Vita di città
Piazza Duomo deserta dopo le transenne, lo sfogo di un esercente ad Andria
Il rovescio della medaglia dopo le misure adottate per impedire la calca di persone registrata nei giorni scorsi
Andria - sabato 23 maggio 2020
7.32
Dopo le transenne anti assembramento, un esercente di piazza Duomo, protesta perché adesso senza gente, le attività sono a rischio chiusura.
In questi giorni, numerosi sono stati su facebook i post di chi si lamentava della situazione venutasi a creare dopo questo "giro di vite" deciso dal Comune, come quello pubblicato da Riccardo Nicolamarino. A fronte degli appelli a rispettare le norme anti covid, al richiamo nei confronti dei ragazzi ad essere disciplinati non solo in piazza Duomo ma anche in altre zone della cosiddetta movida cittadina, soprattutto da quando, dopo il 4 maggio, sono svaniti nel nulla i controlli della prima fase, uno dei tanti esercenti del centro storico, leva la sua voce per il rischio di vedere chiudere, per sempre la sua attività, a causa proprio dell'allontanamento di tanti consumatori. Situazione, quella degli assembramenti che purtroppo è praticamente lasciata allo stato brado in altre zone della città, come in via Cosimo Di Ceglie, dove i residenti lamentano assembramenti giornalieri nelle ore serali, anche di 40 - 50 ragazzi e la maggior parte senza mascherine, intenti a consumare snack e fare baldoria.
"Ci hanno fatto riaprire e ora ci chiudono la piazza" - dichiara Riccardo Nicolamarino, titolare di una pizzeria nel luogo su cui si affaccia la chiesa matrice di Andria, dopo che questa piazza è stata transennata per evitare gli assembramenti che si sono verificati nei giorni scorsi. Ma dopo la decisione presa dal Comune per mettere in sicurezza l'area, il risultato è stato questo che vedete nelle foto della gallery. La grande piazza, da luogo della movida è diventata un autentico deserto".
Riccardo racconta come lui, insieme a tanti altri commercianti di Andria, ha riaperto al pubblico dopo il lungo lockdown con una serie di sacrifici, affrontando spese senza conoscere il domani: "E' facile puntare il dito contro gli esercenti. Gli assembramenti ci sono stati anche prima, ed anche in altre zone della città. Penso che questo sia un fenomeno culturale: i giovani non conoscono i rischi a cui vanno incontro in quanto le stesse famiglie non hanno spiegato loro cosa succede a non rispettare le regole. Con questa situazione temo adesso di non farcela più a riprendere questa mia attività".
In questi giorni, numerosi sono stati su facebook i post di chi si lamentava della situazione venutasi a creare dopo questo "giro di vite" deciso dal Comune, come quello pubblicato da Riccardo Nicolamarino. A fronte degli appelli a rispettare le norme anti covid, al richiamo nei confronti dei ragazzi ad essere disciplinati non solo in piazza Duomo ma anche in altre zone della cosiddetta movida cittadina, soprattutto da quando, dopo il 4 maggio, sono svaniti nel nulla i controlli della prima fase, uno dei tanti esercenti del centro storico, leva la sua voce per il rischio di vedere chiudere, per sempre la sua attività, a causa proprio dell'allontanamento di tanti consumatori. Situazione, quella degli assembramenti che purtroppo è praticamente lasciata allo stato brado in altre zone della città, come in via Cosimo Di Ceglie, dove i residenti lamentano assembramenti giornalieri nelle ore serali, anche di 40 - 50 ragazzi e la maggior parte senza mascherine, intenti a consumare snack e fare baldoria.
"Ci hanno fatto riaprire e ora ci chiudono la piazza" - dichiara Riccardo Nicolamarino, titolare di una pizzeria nel luogo su cui si affaccia la chiesa matrice di Andria, dopo che questa piazza è stata transennata per evitare gli assembramenti che si sono verificati nei giorni scorsi. Ma dopo la decisione presa dal Comune per mettere in sicurezza l'area, il risultato è stato questo che vedete nelle foto della gallery. La grande piazza, da luogo della movida è diventata un autentico deserto".
Riccardo racconta come lui, insieme a tanti altri commercianti di Andria, ha riaperto al pubblico dopo il lungo lockdown con una serie di sacrifici, affrontando spese senza conoscere il domani: "E' facile puntare il dito contro gli esercenti. Gli assembramenti ci sono stati anche prima, ed anche in altre zone della città. Penso che questo sia un fenomeno culturale: i giovani non conoscono i rischi a cui vanno incontro in quanto le stesse famiglie non hanno spiegato loro cosa succede a non rispettare le regole. Con questa situazione temo adesso di non farcela più a riprendere questa mia attività".