Eventi e cultura
Pier Luigi Celli: «L'Università è un'azienda che forma per il lavoro»
L'ex direttore generale della Luiss ha presentato ad Andria il suo libro "Alma Matrigna"
Andria - sabato 24 maggio 2014
10.05
«L'Università è un'azienda che forma gli studenti per il lavoro. So che in molti non saranno d'accordo, ma le università dovrebbero capire che il proprio core business è la preparazione dei ragazzi e soprattutto la collocazione nel mondo del lavoro degli studenti». E' questo uno dei passaggi più forti ed importanti della serata dedicata alla presentazione del libro "Alma Matrigna. L'università del disincanto", di Pier Luigi Celli ex direttore generale della Luiss e Senior Advisor del Gruppo Unipol nonchè ex direttore generale della RAI e numerosissime altre aziende importanti.
Accanto a lui, ieri sera nella cornice della Biblioteca Comunale di Andria, il Prof. Savino Santovito docente di Scienze Economiche e Metodi Matematici dell'Università "A. Moro" di Bari per un incontro organizzato dall'associazione UniA di Andria in collaborazione con l'Ordine dei Giornalisti di Puglia (l'evento è stato utile per i crediti formativi necessari ai giornalisti) e con le testate giornalistiche AndriaViva e Telesveva. «Avere idee è pericoloso - ha rincarato Pier Luigi Celli - il controllo delle persone è proprio il controllo delle idee e le università vivono in questa contraddizione da sempre. Giunto alla guida dell'Università, dopo le mie numerose esperienze, ho fatto in modo di costruire essenzialmente un rapporto stretto con gli studenti perché noi abbiamo una mente che deve evolversi con i tempi, deve vivere tra i ragazzi per restare al passo con i cambiamenti, deve comprendere sino in fondo quali sono le problematiche e le risorse che ha a disposizione». Ormai famosa la lettera di Celli a suo figlio nella quale vi era il consiglio di fuggire all'estero alla ricerca di lavoro: «E' stata una vera e propria provocazione - ha aggiunto Celli - la fuga dei cervelli è qualcosa che va visto sotto diversi punti di vista. In primis siamo in un mercato globale o quantomeno europeo e quindi non è ipotizzabile pensare più solo all'Italia come fonte di lavoro, in più qui le opportunità dopo il 2008 sono divenute ancora meno e si rischia di formare ragazzi che non avranno nessun futuro lavorativo. Il mio consiglio è fare l'Università e fare tutte le esperienze possibili».
L'accorato resoconto di un'Università spesso troppo lontana dal mondo reale ha permesso a Celli di lanciare anche due appelli finali stimolati anche da una domanda del Prof. Santovito: «Rischiamo sempre più di formare dei disoccupati intellettuali perchè il mondo cambia velocemente ed i docenti hanno delle responsabilità estremamente importanti che non sempre comprendono sino in fondo - ha concluso Celli - l'Italia è la nazione delle contraddizioni, ora si toglie il numero chiuso alle facoltà, ma ci si è chiesto se siamo in grado di formare e poi assicurare un lavoro a tutti i ragazzi che si prepareranno nei vari campi tipo la medicina? Noi non abbiamo le strutture e l'organizzazione per accogliere e dare una giusta preparazione a tutti, quindi mi sembra una scelta azzardata che difatto non punta ad una riforma più complessiva del mondo universitario e di preparazione al lavoro».
Accanto a lui, ieri sera nella cornice della Biblioteca Comunale di Andria, il Prof. Savino Santovito docente di Scienze Economiche e Metodi Matematici dell'Università "A. Moro" di Bari per un incontro organizzato dall'associazione UniA di Andria in collaborazione con l'Ordine dei Giornalisti di Puglia (l'evento è stato utile per i crediti formativi necessari ai giornalisti) e con le testate giornalistiche AndriaViva e Telesveva. «Avere idee è pericoloso - ha rincarato Pier Luigi Celli - il controllo delle persone è proprio il controllo delle idee e le università vivono in questa contraddizione da sempre. Giunto alla guida dell'Università, dopo le mie numerose esperienze, ho fatto in modo di costruire essenzialmente un rapporto stretto con gli studenti perché noi abbiamo una mente che deve evolversi con i tempi, deve vivere tra i ragazzi per restare al passo con i cambiamenti, deve comprendere sino in fondo quali sono le problematiche e le risorse che ha a disposizione». Ormai famosa la lettera di Celli a suo figlio nella quale vi era il consiglio di fuggire all'estero alla ricerca di lavoro: «E' stata una vera e propria provocazione - ha aggiunto Celli - la fuga dei cervelli è qualcosa che va visto sotto diversi punti di vista. In primis siamo in un mercato globale o quantomeno europeo e quindi non è ipotizzabile pensare più solo all'Italia come fonte di lavoro, in più qui le opportunità dopo il 2008 sono divenute ancora meno e si rischia di formare ragazzi che non avranno nessun futuro lavorativo. Il mio consiglio è fare l'Università e fare tutte le esperienze possibili».
L'accorato resoconto di un'Università spesso troppo lontana dal mondo reale ha permesso a Celli di lanciare anche due appelli finali stimolati anche da una domanda del Prof. Santovito: «Rischiamo sempre più di formare dei disoccupati intellettuali perchè il mondo cambia velocemente ed i docenti hanno delle responsabilità estremamente importanti che non sempre comprendono sino in fondo - ha concluso Celli - l'Italia è la nazione delle contraddizioni, ora si toglie il numero chiuso alle facoltà, ma ci si è chiesto se siamo in grado di formare e poi assicurare un lavoro a tutti i ragazzi che si prepareranno nei vari campi tipo la medicina? Noi non abbiamo le strutture e l'organizzazione per accogliere e dare una giusta preparazione a tutti, quindi mi sembra una scelta azzardata che difatto non punta ad una riforma più complessiva del mondo universitario e di preparazione al lavoro».