Politica
Piano Sanitario, Di Terlizzi: «No a manovre figlie di sprechi passati»
La nota del portavoce cittadino di Fratelli d'Italia AN
Andria - mercoledì 1 giugno 2016
9.40
«Come largamente previsto, nonostante le tante e motivate proteste sollevate nei mesi passati, sembra essere in dirittura di arrivo la tanto temuta riforma che porterà ad una nuova ridefinizione del sistema emergenza urgenza della nostra regione. Comincia così la nota di Gaetano Di Terlizzi portavoce cittadino di Fratelli d'Italia AN Andria e coordinatore regionale area medici del dipartimento rapporti con le professioni del Partito stesso.
«Sapevamo prosegue nella nota il portavoce cittadino che alla fine avremmo assistito alla chiusura ed al ridimensionamento di alcune strutture ospedaliere ed in modo particolare dei dipartimenti di medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza collegati alle stesse strutture. Ci saranno quindi 9 pronto soccorso in fase di riconversione in punti di primo intervento con il passaggio nella gestione degli stessi ad un sistema di convenzione collegato alla rete del 118. I dubbi restano tanti ed insoluti considerando - afferma di Terlizzi - che taluni di questi dipartimenti sono dislocati in aree geografiche che prevedono la copertura per una fetta di popolazione comunque numerosa. A fronte di tutto ciò non è ancora chiaro se la riconversione in punti di primo intervento consentirà un'apertura H12 oppure h24 delle stesse strutture. A questo faccia anche seguito la ventilata proposta di intervenire sulla possibile rimodulazione degli orari e degli schemi associativi riguardanti la medicina generale. Secondo Lacarra, segretario regionale Pd, la gente non vuole la grande Clinica Chirurgica sotto le proprie abitazioni, il rischio però - prosegue nella nota Di Terlizzi - e che senza una chiara definizione del nuovo piano sanitario l'unica conseguenza a cui si potrebbe assistere è solo un ulteriore aggravio del lavoro svolto in pronto soccorso che risulteranno essere ancor più intasati da quanti come assistiamo a tutt'oggi avranno difficoltà a trovare posti letto nelle strutture di riferimento verso le quali far convogliare la maggior parte dei ricoveri. Per tale motivo ci auguriamo che non sia si assista ancora una volta ad un'altra manovra figlia di sprechi passati che venga a pesare la prima sulla salute dei cittadini in generale così come sull'attività già precaria svolta dagli operatori del comparto di emergenza urgenza. Ricordiamo infine, che le già lunghe attese anche per gli interventi chirurgici di minore complessità, potrebbero ulteriormente allungarsi con l'inevitabile ricorso a strutture private per quanti ne avranno la possibilità, o ad altri istituti di cura ben più lontani dei 40 km secondo Lacarra. Resta comunque ancora irrisolto il problema della ridefinizione delle piante organiche e della realizzazione di un adeguato sistema trauma center che porterebbe la nostra regione verso orizzonti migliori vista la desolante posizione occupata a livello nazionale circa i LEA, ovvero i livelli essenziali di assistenza».
«Sapevamo prosegue nella nota il portavoce cittadino che alla fine avremmo assistito alla chiusura ed al ridimensionamento di alcune strutture ospedaliere ed in modo particolare dei dipartimenti di medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza collegati alle stesse strutture. Ci saranno quindi 9 pronto soccorso in fase di riconversione in punti di primo intervento con il passaggio nella gestione degli stessi ad un sistema di convenzione collegato alla rete del 118. I dubbi restano tanti ed insoluti considerando - afferma di Terlizzi - che taluni di questi dipartimenti sono dislocati in aree geografiche che prevedono la copertura per una fetta di popolazione comunque numerosa. A fronte di tutto ciò non è ancora chiaro se la riconversione in punti di primo intervento consentirà un'apertura H12 oppure h24 delle stesse strutture. A questo faccia anche seguito la ventilata proposta di intervenire sulla possibile rimodulazione degli orari e degli schemi associativi riguardanti la medicina generale. Secondo Lacarra, segretario regionale Pd, la gente non vuole la grande Clinica Chirurgica sotto le proprie abitazioni, il rischio però - prosegue nella nota Di Terlizzi - e che senza una chiara definizione del nuovo piano sanitario l'unica conseguenza a cui si potrebbe assistere è solo un ulteriore aggravio del lavoro svolto in pronto soccorso che risulteranno essere ancor più intasati da quanti come assistiamo a tutt'oggi avranno difficoltà a trovare posti letto nelle strutture di riferimento verso le quali far convogliare la maggior parte dei ricoveri. Per tale motivo ci auguriamo che non sia si assista ancora una volta ad un'altra manovra figlia di sprechi passati che venga a pesare la prima sulla salute dei cittadini in generale così come sull'attività già precaria svolta dagli operatori del comparto di emergenza urgenza. Ricordiamo infine, che le già lunghe attese anche per gli interventi chirurgici di minore complessità, potrebbero ulteriormente allungarsi con l'inevitabile ricorso a strutture private per quanti ne avranno la possibilità, o ad altri istituti di cura ben più lontani dei 40 km secondo Lacarra. Resta comunque ancora irrisolto il problema della ridefinizione delle piante organiche e della realizzazione di un adeguato sistema trauma center che porterebbe la nostra regione verso orizzonti migliori vista la desolante posizione occupata a livello nazionale circa i LEA, ovvero i livelli essenziali di assistenza».