Attualità
Procuratore di Trani: il Consiglio di Stato dà ragione al giudice Nitti
Il giudice amministrativo d'appello sconfessa nuovamente il CSM. Di Maio resta comunque al 2° piano di piazza Duomo
BAT - venerdì 1 novembre 2019
10.54
Nuovo colpo di scena circa la nomina di Antonino Di Maio a Procuratore della Repubblica di Trani. Il Consiglio di Stato, con la sentenza pubblicata ieri ha nuovamente sconfessato il Consiglio Superiore della Magistratura per la designazione di Di Maio a responsabile dell'Ufficio della Procura di Trani.
Il collegio romano ha ritenuto nulla la deliberazione con la quale, il 13 febbraio scorso, il plenum del Csm aveva ribadito la nomina di Di Maio, originario di Catania, al vertice della Procura tranese, quale successore di Carlo Maria Capristo. Di Maio aveva ottenuto la maggioranza dei voti, prevalendo sul collega concorrente Renato Nitti, pubblico ministero a Bari, che si era già rivolto ai giudici amministrativi impugnando la prima decisione del Csm risalente all'aprile 2017. Nitti l'aveva impugnata al Tar che però a gennaio 2018 rigettò il suo ricorso. In secondo grado, il 3 ottobre 2018, il Consiglio di Stato aveva accolto parzialmente il ricorso del pm barese avverso la sentenza del Tar, ritenendo che il provvedimento di nomina da parte del Csm fosse affetto da un vizio di legittimità. In pratica il giudici di Palazzo Spada avevano ritenuto che Di Maio non avesse titoli sufficienti per diventare procuratore.
La questione, così, ripassò al Csm che lo scorso febbraio, a maggioranza, ritenne che i 2 candidati potessero essere considerati equivalenti. Il curriculum di Nitti "per quanto apprezzabile non può portare ad un giudizio di prevalenza" - spiegava il Plenum - perchè Di Maio poteva vantare una "esperienza più ricca" avendo lavorato in un maggior numero di uffici di Procura. Alla fine aveva pesato anche il fatto che il magistrato siciliano era più anziano di ruolo di quasi 4 anni del collega barese. A questa decisione Nitti si era opposto nuovamente ed, ora, la quinta sezione del Consiglio di Stato (in sede giurisdizionale) ha accolto il suo ricorso, dichiarando la nullità della deliberazione del CSM dello scorso 13 febbraio.
Nel secondo ricorso al Consiglio di Stato Nitti ha sostenuto, tra l'altro, che il Csm avrebbe disatteso gli indicatori richiamati nella sentenza dei giudici amministrativi dell'ottobre 2018. Dunque, la questione dovrà tornare ancora una volta al Consiglio Superiore della Magistratura. Con la sentenza di ieri il Csm ha escluso la necessità della nomina di un commissario ad acta "per la corretta esecuzione del giudicato". In attesa di una nuova decisone del Csm, Antonino Di Maio resta al vertice della Procura della Repubblica di Trani.
Il collegio romano ha ritenuto nulla la deliberazione con la quale, il 13 febbraio scorso, il plenum del Csm aveva ribadito la nomina di Di Maio, originario di Catania, al vertice della Procura tranese, quale successore di Carlo Maria Capristo. Di Maio aveva ottenuto la maggioranza dei voti, prevalendo sul collega concorrente Renato Nitti, pubblico ministero a Bari, che si era già rivolto ai giudici amministrativi impugnando la prima decisione del Csm risalente all'aprile 2017. Nitti l'aveva impugnata al Tar che però a gennaio 2018 rigettò il suo ricorso. In secondo grado, il 3 ottobre 2018, il Consiglio di Stato aveva accolto parzialmente il ricorso del pm barese avverso la sentenza del Tar, ritenendo che il provvedimento di nomina da parte del Csm fosse affetto da un vizio di legittimità. In pratica il giudici di Palazzo Spada avevano ritenuto che Di Maio non avesse titoli sufficienti per diventare procuratore.
La questione, così, ripassò al Csm che lo scorso febbraio, a maggioranza, ritenne che i 2 candidati potessero essere considerati equivalenti. Il curriculum di Nitti "per quanto apprezzabile non può portare ad un giudizio di prevalenza" - spiegava il Plenum - perchè Di Maio poteva vantare una "esperienza più ricca" avendo lavorato in un maggior numero di uffici di Procura. Alla fine aveva pesato anche il fatto che il magistrato siciliano era più anziano di ruolo di quasi 4 anni del collega barese. A questa decisione Nitti si era opposto nuovamente ed, ora, la quinta sezione del Consiglio di Stato (in sede giurisdizionale) ha accolto il suo ricorso, dichiarando la nullità della deliberazione del CSM dello scorso 13 febbraio.
Nel secondo ricorso al Consiglio di Stato Nitti ha sostenuto, tra l'altro, che il Csm avrebbe disatteso gli indicatori richiamati nella sentenza dei giudici amministrativi dell'ottobre 2018. Dunque, la questione dovrà tornare ancora una volta al Consiglio Superiore della Magistratura. Con la sentenza di ieri il Csm ha escluso la necessità della nomina di un commissario ad acta "per la corretta esecuzione del giudicato". In attesa di una nuova decisone del Csm, Antonino Di Maio resta al vertice della Procura della Repubblica di Trani.