Territorio
Patto Nord Barese Ofantino, Cgil: “Con tagli al personale nessun rilancio”
Prasti e Deleonardis chiedono incontro a Marrano e Giorgino
Andria - sabato 10 giugno 2017
10.11
«Neanche una parola su un piano industriale che punti al risanamento né tanto meno qualche ipotesi per il rilancio vero dell'ente, solo tagli al personale». Commentano così Tina Prasti e Giuseppe Deleonardis, i segretari generali di Filcams Cgil e della Cgil Bat, una nota a firma del presidente del Patto territoriale per l'occupazione Nord Barese Ofantino, Paolo Marrano, in cui si sottolinea come a seguito «degli inattesi recessi dei comuni di Trani e di Bisceglie, che si sono aggiunti a quelli di San Ferdinando, Trinitapoli e Canosa si determina un'importante riduzione del fondo consortile a partire dal 2018».
Dunque, per risolvere la questione si propongono soluzioni per la revisione del costo complessivo del personale dal primo luglio 2017: eliminazione di tutti gli elementi aggiuntivi alla retribuzione base, riduzione oraria per tutti i lavoratori ed incentivi all'esodo. Proposte che, scrive Marrano, «trovano sostenibilità in un'ottica di rilancio dell'agenzia».
«Questa la logica per uscire dalla crisi: tagliare sul personale. Come sempre, in situazioni del genere si ritiene che i costi da abbattere siano quelli relativi ai lavoratori e non si mette mai mano ad altre voci di spesa. Come se un'automobile possa andare su strada senza un guidatore. Come si rilancia un ente se lo si svuota di risorse umane?».
Giovedì mattina, in una partecipata assemblea con i lavoratori, si era discusso di proposte per il rilancio e la salvaguardia dei livelli occupazionali in cui erano emersi dubbi sulle procedure di confronto tra le parti sociali che sull'assenza di formali proposte organizzative e strumenti di governo al fine di prevenire le crisi. Alla fine dell'incontro con i lavoratori arriva «con celerità e strana coincidenza la nota a firma del presidente Marrano», spiegano Prasti e Deleonardis per i quali «ipotesi e soluzioni di riorganizzazione, così come proposto, dovevano necessariamente passare preventivamente attraverso una condivisione della mission e delle funzioni che si vuole affidare al Patto, richiamando alle responsabilità del rientro delle città che ne sono uscite in passato per rilanciare l'Agenzia quale strumento di governance territoriale, anche in prossimità degli imminenti bandi FESR 14/20».
«Sembra futile ma riteniamo opportuno evidenziare che il Patto, sin dalla sua nascita nel 1998, ha utilizzato risorse pubbliche ingenti, per circa ed oltre 51 milioni e 600 mila euro rivenienti da finanziamenti europei, nazionali e regionali i cui beneficiari in parte sono stati quei comuni che pur avendo avuto un ruolo importante per la nascita e sviluppo del Patto ne sono usciti e senza per questo preoccuparsi dei circa 22 lavoratori e loro famiglie che, dopo 20 anni di attività e competenze professionalmente acquisite e spendibili al servizio di tutti i comuni del territorio, dovrebbero pagarne le conseguenze. Condividiamo la volontà del Cda dell'Agenzia di ridurre le spese ed a tal proposito riteniamo, però, che invece di scaricare sui dipendenti i costi che non si ritraggono dal confronto a voler intervenire su quelle spese, di cui nel documento non vi è traccia alcuna, a partire dal fitto annuale che è pari a circa 50 mila euro oltre che consulenze, affidamenti incarichi, contenziosi e non ultimo la nomina del direttore dell'Agenzia, che potrebbero esserne stata causa come dei mancati recuperi dei crediti vantati dall'Agenzia nei confronti di alcuni comuni soci che vanno oltre i costi del personale, per affrontare le sfide future che devono passare, non dai localismi ma da politiche consortili, superando localismi e campanilismi, per attrezzarsi ad intercettare con la pubblicazione dei bandi europei di risorse comunitarie, elaborando progetti atti a garantire quelle infrastrutture e cantierizzazione di progetti che sono la finalità e l'obiettivo principe del Patto e cioè: sviluppo e occupazione, ricordando che questo è un territorio molto spesso scarsamente considerato rispetto ad altri e che presenta indici di competitività e disoccupazione tra i più elevati della regione, nonché potenzialità di sviluppo eccellenti».
A tal fine Prasti e Deleonardis chiedono formalmente al Presidente dell'Agenzia, al Presidente della provincia di Barletta - Andria – Trani ed a tutti Sindaci facenti parte del Patto (coinvolgendo anche i Sindaci precedentemente usciti) un incontro ed un intervento decisivo, sempre nell'ottica «immediata del rilancio dell'ente con l'auspicato rientro di tutti i comuni che ne sono stati fondatori».
Dunque, per risolvere la questione si propongono soluzioni per la revisione del costo complessivo del personale dal primo luglio 2017: eliminazione di tutti gli elementi aggiuntivi alla retribuzione base, riduzione oraria per tutti i lavoratori ed incentivi all'esodo. Proposte che, scrive Marrano, «trovano sostenibilità in un'ottica di rilancio dell'agenzia».
«Questa la logica per uscire dalla crisi: tagliare sul personale. Come sempre, in situazioni del genere si ritiene che i costi da abbattere siano quelli relativi ai lavoratori e non si mette mai mano ad altre voci di spesa. Come se un'automobile possa andare su strada senza un guidatore. Come si rilancia un ente se lo si svuota di risorse umane?».
Giovedì mattina, in una partecipata assemblea con i lavoratori, si era discusso di proposte per il rilancio e la salvaguardia dei livelli occupazionali in cui erano emersi dubbi sulle procedure di confronto tra le parti sociali che sull'assenza di formali proposte organizzative e strumenti di governo al fine di prevenire le crisi. Alla fine dell'incontro con i lavoratori arriva «con celerità e strana coincidenza la nota a firma del presidente Marrano», spiegano Prasti e Deleonardis per i quali «ipotesi e soluzioni di riorganizzazione, così come proposto, dovevano necessariamente passare preventivamente attraverso una condivisione della mission e delle funzioni che si vuole affidare al Patto, richiamando alle responsabilità del rientro delle città che ne sono uscite in passato per rilanciare l'Agenzia quale strumento di governance territoriale, anche in prossimità degli imminenti bandi FESR 14/20».
«Sembra futile ma riteniamo opportuno evidenziare che il Patto, sin dalla sua nascita nel 1998, ha utilizzato risorse pubbliche ingenti, per circa ed oltre 51 milioni e 600 mila euro rivenienti da finanziamenti europei, nazionali e regionali i cui beneficiari in parte sono stati quei comuni che pur avendo avuto un ruolo importante per la nascita e sviluppo del Patto ne sono usciti e senza per questo preoccuparsi dei circa 22 lavoratori e loro famiglie che, dopo 20 anni di attività e competenze professionalmente acquisite e spendibili al servizio di tutti i comuni del territorio, dovrebbero pagarne le conseguenze. Condividiamo la volontà del Cda dell'Agenzia di ridurre le spese ed a tal proposito riteniamo, però, che invece di scaricare sui dipendenti i costi che non si ritraggono dal confronto a voler intervenire su quelle spese, di cui nel documento non vi è traccia alcuna, a partire dal fitto annuale che è pari a circa 50 mila euro oltre che consulenze, affidamenti incarichi, contenziosi e non ultimo la nomina del direttore dell'Agenzia, che potrebbero esserne stata causa come dei mancati recuperi dei crediti vantati dall'Agenzia nei confronti di alcuni comuni soci che vanno oltre i costi del personale, per affrontare le sfide future che devono passare, non dai localismi ma da politiche consortili, superando localismi e campanilismi, per attrezzarsi ad intercettare con la pubblicazione dei bandi europei di risorse comunitarie, elaborando progetti atti a garantire quelle infrastrutture e cantierizzazione di progetti che sono la finalità e l'obiettivo principe del Patto e cioè: sviluppo e occupazione, ricordando che questo è un territorio molto spesso scarsamente considerato rispetto ad altri e che presenta indici di competitività e disoccupazione tra i più elevati della regione, nonché potenzialità di sviluppo eccellenti».
A tal fine Prasti e Deleonardis chiedono formalmente al Presidente dell'Agenzia, al Presidente della provincia di Barletta - Andria – Trani ed a tutti Sindaci facenti parte del Patto (coinvolgendo anche i Sindaci precedentemente usciti) un incontro ed un intervento decisivo, sempre nell'ottica «immediata del rilancio dell'ente con l'auspicato rientro di tutti i comuni che ne sono stati fondatori».