Territorio
Piano di riordino sanitario nella Bat: le doglianze di Santorsola
Il consigliere regionale Mimmo Santorsola evidenzia alcune eccezioni emerse nel convegno della CGIL
BAT - venerdì 1 marzo 2019
10.35
«La Cgil ci ha provato, ce l'ha messa tutta a costruire un ponte tra le parti in conflitto per il riordino della assistenza sanitaria sul territorio della Bat». Il consigliere regionale Mimmo Santorsola, compie una valutazione su alcune delle eccezioni emerse qualche giorno fa nel convegno della CGIL sull'assetto sanitario nella provincia Bat.
«Al convegno organizzato da Gino Marzano, infatti, c'erano i vertici regionali e locali del sindacato e della sanità oltre ai sindaci delle città interessate.
Purtroppo, però, non tutti sono stati capaci di attraversare quel ponte per trovare un punto di incontro e porre fine ad una diatriba che dura ormai da anni.
Certo, non è facile accettare la trasformazione di quattro ospedali in altrettanti Pta non ancora completamente operativi, specie se, per anni, l'ospedale ha rappresentato per le comunità interessate una bandiera da issare sul campanile cittadino; a nulla è valso ribadire, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la stragrande maggioranza dei pazienti non ha bisogno di ricovero ma di una assistenza extraospedaliera dignitosa ed organizzata.
Ritengo che il disappunto e l'amarezza siano legittimi e, forse, se fosse dipeso da me, le scelte sarebbero state diverse, pur nella prospettiva ineludibile di contenere ed ottimizzare la spesa sanitaria.
Avrei ottimizzato i tempi del passaggio dall'assistenza ospedaliera ad una assistenza essenzialmente territoriale ed ambulatoriale, avrei evitato di dare nomi diversi a strutture che hanno sostanzialmente le stesse finalità, avrei scelto l'ospedale di Trani piuttosto che quello di Bisceglie, di gran lunga, quest'ultimo, strutturalmente inadatto ad ospitare unità operative utili ad una popolazione raddoppiata rispetto a quella per cui è stato costruito.
Forse, se fossi stato più cauto, avrei progettato il nuovo ospedale di Andria in un punto più vicino a Trani ed alle città del nord barese per evitarne una concorrenza naturale con Barletta, Cerignola ed Altamura o, addirittura, se fossi stato lungimirante, avrei trasformato tutti gli ospedali della BAT in strutture territoriali e, con una spesa sicuramente inferiore, avrei costruito un unico grande ospedale da allocare in un punto strategico per accogliere facilmente i pazienti di tutta la Bat, offrendo, in tutta sicurezza, una assistenza ospedaliera qualificata ed omnispecialistica.
Oggi però il dado è tratto: noi ci troviamo a gestire, incolpevoli, una fase di riordino programmata più di venti anni fa con risorse impegnate e scelte operate sulla base di bisogni della popolazione che oggi sono cambiati e, se fossimo intelligenti, dovremmo saper fare di necessità virtù.
Ma in politica, si sa, le scelte di buon senso non trovano terreno fertile e cavalcare il malcontento popolare è sicuramente più facile, specie se il vero obiettivo non è il bene comune ma la raccolta di consensi ai fini elettorali.
Questa considerazione, da sola, giustifica l'assenza in quella "convention" di chi, in buona fede o sapendo di mentire, ogni giorno coinvolge la procura o lamenta l'illegittimità di alcuni atti, di chi organizza "sit-in" o propone progetti assistenziali irrealizzabili.
Forse sarebbe il caso di prendere atto che i fatti sono andati avanti prima di noi, che rincorrere il passato non è produttivo e che, invece, sarebbe il caso di cominciare a lavorare insieme a progetti condivisi da attuare nel prossimo riordino ospedaliero».
«Al convegno organizzato da Gino Marzano, infatti, c'erano i vertici regionali e locali del sindacato e della sanità oltre ai sindaci delle città interessate.
Purtroppo, però, non tutti sono stati capaci di attraversare quel ponte per trovare un punto di incontro e porre fine ad una diatriba che dura ormai da anni.
Certo, non è facile accettare la trasformazione di quattro ospedali in altrettanti Pta non ancora completamente operativi, specie se, per anni, l'ospedale ha rappresentato per le comunità interessate una bandiera da issare sul campanile cittadino; a nulla è valso ribadire, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la stragrande maggioranza dei pazienti non ha bisogno di ricovero ma di una assistenza extraospedaliera dignitosa ed organizzata.
Ritengo che il disappunto e l'amarezza siano legittimi e, forse, se fosse dipeso da me, le scelte sarebbero state diverse, pur nella prospettiva ineludibile di contenere ed ottimizzare la spesa sanitaria.
Avrei ottimizzato i tempi del passaggio dall'assistenza ospedaliera ad una assistenza essenzialmente territoriale ed ambulatoriale, avrei evitato di dare nomi diversi a strutture che hanno sostanzialmente le stesse finalità, avrei scelto l'ospedale di Trani piuttosto che quello di Bisceglie, di gran lunga, quest'ultimo, strutturalmente inadatto ad ospitare unità operative utili ad una popolazione raddoppiata rispetto a quella per cui è stato costruito.
Forse, se fossi stato più cauto, avrei progettato il nuovo ospedale di Andria in un punto più vicino a Trani ed alle città del nord barese per evitarne una concorrenza naturale con Barletta, Cerignola ed Altamura o, addirittura, se fossi stato lungimirante, avrei trasformato tutti gli ospedali della BAT in strutture territoriali e, con una spesa sicuramente inferiore, avrei costruito un unico grande ospedale da allocare in un punto strategico per accogliere facilmente i pazienti di tutta la Bat, offrendo, in tutta sicurezza, una assistenza ospedaliera qualificata ed omnispecialistica.
Oggi però il dado è tratto: noi ci troviamo a gestire, incolpevoli, una fase di riordino programmata più di venti anni fa con risorse impegnate e scelte operate sulla base di bisogni della popolazione che oggi sono cambiati e, se fossimo intelligenti, dovremmo saper fare di necessità virtù.
Ma in politica, si sa, le scelte di buon senso non trovano terreno fertile e cavalcare il malcontento popolare è sicuramente più facile, specie se il vero obiettivo non è il bene comune ma la raccolta di consensi ai fini elettorali.
Questa considerazione, da sola, giustifica l'assenza in quella "convention" di chi, in buona fede o sapendo di mentire, ogni giorno coinvolge la procura o lamenta l'illegittimità di alcuni atti, di chi organizza "sit-in" o propone progetti assistenziali irrealizzabili.
Forse sarebbe il caso di prendere atto che i fatti sono andati avanti prima di noi, che rincorrere il passato non è produttivo e che, invece, sarebbe il caso di cominciare a lavorare insieme a progetti condivisi da attuare nel prossimo riordino ospedaliero».