Eventi e cultura
Può un albero condizionare un uomo e farlo riflettere?
Nicola Conversano presenta L'Albero. Venerdì 26 aprile alle ore 20:30, all'interno della Fiera d'Aprile
Andria - mercoledì 24 aprile 2013
12.46
In occasione della 576^ edizione della Fiera d'Aprile di Andria, Sole 2012 e InThePending mettono in scena un appuntamento teatrale che ci rimanda alle antiche tradizioni ed antiche radici: L'Albero di e con Nicola Conversano, venerdì 26 aprile 2013 ore 20.30 in via R.O. Spagnoletti.
Un contadino ha saputo che un albero è stato preso dalla campagna e spostato nel centro di una piazza di città. Un albero di ulivo di duecento anni, spiantato e ripiantato tra le macchine. Quest'uomo ha bisogno di andare a parlarci con quest'albero, perché, com'è ovvio, l'albero non ha retto a quel passaggio, ed è diventato secco. Partendo da questo episodio, che sembra piccolo agli occhi dei disattenti, l'uomo in scena conclude che di questo scempio, di questa bruttura non vuole saperne più niente. Si decide a partire. In autostop: lasciare tutto e andar via. Come hanno fatto tutti. Come continuano a fare. Non essendo lui né diverso né migliore degli altri. Ma di partire, non se ne parlerà. Saranno gli avvenimenti ad impedirgli di riuscirci.
Non partendo, l'attore/contadino è costretto a tornare in campagna. Ed è questo il viaggio che compie. Un viaggio in mezzo ai saperi che si dimenticano, alle necessità della vita in agricoltura che sono sempre le stesse, pur cambiando i tempi e le macchine prendendo il posto delle braccia, un viaggio di consapevolezza nel mestiere che, sostituito da lampadine che in troppe si vogliono accendere, sta lasciando nella campagna solo il ricordo di una sapienza, la memoria di una appartenenza. Non riuscirà a partire. Fino a quando…
Tutti gli interessati sono invitati.
Un contadino ha saputo che un albero è stato preso dalla campagna e spostato nel centro di una piazza di città. Un albero di ulivo di duecento anni, spiantato e ripiantato tra le macchine. Quest'uomo ha bisogno di andare a parlarci con quest'albero, perché, com'è ovvio, l'albero non ha retto a quel passaggio, ed è diventato secco. Partendo da questo episodio, che sembra piccolo agli occhi dei disattenti, l'uomo in scena conclude che di questo scempio, di questa bruttura non vuole saperne più niente. Si decide a partire. In autostop: lasciare tutto e andar via. Come hanno fatto tutti. Come continuano a fare. Non essendo lui né diverso né migliore degli altri. Ma di partire, non se ne parlerà. Saranno gli avvenimenti ad impedirgli di riuscirci.
Non partendo, l'attore/contadino è costretto a tornare in campagna. Ed è questo il viaggio che compie. Un viaggio in mezzo ai saperi che si dimenticano, alle necessità della vita in agricoltura che sono sempre le stesse, pur cambiando i tempi e le macchine prendendo il posto delle braccia, un viaggio di consapevolezza nel mestiere che, sostituito da lampadine che in troppe si vogliono accendere, sta lasciando nella campagna solo il ricordo di una sapienza, la memoria di una appartenenza. Non riuscirà a partire. Fino a quando…
Tutti gli interessati sono invitati.