Eventi e cultura
Papà Gianpietro e mamma Carolina: due storie difficili, due storie di riscatto
Grande partecipazione per l'evento "Lasciami volare" svoltosi presso la scuola "Cafaro"
Andria - sabato 12 maggio 2018
12.57
E' la testimonianza di un papà che ha perso il figlio a causa della droga. E' la storia di una mamma che ha riportato il figlio alla gioia della vita dicendo basta allo spaccio. Testimonianze di vita che raccontano il riscatto di due genitori dal baratro alla rinascita: sono le storie di Gianpietro Ghidini e Carolina Bocca, protagonisti nell'evento "Lasciami volare" proposto dalla Fondazione "Ema Pesciolino Rosso" e svoltosi ieri sera ad Andria presso l'auditorium della scuola "Cafaro". L'iniziativa è stata curata dall'Associazione socio culturale Mirabbasc di Andria in collaborazione con la diocesi di Andria nella persona di don Adriano Caricati, Direttore dell'Ufficio per l'educazione, la scuola e l'università, con il Movimento Corda della Pastorale Giovanile, l'Azione Cattolica, il Forum socio politico, l'Asl Servizio Dipendenze, e con il patrocinio dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione.
Gianpietro Ghidini, 56enne manager di Lumezzane (vicino Brescia), papà di tre figli: Alessandra, Emanuele e Giulia. Racconta la sua storia partendo dai sogni di gioventù, quando voleva spaccare il mondo, diventare missionario, essere ricco per poter aiutare gli altri. Le tappe principali della sua vicenda scorrono come un rullino di istantanee nei suoi occhi e nelle sue parole, è davvero palpabile l'attenzione con cui i numerosi presenti prestano ascolto al suo racconto. «Tanto lavoro e tanti soldi, – racconta Gianpietro – comprai quattro ville e giocavo in borsa. Ma in quel tragico 11 settembre 2001, quando Al Qaeda ha dirottato due aerei sulle Torri Gemelle, sono cadute tutte le Borse: avevo perso tutto, o almeno lo credevo. Perché c'era la mia splendida famiglia. Ma nel 2012 lascio mia moglie Serenella per andare a cercare altrove una serenità che invece mi resi conto di non poter trovare. Le dissi comunque che sarei tornato». Arriva però un tragico giorno, il 24 novembre 2013: Gianpietro riceve una chiamata da sua moglie e torna a casa, scoprendo che suo figlio Emanuele, allora 16enne, si era buttato nel fiume vicino casa in seguito all'assunzione di un allucinogeno nella serata precedente. Emanuele non aveva mai fatto uso di sostanze stupefacenti, ma era bastata una sola dannata pasticca a stroncare la sua giovane vita. E' inimmaginabile la sensazione che si prova in quei momenti. Gianpietro prova a raccontarlo: «Volevo buttarmi, farla finita, cogliere l'occasione. Ma non riuscivo a muovermi, sapevo di non poter aggiungere altro male alla mia famiglia, dovevo affrontare il dolore». Qualche giorno dopo, però, Gianpietro fa un sogno con un protagonista a lui molto caro, il figlio Emanuele. «Emanuele mi ha salvato», ha dichiarato lo stesso Gianpietro. E' da quel sogno, infatti, che il dolore del papà si trasforma in energia positiva per ripartire più forte di prima: Gianpietro e sua moglie Serenella danno vita alla Fondazione "Ema Pesciolino Rosso", che oggi conta circa 300 mila fan su facebook e si pone come obiettivo fondante il sostegno dei giovani. Da gennaio 2014 il manager bresciano porta la sua storia in tutta Italia, e rivela che l'incontro di Andria è il numero 1198. Lascia un pezzo del suo cuore nella nostra città, insieme a messaggi di vita e di speranza per i giovani.
Parallelamente alla storia di papà Gianpietro c'è quella di Carolina Bocca, mamma di quattro figli: Sebastiano, Rachele, Federico e Alessandro. Carolina racconta il dramma del figlio Sebastiano finito già a 13 anni nel giro della droga. «Un bocconcino per gli spacciatori» – spiega, essendo imprenditori sia lei che il marito. Due anni in Inghilterra, l'iscrizione al liceo dopo il ritorno in Italia, due anni e mezzo in una comunità di recupero: tante possibili soluzioni per cercare di uscire dal baratro delle sostanze stupefacenti, ma proprio quando tutto sembrava perduto mamma Carolina ha vinto la battaglia contro la droga, che era quasi diventata un connubio inscindibile con la vita di suo figlio Sebastiano, ora rinato. Ha sperimentato sulla sua pelle quanto sia tremendamente complicato il compito di un genitore, ma proprio sulla base della sua esperienza Carolina lancia un messaggio alle mamme e ai papà presenti: «Sappiate accogliere i vostri figli nella loro meravigliosa diversità e guardarli con gli occhi di un amore ultraterreno. E restituite loro le responsabilità: non aiutiamo i nostri figli se ci facciamo carico dei loro errori e ci sentiamo in colpa; solo se imparano a cadere sapranno realmente rialzarsi con le proprie forze».
Gianpietro Ghidini, 56enne manager di Lumezzane (vicino Brescia), papà di tre figli: Alessandra, Emanuele e Giulia. Racconta la sua storia partendo dai sogni di gioventù, quando voleva spaccare il mondo, diventare missionario, essere ricco per poter aiutare gli altri. Le tappe principali della sua vicenda scorrono come un rullino di istantanee nei suoi occhi e nelle sue parole, è davvero palpabile l'attenzione con cui i numerosi presenti prestano ascolto al suo racconto. «Tanto lavoro e tanti soldi, – racconta Gianpietro – comprai quattro ville e giocavo in borsa. Ma in quel tragico 11 settembre 2001, quando Al Qaeda ha dirottato due aerei sulle Torri Gemelle, sono cadute tutte le Borse: avevo perso tutto, o almeno lo credevo. Perché c'era la mia splendida famiglia. Ma nel 2012 lascio mia moglie Serenella per andare a cercare altrove una serenità che invece mi resi conto di non poter trovare. Le dissi comunque che sarei tornato». Arriva però un tragico giorno, il 24 novembre 2013: Gianpietro riceve una chiamata da sua moglie e torna a casa, scoprendo che suo figlio Emanuele, allora 16enne, si era buttato nel fiume vicino casa in seguito all'assunzione di un allucinogeno nella serata precedente. Emanuele non aveva mai fatto uso di sostanze stupefacenti, ma era bastata una sola dannata pasticca a stroncare la sua giovane vita. E' inimmaginabile la sensazione che si prova in quei momenti. Gianpietro prova a raccontarlo: «Volevo buttarmi, farla finita, cogliere l'occasione. Ma non riuscivo a muovermi, sapevo di non poter aggiungere altro male alla mia famiglia, dovevo affrontare il dolore». Qualche giorno dopo, però, Gianpietro fa un sogno con un protagonista a lui molto caro, il figlio Emanuele. «Emanuele mi ha salvato», ha dichiarato lo stesso Gianpietro. E' da quel sogno, infatti, che il dolore del papà si trasforma in energia positiva per ripartire più forte di prima: Gianpietro e sua moglie Serenella danno vita alla Fondazione "Ema Pesciolino Rosso", che oggi conta circa 300 mila fan su facebook e si pone come obiettivo fondante il sostegno dei giovani. Da gennaio 2014 il manager bresciano porta la sua storia in tutta Italia, e rivela che l'incontro di Andria è il numero 1198. Lascia un pezzo del suo cuore nella nostra città, insieme a messaggi di vita e di speranza per i giovani.
Parallelamente alla storia di papà Gianpietro c'è quella di Carolina Bocca, mamma di quattro figli: Sebastiano, Rachele, Federico e Alessandro. Carolina racconta il dramma del figlio Sebastiano finito già a 13 anni nel giro della droga. «Un bocconcino per gli spacciatori» – spiega, essendo imprenditori sia lei che il marito. Due anni in Inghilterra, l'iscrizione al liceo dopo il ritorno in Italia, due anni e mezzo in una comunità di recupero: tante possibili soluzioni per cercare di uscire dal baratro delle sostanze stupefacenti, ma proprio quando tutto sembrava perduto mamma Carolina ha vinto la battaglia contro la droga, che era quasi diventata un connubio inscindibile con la vita di suo figlio Sebastiano, ora rinato. Ha sperimentato sulla sua pelle quanto sia tremendamente complicato il compito di un genitore, ma proprio sulla base della sua esperienza Carolina lancia un messaggio alle mamme e ai papà presenti: «Sappiate accogliere i vostri figli nella loro meravigliosa diversità e guardarli con gli occhi di un amore ultraterreno. E restituite loro le responsabilità: non aiutiamo i nostri figli se ci facciamo carico dei loro errori e ci sentiamo in colpa; solo se imparano a cadere sapranno realmente rialzarsi con le proprie forze».