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Vita di città

Randagismo ad Andria: resta un problema insoluto

Dopo l'episodio del minore in fuga da un randagio a Castel del Monte e caduto rovinosamente ancora un appello a contenere questo fenomeno

Il fenomeno del randagismo resta per Andria un problema insoluto. Non che si possa debellarlo ma almeno contenerlo. Dopo il drammatico evento accaduto ieri 1° maggio ad un minore, miracolosamente rimasto illeso dopo essere caduto da una siepe di tre metri a Castel del Monte perché rincorso da un randagio, pubblichiamo l'ultimo degli appelli che giungono in redazione e rivolti a Comune ed in primis la Asl, che a quanto sembra, a causa del canile non perfettamente in regola con tutti i requisiti previsti, non starebbe più collaborando con il Comune nel ricovero di questi animali. Speriamo di essere smentiti ma è quanto meno necessario arrivare al più presto ad una risoluzione di questa complessa vicenda.

"Centro storico di Andria, ore 20:30 circa. Passeggio con la mia cagnetta (3,5 kg di pseudocane dico a volte), adottata da un canile, e col mio compagno per andare verso l'Officina San Domenico. Mentre stiamo camminando in una stradina, davanti a noi un grosso similpastore tedesco, attratto dalla cagnetta, inizia a venirci dietro. Memore della storia del cucciolo sbranato pochi mesi prima, prendiamo Zoe (la cagnetta) in braccio e cambiamo strada. Per fortuna il "cagnolone" desiste e non ci segue più.
ore 9:30 di mattina del giorno dopo: giardino della scuola (una delle scuole su via Nicolò Paganini). Parcheggio e vado dal retro per entrare dall'auditorium dell'Istituto…mentre sto camminando, a qualche metro vedo tre cani di grande taglia entrare ed uscire da un buco fatto nella rete. Spaventata avverto il bidello. Per fortuna i cani, dopo aver fatto un tour nel giardino, vengono attratti forse da del cibo, che spesso viene lasciato nella stradina adiacente all'Istituto Lotti, e si allontanano.
1° Maggio, ore 18:05. Apro facebook e la prima notizia che leggo è "ragazzino in visita presso il Castel del Monte con la famiglia cade da un muretto di 3 metri per sfuggire ad un cane che lo rincorreva". La rabbia sale, e inizio a ricordare della mia amica, insegnante dell'I.C. Cafaro, che mi ha raccontato di un suo alunno: il ragazzino, il 12 Aprile, alle 8:00 aspettava davanti a scuola che suonasse la campanella. Un cane di grossa taglia (presumibilmente uno dei tre che si aggirano nella zona, poiché questo Istituto si trova vicino alla zona scuole di Via Paganini) lo butta per terra prendendolo alle spalle. Il ragazzino non fa in tempo neanche a mettere le mani davanti: sangue dal naso, escoriazioni e tanto tanto spavento. Il cane per fortuna dopo averlo buttato per terra viene allontanato da alcune persone.
Ricordo, poi, della donna sbranata, qualche settimana prima alla gamba e di quello che mi ha detto una mia collega la cui sorella lavora in ospedale: la donna stava per perdere la gamba. Ricordo una delle prime volte che sono uscita con Zoe vicino alla casa in cui mi sono trasferita da qualche mese. Primo pomeriggio: Zoe inizia a piangere: mi giro e vedo che un grosso cane bianco ci segue. La prendo in braccio; lei inizia a tremare e a ringhiare. Chiamo le forze dell'ordine e chiedo con chi devo parlare, a chi devo rivolgermi per denunciare la situazione, ma mi rispondono "Signora, sono cani di quartiere, non fanno nulla! Sono microcippati e vivono con ciò che gli danno le persone delle case in cui si aggirano".
Non sto dicendo di fare fuori i cani randagi in qualche maniera, né scrivo per avversione verso gli animali avendo un cane adottato da un canile e avendone avuto uno in precedenza adottato, figlio di una cucciolata di gente di campagna che non sterilizzando i cani, fa sfornare cuccioli inutili che poi regala a destra e a manca o peggio butta da qualche parte. Sto denunciando una situazione che, prima di mese in mese, ora di giorno in giorno si fa sempre più grave. Sto denunciando una situazione in cui c'è una mancata efficace campagna di sterilizzazione; una situazione in cui io ho paura ad uscire con la cagnetta, a volte e in determinate zone e orari, ma anche da sola ed attualmente temo anche ad uscire dall'Istituto in cui lavoro perché ho timore di essere aggredita da qualche randagio. Temo per me, per i miei cari, per i miei alunni e anche per quelli che non conosco. In questa situazione inoltre si alimenta anche l'odio di una parte di popolazione verso i cani: qualcuno, esasperato, potrebbe ricorrere a gesti estremi, sopprimendo magari qualche cagnetto al guinzaglio che è li per fare i bisogni (come già accaduto purtroppo).
Spero che l'amministrazione o chi di dovere si renda conto che adesso le parole non bastano: bisogna dare maggiore sostegno al canile e ai volontari che si occupano dei randagi, altrimenti non ci resta, a questo punto, che consegnare ai branchi di randagi le chiavi della città, perché già in qualche quartiere i cani hanno guadagnato svariati avamposti".
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