Politica
«Province si o Province no?»: Ventola e la sua proposta
Avviare un ampio dibattito che ridiscuta le funzioni delle province ed il numero di politici. Probabile uno stop al decreto di abolizione di 30 enti in Italia
Andria - lunedì 10 dicembre 2012
10.04
«Province si o Province no?». E' quello che si è chiesto il Presidente della Provincia di Barletta - Andria - Trani, Francesco Ventola, al termine di uno degli incontri dell'Unione delle Province Italiane. E' molto probabile che il Governo Monti non riuscirà a portare a conclusione l'iter per l'abolizione delle 30 province individuate tra cui anche la BAT per via «di un azzeramento del riordino delle Province per la palese incostituzionalità dei provvedimenti che lo hanno presupposto», ha riferito Ventola.
Ma il salvataggio delle province non può rimanere un caso isolato o fine a se stesso: «Come sempre, purtroppo, la presunta unanimità sta scontando un certo opportunismo di taluni, del "si salvi chi può" o, peggio, del "mors tua, vita mea", in un quadro nel quale gli aspetti economico-finanziari sovrastano ogni considerazione di principi e previsioni costituzionali e così via. Se supereremo questa fase, grazie ad una presa di posizione politica o per eventi ancora più marcati legati alla caduta del Governo, non ne rimarrò pragmaticamente dispiaciuto, ovviamente, ma non ne sarò soddisfatto: non è accettabile che il nostro destino possa essere legato a forzature, agli umori del momento o agli esiti occasionali di una fase convulsa».
Il tema proposto da Ventola è quello di valutare con attenzione il lavoro svolto dai padri costituenti nell'immaginare l'assetto costituzionale dello Stato immaginandolo nel nostro tempo e con le nuove esigenze pratiche: «I costituenti del dopoguerra - prosegue il Presidente Ventola - avevano attribuito allo Stato ed alle Regioni il potere legislativo; a queste ultime, anche una funzione di ente di programmazione che delegasse molte materie alla gestione degli enti locali minori. Perciò, a Provincie e Comuni la potestà amministrativa. Anche la comunità europea, in seguito, ha creduto molto nei principio di sussidiarietà, adeguatezza e prossimità, nell'affidare ai soggetti più vicini alle rispettive comunità il compito di gestire servizi ed attività, con l'obiettivo di avvicinare al massimo possibile il fornitore al fruitore, facilitando i compiti di controllo "politico" e "responsabilità". Le Province vanno tutelate e potenziate delegando loro compiti aggiuntivi a quelli già svolti ed alla funzione di salvaguardia e rappresentanza dei territori che condividono specificità ed ambizioni».
Ma la soluzione è semplice: lasciare tutto intatto con maggiori funzioni per le Province e la «riduzione numerica massiccia di tutti i livelli degli organi elettivi, dovrebbe infine andare a beneficio proprio della rappresentanza di chi, eletto direttamente dal popolo, ne interpreta i sentimenti e ne da conto».
Ma il salvataggio delle province non può rimanere un caso isolato o fine a se stesso: «Come sempre, purtroppo, la presunta unanimità sta scontando un certo opportunismo di taluni, del "si salvi chi può" o, peggio, del "mors tua, vita mea", in un quadro nel quale gli aspetti economico-finanziari sovrastano ogni considerazione di principi e previsioni costituzionali e così via. Se supereremo questa fase, grazie ad una presa di posizione politica o per eventi ancora più marcati legati alla caduta del Governo, non ne rimarrò pragmaticamente dispiaciuto, ovviamente, ma non ne sarò soddisfatto: non è accettabile che il nostro destino possa essere legato a forzature, agli umori del momento o agli esiti occasionali di una fase convulsa».
Il tema proposto da Ventola è quello di valutare con attenzione il lavoro svolto dai padri costituenti nell'immaginare l'assetto costituzionale dello Stato immaginandolo nel nostro tempo e con le nuove esigenze pratiche: «I costituenti del dopoguerra - prosegue il Presidente Ventola - avevano attribuito allo Stato ed alle Regioni il potere legislativo; a queste ultime, anche una funzione di ente di programmazione che delegasse molte materie alla gestione degli enti locali minori. Perciò, a Provincie e Comuni la potestà amministrativa. Anche la comunità europea, in seguito, ha creduto molto nei principio di sussidiarietà, adeguatezza e prossimità, nell'affidare ai soggetti più vicini alle rispettive comunità il compito di gestire servizi ed attività, con l'obiettivo di avvicinare al massimo possibile il fornitore al fruitore, facilitando i compiti di controllo "politico" e "responsabilità". Le Province vanno tutelate e potenziate delegando loro compiti aggiuntivi a quelli già svolti ed alla funzione di salvaguardia e rappresentanza dei territori che condividono specificità ed ambizioni».
Ma la soluzione è semplice: lasciare tutto intatto con maggiori funzioni per le Province e la «riduzione numerica massiccia di tutti i livelli degli organi elettivi, dovrebbe infine andare a beneficio proprio della rappresentanza di chi, eletto direttamente dal popolo, ne interpreta i sentimenti e ne da conto».