale a doppia altezza, che è la vera "anima", la vera "cifra" del palazzo.
Rispetto alla valenza storico – artistico – architettonica del palazzo, le modifiche ottocentesche sono da considerarsi a tutti gli effetti delle "superfetazioni", che hanno sminuito quelle che erano le funzioni di rappresentanza dell'immobile.
Se queste argomentazioni possono sembrare, ma non lo sono, una raffinatezza per una elite di intellettuali o di appassionati, vi è un altro motivo a sostegno di questa tesi, ben più pratico ed è il seguente.
Disporre di un salone di quasi trecento metri in un immobile di pregio storico significa potervi organizzare convegni nazionali o regionali di molte categorie professionali o del mondo produttivo. Attualmente i congressi di livello nazionale o regionale per medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, ecc … o importanti eventi del settore agro-alimentare organizzati dagli andriesi si svolgono immancabilmente nei castelli di Trani e di Barletta, per mancanza di idonea logistica andriese. Poter svolgere congressi di questo tipo in un contenitore prestigioso andriese significa sviluppare l'indotto della recezione turistica, si pensi ai numerosi bed end breakfast, ormai diffusi in città e nel territorio limitrofo, al settore della ristorazione ed a qualsiasi settore commerciali che ne riceverebbero beneficio economico.
Si aggiunga che questo ripristino del salone a doppia altezza non dovrebbe presentare difficoltà tecniche di particolare rilievo, atteso che i muri perimetrali dell'originario salone sono tutt'ora esistenti e che il suo soffitto era di legno e come tale sicuramente ripristinabile con le moderne tecnologie del legno, ormai ben consolidate.
In definitiva restauro del palazzo ducale con ripristino del salone rinascimentale a doppia altezza come ripristino della valenza storico-artistica ed architettonica del palazzo, come riappropriazione della sua funzione di rappresentanza civile della città e, non da ultimo, come concreta occasione di sviluppo economico di questa nostra città.
Perche parlarne ora: è opportuno che si inizi a discuterne tra coloro che sono candidati a guidare il futuro della città, ma anche tra i cittadini, affinché tutti prendano coscienza del significato civile di questo palazzo e delle sue potenzialità di in termini di bellezza e di volano di sviluppo economico», conclude la sua nota il dottor Antonio Di Gioia.
A prendere la parola è il medico di famiglia e studioso locale, il dottor Antonio Di Gioia che affronta un problema molto delicato e strategico.
«Non sappiamo quando e con quali risorse sarà restaurato, ma la sua riqualificazione è un elemento imprescindibile per il rilancio del Centro Antico e dell'immagine della città e questo sarà uno dei punti programmatici su cui dovrà impegnarsi il futuro sindaco, quale che sia. Non si può più aspettare: è evidente che se non si muove il futuro intero consiglio comunale nel cercare e ottenere fondi europei, regionali e nazionali, nessuno lo farà per noi.
Per non rimanere sul generico vorrei andare subito al nocciolo della questione con un breve preambolo storico - architettonico. Si tratta di un palazzo di stile tardo rinascimentale costruito dai Carafa tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, sulle fondamenta del palazzo quattrocentesco Del Balzo e del preesistente, più antico Castello Medievale di Andria. E' l'immobile civile più significativo di Andria, come per le altre città lo sono i castelli o i palazzi baronali, che la "Storia", ha lasciato ai cittadini contemporanei.
Nella seconda metà dell'Ottocento il palazzo era ancora integro nelle sue forme originali ed indiviso: un grande cortile centrale, un ampio salone di 14 (quattordici) metri di altezza, cosiddetto a doppia altezza, con una superficie di calpestio di circa 280 (duecentottanta) metri quadri; un ampio loggiato si affacciava inoltre su piazza Catuma.
Quando nella seconda metà dell'Ottocento il palazzo fu acquistato dai fratelli Onofrio e Sebastiano Spagnoletti, esso fu diviso in due parti e ciascuno dei fratelli adeguò la propria parte di immobile con modifiche architettoniche importanti.
Ci occuperemo, brevemente solo di quella parte che attualmente è di proprietà del Comune di Andria, se vogliamo la parte più rappresentativa, in quanto comprende l'ingresso principale del palazzo conservato nelle sue fattezze originali e il grande salone rinascimentale, quest'ultimo pesantemente rimaneggiato ed adeguato alle necessità di una famiglia borghese dell'Ottocento. Sommariamente, la superficie unica del salone fu suddivisa in tre ambienti di ampiezza non superiore a 100 metri e la doppia altezza del salone fu sfruttata per creare un secondo piano.
Prendiamo ora in considerazione le possibili ipotesi di restauro del palazzo: sono essenzialmente due.
Una prima ipotesi , ventilata circa quindici anni fa, prevedeva la semplice manutenzione straordinaria dell'esistente senza modifiche di rilievo: diciamo subito e con molta chiarezza che questo tipo di restauro non servirebbe un gran ché alla città. I saloncini ottocenteschi, ciascuno dei quali non supera i cento metri quadrati di superficie,per le loro ridotte dimensioni non sarebbero in grado di ospitare manifestazioni pubbliche importanti e ne abbiamo avuta già dimostrazione in passato.
La seconda ipotesi, che da molti anni sostengo, è che occorre ripristinare il salone rinascimentale a doppia altezza, che è la vera "anima", la vera "cifra" del palazzo.
Rispetto alla valenza storico – artistico – architettonica del palazzo, le modifiche ottocentesche sono da considerarsi a tutti gli effetti delle "superfetazioni", che hanno sminuito quelle che erano le funzioni di rappresentanza dell'immobile.
Se queste argomentazioni possono sembrare, ma non lo sono, una raffinatezza per una elite di intellettuali o di appassionati, vi è un altro motivo a sostegno di questa tesi, ben più pratico ed è il seguente.
Disporre di un salone di quasi trecento metri in un immobile di pregio storico significa potervi organizzare convegni nazionali o regionali di molte categorie professionali o del mondo produttivo. Attualmente i congressi di livello nazionale o regionale per medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, ecc … o importanti eventi del settore agro-alimentare organizzati dagli andriesi si svolgono immancabilmente nei castelli di Trani e di Barletta, per mancanza di idonea logistica andriese. Poter svolgere congressi di questo tipo in un contenitore prestigioso andriese significa sviluppare l'indotto della recezione turistica, si pensi ai numerosi bed end breakfast, ormai diffusi in città e nel territorio limitrofo, al settore della ristorazione ed a qualsiasi settore commerciali che ne riceverebbero beneficio economico.
Si aggiunga che questo ripristino del salone a doppia altezza non dovrebbe presentare difficoltà tecniche di particolare rilievo, atteso che i muri perimetrali dell'originario salone sono tutt'ora esistenti e che il suo soffitto era di legno e come tale sicuramente ripristinabile con le moderne tecnologie del legno, ormai ben consolidate.
In definitiva restauro del palazzo ducale con ripristino del salone rinascimentale a doppia altezza come ripristino della valenza storico-artistica ed architettonica del palazzo, come riappropriazione della sua funzione di rappresentanza civile della città e, non da ultimo, come concreta occasione di sviluppo economico di questa nostra città.
Perche parlarne ora: è opportuno che si inizi a discuterne tra coloro che sono candidati a guidare il futuro della città, ma anche tra i cittadini, affinché tutti prendano coscienza del significato civile di questo palazzo e delle sue potenzialità di in termini di bellezza e di volano di sviluppo economico», conclude la sua nota il dottor Antonio Di Gioia.