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Eventi e cultura

Pupo in visita alla Casa Cirocondariale di Trani per un concerto-testimonianza

Il noto cantautore consegnerà ad Andria un nuovo pulmino per ragazzi disabili

Martedì 24 novembre 2015, dalle ore 9.30, il cantautore Pupo sarà presente all'interno della Casa Circondariale di Trani per un concerto-testimonianza ai detenuti. Il cantautore nello stesso pomeriggio, dopo aver fatto visita ai detenuti, verso le 17.30, presenzierà nell'Oratorio Sant'Annibale Maria Di Francia alla cerimonia di consegna del nuovo pulmino destinato ai ragazzi diversamente abili, frutto della generosità di alcuni imprenditori e del ricavato della "Partita della Solidarietà", svoltasi il 20 giugno scorso ad Andria, e alla quale lo stesso Pupo aveva preso parte.

«All'evento ci prepariamo con un senso di grande responsabilità - affermano don Riccardo Agresti e don Vincenzo Giannelli -, portiamo un artista, di grande spessore nazionale, con un vissuto molto forte, in un luogo e in un contesto particolare quale la casa circondariale di Trani ove ci sono dei nostri fratelli che vivono l'attesa della libertà piena, dopo che avranno estinto la loro pena». I due sacerdoti sono co-fondatori del progetto "Senza sbarre", nato nel 2007: «È da allora che andiamo in carcere, siamo volontari per la Legge, andiamo nel nome e per la chiesa di Andria. Solitamente siamo a far visita ai detenuti ogni giovedì, ma, se ci sono altre esigenze, o c'è bisogno di celebrare la Santa Messa, non ci risparmiamo».

Questa giornata ricreativa vedrà il cantante esibirsi in un mini-concerto per i detenuti definitivi e un altro per quelli in attesa di giudizio. È bene sottolineare una differenza sostanziale e legale tra i due gruppi: infatti telecamere e giornalisti potranno partecipare esclusivamente all'esibizione tra i detenuti cosiddetti "definitivi".

«In realtà non ci sono servizi tali da permettere ai detenuti, una volta usciti dalla casa circondariale, di potersi reintegrare socialmente e "dignitosamente" nella comunità - affermano i due sacerdoti - noi vogliamo creare un ponte tra carcere e mondo esterno o comunità parrocchiali. Insistiamo sul fatto che, oltre ad essere uno strumento complementare all'interno della vita carceraria, la pena possa essere benissimo espiata attraverso servizi socialmente utili alla comunità e alla collettività, così come anche quello che noi vorremmo proporre: il Progetto Senza Sbarre. Non più sbarre e celle in cui l'ozio prevale sulla possibilità di servizio e lavoro: noi vogliamo offrire questa occasione perché i detenuti abbiano i mezzi per potersi riscattare nella società. Questo lo possiamo fare solo attraverso istituzioni forti quali il Comune, la Parrocchia o altri enti. Per l'attuazione del progetto "Senza Sbarre", tante sono le idee e i piani di lavoro che pian piano stanno prendendo forma. Per fortuna, dopo 10 anni di lavoro instancabile, stiamo riuscendo a far capire alle persone che uscire dai propri contesti è fondamentale: bisogna accogliere quelle pecorelle smarrite che sono uscite dal proprio percorso. Le comunità parrocchiali devono far rete, cercando di accogliere tutti, bisogna capire che favorire l'integrazione dei soggetti deboli è doveroso».
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