Cronaca
Omicidio Di Vito, inizia il processo a carico di Celestino Troia
Si andrà dinanzi alla Corte d'Assise il prossimo 5 febbraio
Andria - giovedì 31 dicembre 2020
Inizierà il 5 febbraio davanti alla Corte d'Assise di Trani il processo a carico di Celestino Troia, il 50enne falegname andriese accusato dell'omicidio, aggravato da motivi futili ed abietti, di Giovanni Di Vito: il 28enne agricoltore tranese morto il 12 settembre 2019 nella colluttazione avuta in via Puccini, nei pressi di via Corato a seguito di una lite per una precedenza stradale.
Il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Trani Raffaele Morelli ha dichiarato inammissibile la richiesta di rito abbreviato formulata dall'avvocato Vincenzo Scianandrone, difensore di Troia, a seguito della sentenza dello scorso 3 dicembre con cui la Consulta ha ritenuto costituzionale la legge n. 33/2019 che impedisce di trattare con giudizio abbreviato (dunque con preclusione dello sconto di pena) i procedimenti per reati punibili con una pena che potrebbe giungere sino all'ergastolo. Nell'udienza preliminare il pubblico ministero Simona Merra, aveva contestato l'aggravante dei futili e abietti motivi, con previsione, dunque, almeno in teoria, del massimo della pena.
In attesa del processo Troia (sceso dall'auto con un coltellino che ferì mortalmente Di Vito, sebbene il 50enne ha sempre negato la volontà omicidiaria) già da qualche mese è agli arresti domiciliari con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico. I familiari di Di Vito sono già costituiti parte civile con l'avv. Magda Merafina.
Il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Trani Raffaele Morelli ha dichiarato inammissibile la richiesta di rito abbreviato formulata dall'avvocato Vincenzo Scianandrone, difensore di Troia, a seguito della sentenza dello scorso 3 dicembre con cui la Consulta ha ritenuto costituzionale la legge n. 33/2019 che impedisce di trattare con giudizio abbreviato (dunque con preclusione dello sconto di pena) i procedimenti per reati punibili con una pena che potrebbe giungere sino all'ergastolo. Nell'udienza preliminare il pubblico ministero Simona Merra, aveva contestato l'aggravante dei futili e abietti motivi, con previsione, dunque, almeno in teoria, del massimo della pena.
In attesa del processo Troia (sceso dall'auto con un coltellino che ferì mortalmente Di Vito, sebbene il 50enne ha sempre negato la volontà omicidiaria) già da qualche mese è agli arresti domiciliari con l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico. I familiari di Di Vito sono già costituiti parte civile con l'avv. Magda Merafina.