Religioni
Pasqua di Risurrezione: il radioso Cristo di Piero della Francesca
Una riflessione del M° Michele Carretta che ci propone l'ascolto del "Gloria in Excelsis Deo" di Antonio Vivaldi
Andria - domenica 12 aprile 2020
Nel venerdì più tragico della storia abbiamo visto il Cristo che pendeva dalla croce, così come lo aveva concepito e dipinto il beato Angelico. Quello che Isaia aveva definito l'Uomo dei dolori, nell'Angelico era diventato un Cristo pelle e ossa. Ora, però, nella luce radiosa della domenica di Pasqua, quella Croce cede il passo al Cristo in splendida forma di Piero della Francesca.
Il Cristo risorto di Piero della Francesca, dipinto tra il 1450 e 1463, è stato definito «la più bella pittura del mondo». Al centro della scena vi è il Figlio di Dio in tutta la sua sovrumana potenza; Il piede sinistro si alza sul sepolcro, ad indicare la vittoria sulla morte, e nella mano stringe il bastone col vessillo della Risurrezione. Ai suoi piedi i soldati ormai inermi, vinti dal sonno e quindi incapaci di testimoniare il più grande evento della storia e della fede cristiana.
Tutta la scena rientra in un triangolo che ha per base la tomba del sepolcro, ai cui angoli vi sono i soldati dormienti, e al vertice la possente figura del Cristo. il suo corpo è sviluppato alla perfezione come quello di un atleta greco, ed emana una forza tale che la ferita sul fianco appare come riassorbita dall'energicità del muscolo. Questo vuol dire che la Risurrezione è la ricreazione di ogni cosa, il compimento della creazione. L'uomo decaduto a causa del peccato, considerato una ferita della sua dignità, ora è definitivamente redento nella morte e risurrezione del Figlio. Qui, dunque il Figlio di Dio manifesta tutta la concentrata forza del Padre, calandola nella vita degli uomini e annunciando anche per loro, per tutti noi, una risurrezione, una vita dopo la morte, una vita eterna. Proprio in questa certezza il Cristianesimo fonda la sua grandezza.
Abbiamo dunque visto che il protagonista dell'arte pasquale è naturalmente il Cristo. E' il dono della sua vita ad essere racchiusa nell'offerta del pane dell'Ultima cena; è lui ad essere innalzato sul Calvario, crocifisso tra due malfattori; è ancora Lui a risorgere. Vorrei dunque concludere queste brevi riflessioni con un pensiero del critico d'arte, Vittorio Sgarbi: «E' certamente indicativo che la più grande rivoluzione compiuta nella storia dell'uomo sia legata al nome di un Figlio. Dio ha creato il mondo, ma nel nome del Figlio lo ha salvato. Nel nome del Padre noi riconosciamo l'autorità, ma nel nome del Figlio noi affrontiamo la realtà».
Buona Pasqua a tutti con le note del Gloria in Excelsis Deo di Antonio Vivaldi.
Il Cristo risorto di Piero della Francesca, dipinto tra il 1450 e 1463, è stato definito «la più bella pittura del mondo». Al centro della scena vi è il Figlio di Dio in tutta la sua sovrumana potenza; Il piede sinistro si alza sul sepolcro, ad indicare la vittoria sulla morte, e nella mano stringe il bastone col vessillo della Risurrezione. Ai suoi piedi i soldati ormai inermi, vinti dal sonno e quindi incapaci di testimoniare il più grande evento della storia e della fede cristiana.
Tutta la scena rientra in un triangolo che ha per base la tomba del sepolcro, ai cui angoli vi sono i soldati dormienti, e al vertice la possente figura del Cristo. il suo corpo è sviluppato alla perfezione come quello di un atleta greco, ed emana una forza tale che la ferita sul fianco appare come riassorbita dall'energicità del muscolo. Questo vuol dire che la Risurrezione è la ricreazione di ogni cosa, il compimento della creazione. L'uomo decaduto a causa del peccato, considerato una ferita della sua dignità, ora è definitivamente redento nella morte e risurrezione del Figlio. Qui, dunque il Figlio di Dio manifesta tutta la concentrata forza del Padre, calandola nella vita degli uomini e annunciando anche per loro, per tutti noi, una risurrezione, una vita dopo la morte, una vita eterna. Proprio in questa certezza il Cristianesimo fonda la sua grandezza.
Abbiamo dunque visto che il protagonista dell'arte pasquale è naturalmente il Cristo. E' il dono della sua vita ad essere racchiusa nell'offerta del pane dell'Ultima cena; è lui ad essere innalzato sul Calvario, crocifisso tra due malfattori; è ancora Lui a risorgere. Vorrei dunque concludere queste brevi riflessioni con un pensiero del critico d'arte, Vittorio Sgarbi: «E' certamente indicativo che la più grande rivoluzione compiuta nella storia dell'uomo sia legata al nome di un Figlio. Dio ha creato il mondo, ma nel nome del Figlio lo ha salvato. Nel nome del Padre noi riconosciamo l'autorità, ma nel nome del Figlio noi affrontiamo la realtà».
Buona Pasqua a tutti con le note del Gloria in Excelsis Deo di Antonio Vivaldi.