Territorio
Provinciale Trani-Andria, mancano 2 milioni per costruire il ponte
Necessario per consentire l'inversione di marcia. La denuncia di Unibat
Andria - sabato 3 dicembre 2016
«Le complanari troppo strette che impediscono ai mezzi pesanti il normale accesso alle aziende e la mancata realizzazione del ponte o della rotatoria per l'inversione di marcia: i due grandi problemi che inspiegabilmente sono stati trascurati in un progetto da 25 milioni di euro che evidentemente ha distratto un po' tutti». La vicenda è quella della nuova strada provinciale 1 Trani-Andria e a denunciarla è Unimpresa Bat.
Secondo l'associazione di categoria si tratta di «un progetto che è partito in un certo modo ,ma che è terminato in un altro, in un'indifferenza generalizzata e difficilmente giustificabile. Non parliamo dunque solo della classe politica e dirigente. Un'opera che avrebbe dovuto essere sinonimo di progresso e di efficienza che si è trasformata in un incubo, che sta disincentivando gli investimenti in quell'area produttiva con ripercussioni anche economiche per le aziende in attività che stanno dichiarando pubblicamente di aver perso commesse e clientela. Di fronte a tutto questo sfacelo - prosegue Unibat - la domanda semplice e schietta è una sola: "ma tutto questo nasce oggi? Perché? Quei fondi per la realizzazione delle opere funzionali che oggi mancano c'erano? Perché si dice solo oggi, pur sapendo che quel ponte non sarebbe stato realizzato, che c'è bisogno di ulteriori due milioni di euro? Quel ponte, nel progetto originario c'era!».
«Ad Andria - aggiunge - si suol dire: "p' cìngh lèir d' ptrsùiu arùnàmm là m'nèstr" (per non spendere cinque lire per acquistare un po' di prezzemolo abbiamo rovinato l'intera minestra). Chiedere alla Regione di intervenire è lecito ma con quali tempi? Con quali risposte in tempi brevi? Con che tempi di eventuale realizzazione? Già, i tempi. Sempre il solito problema cioè i tempi della burocrazia e della politica distanti anni luce da quelli degli imprenditori e del mondo produttivo».
La denuncia di Unibat è senza appello. O quasi. «Realizzare opere pubbliche fuori contesto, senza guardare alle reali ed attuali necessità delle aziende, con progetti risalenti ad un'altra "era" è solo - dicono dall'associazione - uno spreco di denaro e nel pubblico questo avviene quasi ogni volta. Basta guardarsi attorno. Siamo certi che tutto il territorio, con i suoi numerosissimi rappresentanti istituzionali e politici si mobiliterà per trovare i due milioni di euro che servono e soprattutto lo faranno prima delle prossime, imminenti elezioni politiche. Di questo siamo certi, come è certo che domattina sarà una giornata caldissima, di piena estate con le spiagge piene e gli ombrelloni aperti».
L'associazione di categoria propone però una soluzione. «Nel frattempo la soluzione più semplice e più economica viene ancora e di nuovo "scartata" per motivazioni di carattere "tecnico" - si spiega - in quanto l'Andria-Trani verrebbe classificata essere strada a scorrimento veloce. E se invece la classificassimo come strada "poco veloce", almeno temporaneamente, non risolveremmo, temporaneamente, il problema in attesa del ponte? Per quanto riguarda le complanari troppo strette, che impedirebbero le manovre di mezzi pesanti, tir e bilici, è meglio non parlane visto che vengono lasciati ampi spazi altrimenti utilizzabili per le carreggiate ma che saranno destinati a ricettacolo di rifiuti e di erbacce, con tanto asfalto "risparmiato" ma con tanti pericoli in più. Anche su questo è meglio stenderci un velo pietosissimo - conclude - perché ci sarebbe veramente da scrivere un saggio sulla saggezza perduta».
Secondo l'associazione di categoria si tratta di «un progetto che è partito in un certo modo ,ma che è terminato in un altro, in un'indifferenza generalizzata e difficilmente giustificabile. Non parliamo dunque solo della classe politica e dirigente. Un'opera che avrebbe dovuto essere sinonimo di progresso e di efficienza che si è trasformata in un incubo, che sta disincentivando gli investimenti in quell'area produttiva con ripercussioni anche economiche per le aziende in attività che stanno dichiarando pubblicamente di aver perso commesse e clientela. Di fronte a tutto questo sfacelo - prosegue Unibat - la domanda semplice e schietta è una sola: "ma tutto questo nasce oggi? Perché? Quei fondi per la realizzazione delle opere funzionali che oggi mancano c'erano? Perché si dice solo oggi, pur sapendo che quel ponte non sarebbe stato realizzato, che c'è bisogno di ulteriori due milioni di euro? Quel ponte, nel progetto originario c'era!».
«Ad Andria - aggiunge - si suol dire: "p' cìngh lèir d' ptrsùiu arùnàmm là m'nèstr" (per non spendere cinque lire per acquistare un po' di prezzemolo abbiamo rovinato l'intera minestra). Chiedere alla Regione di intervenire è lecito ma con quali tempi? Con quali risposte in tempi brevi? Con che tempi di eventuale realizzazione? Già, i tempi. Sempre il solito problema cioè i tempi della burocrazia e della politica distanti anni luce da quelli degli imprenditori e del mondo produttivo».
La denuncia di Unibat è senza appello. O quasi. «Realizzare opere pubbliche fuori contesto, senza guardare alle reali ed attuali necessità delle aziende, con progetti risalenti ad un'altra "era" è solo - dicono dall'associazione - uno spreco di denaro e nel pubblico questo avviene quasi ogni volta. Basta guardarsi attorno. Siamo certi che tutto il territorio, con i suoi numerosissimi rappresentanti istituzionali e politici si mobiliterà per trovare i due milioni di euro che servono e soprattutto lo faranno prima delle prossime, imminenti elezioni politiche. Di questo siamo certi, come è certo che domattina sarà una giornata caldissima, di piena estate con le spiagge piene e gli ombrelloni aperti».
L'associazione di categoria propone però una soluzione. «Nel frattempo la soluzione più semplice e più economica viene ancora e di nuovo "scartata" per motivazioni di carattere "tecnico" - si spiega - in quanto l'Andria-Trani verrebbe classificata essere strada a scorrimento veloce. E se invece la classificassimo come strada "poco veloce", almeno temporaneamente, non risolveremmo, temporaneamente, il problema in attesa del ponte? Per quanto riguarda le complanari troppo strette, che impedirebbero le manovre di mezzi pesanti, tir e bilici, è meglio non parlane visto che vengono lasciati ampi spazi altrimenti utilizzabili per le carreggiate ma che saranno destinati a ricettacolo di rifiuti e di erbacce, con tanto asfalto "risparmiato" ma con tanti pericoli in più. Anche su questo è meglio stenderci un velo pietosissimo - conclude - perché ci sarebbe veramente da scrivere un saggio sulla saggezza perduta».