Vita di città
Officina San Domenico: "Più di 50 eventi, oltre 1000 tesserati è una gran voglia di tornare alla normalità"
Ecco il bilancio di Capital Sud di questi primi 4 mesi di gestione di questo importante spazio pubblico del centro storico
Andria - venerdì 14 gennaio 2022
10.49
E' tempo di primi bilanci per l'Officina San Domenico, il grande importante spazio pubblico del centro storico di Andria, riaperto dopo un lungo periodo di chiusura dopo l'intervento della Cooperativa CapitalSud. Ecco il loro primo bilancio, tra luci e speranze.
«Un anno fa, esattamente in questi giorni, eravamo seduti dietro i nostri schermi. Attendevamo nervosamente l'esito della valutazione del nostro progetto candidato al Bando Luoghi Comuni di ARTI Puglia. Nel pieno della seconda ondata della pandemia con le nostre vite in drastico mutamento, tra chi era tornato a vivere ad Andria dopo una vita fuori, chi stava cambiando lavoro e chi cercava di reinventarsi, avevamo deciso di stringerci per quel che era possibile e provare ad immaginare un progetto che potesse essere di rinascita per la nostra Città e di crescita professionale per noi.
Un anno fa è iniziato per noi di CapitalSud un percorso denso di produzione, creazione e costante messa alla prova. Nel corso del processo di co-progettazione con ARTI e il Comune di Andria abbiamo indicato alcuni dei punti cardinali a cui aspiriamo: inclusività, collaborazione tra le parti, autonomia. Ma soprattutto abbiamo manifestato la volontà di segnare una cesura e di provare a non inseguire un passato ormai impossibile da replicare e di aprirci a mani nude uno spazio in grado di rispondere alle necessità mutate della contemporaneità.
Prima di aprire le porte dell'Officina San Domenico, a luglio abbiamo incontrato le associazioni, le persone, i gruppi organizzati o meno, che ci hanno chiesto di costruire insieme un percorso. Così come anche abbiamo chiesto ad associazioni con cui crediamo sinceramente di poter collaborare, di mettere in comune le competenze. Con qualcuno il percorso è già iniziato, con qualcun altro speriamo di poter avviare presto nuove progettualità. E per questo, dopo questi primi quattro mesi, sentiamo di dover ringraziare La Fabbrica, Il Nocciolo, Una Famiglia in Più, Nativi Urbani, 3Place, Legambiente Andria, Agorà Impertinente, Comunità Migrantesliberi, Springtime Jazz Festival, Andriaground APS, Flamingo Surf Club, Momò Murga, Centro RiscoprirSi, OVO, IAC per l'entusiasmo con il quale ci siamo riusciti a mettere alla prova, insieme. Ma anche grazie alle giovani e innovative imprese che hanno creduto nelle nostre proposte, come Lula, Mezzapagnotta, La Teranga, Durango Edizioni, Mondadori, Hops e Potentilla.
E in particolare ringraziamo il preside Paolo Farina, il primo a credere nelle nostre giovani professionalità e darci fiducia.
Per noi è stato commovente anche incontrare il sostegno sincero oltre che la fiducia di tanti giovanissimi ragazzi e dei loro insegnanti: un sentito grazie va anche alle scuole che ci hanno scelto come soggetto per ospitare l'alternanza scuola lavoro, come l'IISS Colasanto e l'ITIS Jannuzzi, ma anche la scuola elementare Don Tonino Bello per i tanti piccoli alunni indirizzati verso il nostro doposcuola.
Sono tanti i privati e le istituzioni scolastiche che ci hanno supportato fino a questo momento, ma abbiamo imparato, spesso a nostre spese, che non potremo mai sostituirci al settore pubblico né aspiriamo a farlo.
Il momento storico che stiamo vivendo pone delle criticità al settore della cultura, ancor più per un'attività giovanile al suo start-up in un contesto difficile come può essere quello di una provincia del Sud Italia. Ci siamo spesso trovati a dover rimodulare le nostre attività, a prendere le precauzioni più adatte, a dimezzare i posti disponibili per spettacoli, concerti e workshop. Ma perseguendo la nostra vocazione di spazio accessibile e aperto a tutti, abbiamo provato sempre ad immaginare delle soluzioni in grado di garantire anche a chi non può permetterselo non semplicemente di entrare in questo spazio, ma soprattutto di poter fruire di attività inaccessibili a causa delle condizioni sociali di base.
Sono nati così workshop e biglietti sospesi. Abbiamo chiesto a chi ha più disponibilità economiche di contribuire e garantire a chi è escluso dal circuito della cultura la possibilità di accedere ad uno spettacolo come Laudato Sì di Michele Sinisi o al corso di scrittura creativa di Micaela di Trani. Con lo stesso criterio, abbiamo deciso di calmierare i costi per frequentare il Doposcuola in questo spazio. Sono solo piccole e insufficienti iniziative e sappiamo di non poter rispondere a tutte le necessità che in questi mesi abbiamo raccolto sul campo.
Ancora oggi perseguiamo l'idea di non essere un'astronave in una città, un luogo avulso dal suo contesto e in grado di divertire solo chi già frequenta il settore della cultura. Proviamo, e quattro mesi sono solo l'embrione di questa aspirazione, a diventare uno spazio in cui non sentirsi mai esclusi, ma in cui entrare e sapere di poter imparare sempre. Imparare cose su di sé e sugli altri, sul mondo e sul futuro.
In questi quattro mesi siamo stati sempre esposti e sempre in ascolto dei nostri fruitori. Non di rado abbiamo dovuto rispondere alle perplessità, comprensibili, di chi chiedeva perché tesserarsi a Capital Sud, perché pagare per entrare in uno spazio pubblico.
La risposta, seppur dolorosa, risiede nella grande contraddizione del nostro tempo: la politica degli ultimi trent'anni ha spostato sempre più il settore pubblico della cultura verso un concetto di imprenditorialità, riducendo drasticamente le risorse pubbliche e incentivando gli operatori ad abbandonare la logica della gratuità e sposare quella della competitività economica.
CapitalSud è un'associazione di promozione sociale e in quanto tale si barcamena tra i principi etici in cui crediamo e la necessità di dover pagare le bollette. Per questo, ringraziamo i 1007 tesserati che con entusiasmo hanno deciso di sostenerci e di credere nelle nostre capacità, aiutandoci a garantire l'apertura di questo spazio e la possibilità di sostenere le attività che hanno una chiara vocazione sociale e uno scarso rendimento economico, come ad esempio l'aula studio aperta tutti i giorni dalle 9 alle 20. Ancor più ringraziamo i tanti e le tante che inizialmente si sono avvicinati come fruitori e oggi sono colonne portanti di Officina, che avrete visto in giro tra montaggio e smontaggio degli impianti, all'ingresso, al controllo green pass, in giro a raccogliere bicchieri e svuotare posaceneri. Ma anche a gestire workshop, a portarci idee nuove e competenze che ci mancavano.
Li ringraziamo di cuore, il loro tempo e il loro impegno è prezioso, ancor più perché hanno accettato, come noi, di investire in maniera totalmente volontaria tutte le loro migliori energie. E con più di 50 eventi organizzati nei primi quattro mesi sappiamo bene cosa vuol dire sacrificare il proprio tempo libero e lavorare in team.
E insieme a loro ringraziamo anche tutti i professionisti del settore culturale ed eventi: attori, cantanti, musicisti, dj. Entrare in uno spazio come l'Officina non è sempre agevole: non è un teatro, una sala concerti o una pista da ballo, eppure chi ha lavorato con noi ha sempre accettato con grande gioia di venirci incontro, anche laddove non siamo stati in grado di offrire loro il miglior servizio a causa delle condizioni in cui lo spazio o le strumentazioni ci sono state consegnate.
Pensavamo che l'Officina si sarebbe aperta in un'era post Covid. Così non è, siamo ancora in una crisi pandemica senza precedenti. Molte delle cose che sognavamo di poter fare, non sono ancora possibili. Anzi, molte delle cose che siamo riusciti a fare, sono state diverse da come avremmo voluto.
In particolare, quello che riguarda la nostra vita professionale. Non raccontiamo nulla di nuovo, se non la storia di tanti giovani lavoratori del mondo della cultura e dell'innovazione sociale. Spesso ci siamo scontrati con lo scetticismo di chi è più grande di noi e ritiene che questo impegno sia un gioco a cui giocare solo per un po'. Spesso ci siamo trovati a fare i conti e a decidere di risparmiare pochi euro e dedicarci noi stessi alle pulizie dello spazio, a ritirare a mano le merci per il bar o imparare da soli a far funzionare mixer, casse e subwoofer.
Ringraziamo il team di ARTI per averci spinto a esplorare nuove possibilità della collaborazione tra pubblico e privato. In questi mesi non ci siamo risparmiati, abbiamo cercato di trovare nuove soluzioni di fundraising unendo i finanziamenti regionali agli sponsor privati che ci hanno permesso di realizzare le attività di Natale, per questo un grazie va rivolto a Progetto Vogue, Servizi e costruzioni srl, Musa Scuole, Jijil e Ottica Guglielmi. CapitalSud, costituito da giovani professionisti under 35 ha fatto un investimento grande sul futuro.
Vogliamo continuare a portare entusiasmo e esperienze interessanti, vogliamo che questo spazio possa diventare il nostro lavoro, ed è per vincere questa grande sfida che, oggi, resistiamo lavorando gratuitamente, alternando secondi e terzi lavori.
Facciamo parte del settore culturale e ci uniamo alle richieste di chi pretende di veder riconosciuta la dignità lavorativa all'interno di un contesto percepito come superfluo che, però, quando è venuto meno ha generato malessere, rabbia, insoddisfazione in chi, come noi, viene dai "margini dell'impero", dalla provincia in cui manca tutto e certe volte fa venir voglia di andare via.
Noi siamo qui per poter dare una ragione, a chi vuole andar via, per restare, o per tornare, come molti di noi hanno fatto, e avere fiducia non solo in CapitalSud, ma in un contesto che desidera investire sul futuro a partire da un presente complesso».
«Un anno fa, esattamente in questi giorni, eravamo seduti dietro i nostri schermi. Attendevamo nervosamente l'esito della valutazione del nostro progetto candidato al Bando Luoghi Comuni di ARTI Puglia. Nel pieno della seconda ondata della pandemia con le nostre vite in drastico mutamento, tra chi era tornato a vivere ad Andria dopo una vita fuori, chi stava cambiando lavoro e chi cercava di reinventarsi, avevamo deciso di stringerci per quel che era possibile e provare ad immaginare un progetto che potesse essere di rinascita per la nostra Città e di crescita professionale per noi.
Un anno fa è iniziato per noi di CapitalSud un percorso denso di produzione, creazione e costante messa alla prova. Nel corso del processo di co-progettazione con ARTI e il Comune di Andria abbiamo indicato alcuni dei punti cardinali a cui aspiriamo: inclusività, collaborazione tra le parti, autonomia. Ma soprattutto abbiamo manifestato la volontà di segnare una cesura e di provare a non inseguire un passato ormai impossibile da replicare e di aprirci a mani nude uno spazio in grado di rispondere alle necessità mutate della contemporaneità.
Prima di aprire le porte dell'Officina San Domenico, a luglio abbiamo incontrato le associazioni, le persone, i gruppi organizzati o meno, che ci hanno chiesto di costruire insieme un percorso. Così come anche abbiamo chiesto ad associazioni con cui crediamo sinceramente di poter collaborare, di mettere in comune le competenze. Con qualcuno il percorso è già iniziato, con qualcun altro speriamo di poter avviare presto nuove progettualità. E per questo, dopo questi primi quattro mesi, sentiamo di dover ringraziare La Fabbrica, Il Nocciolo, Una Famiglia in Più, Nativi Urbani, 3Place, Legambiente Andria, Agorà Impertinente, Comunità Migrantesliberi, Springtime Jazz Festival, Andriaground APS, Flamingo Surf Club, Momò Murga, Centro RiscoprirSi, OVO, IAC per l'entusiasmo con il quale ci siamo riusciti a mettere alla prova, insieme. Ma anche grazie alle giovani e innovative imprese che hanno creduto nelle nostre proposte, come Lula, Mezzapagnotta, La Teranga, Durango Edizioni, Mondadori, Hops e Potentilla.
E in particolare ringraziamo il preside Paolo Farina, il primo a credere nelle nostre giovani professionalità e darci fiducia.
Per noi è stato commovente anche incontrare il sostegno sincero oltre che la fiducia di tanti giovanissimi ragazzi e dei loro insegnanti: un sentito grazie va anche alle scuole che ci hanno scelto come soggetto per ospitare l'alternanza scuola lavoro, come l'IISS Colasanto e l'ITIS Jannuzzi, ma anche la scuola elementare Don Tonino Bello per i tanti piccoli alunni indirizzati verso il nostro doposcuola.
Sono tanti i privati e le istituzioni scolastiche che ci hanno supportato fino a questo momento, ma abbiamo imparato, spesso a nostre spese, che non potremo mai sostituirci al settore pubblico né aspiriamo a farlo.
Il momento storico che stiamo vivendo pone delle criticità al settore della cultura, ancor più per un'attività giovanile al suo start-up in un contesto difficile come può essere quello di una provincia del Sud Italia. Ci siamo spesso trovati a dover rimodulare le nostre attività, a prendere le precauzioni più adatte, a dimezzare i posti disponibili per spettacoli, concerti e workshop. Ma perseguendo la nostra vocazione di spazio accessibile e aperto a tutti, abbiamo provato sempre ad immaginare delle soluzioni in grado di garantire anche a chi non può permetterselo non semplicemente di entrare in questo spazio, ma soprattutto di poter fruire di attività inaccessibili a causa delle condizioni sociali di base.
Sono nati così workshop e biglietti sospesi. Abbiamo chiesto a chi ha più disponibilità economiche di contribuire e garantire a chi è escluso dal circuito della cultura la possibilità di accedere ad uno spettacolo come Laudato Sì di Michele Sinisi o al corso di scrittura creativa di Micaela di Trani. Con lo stesso criterio, abbiamo deciso di calmierare i costi per frequentare il Doposcuola in questo spazio. Sono solo piccole e insufficienti iniziative e sappiamo di non poter rispondere a tutte le necessità che in questi mesi abbiamo raccolto sul campo.
Ancora oggi perseguiamo l'idea di non essere un'astronave in una città, un luogo avulso dal suo contesto e in grado di divertire solo chi già frequenta il settore della cultura. Proviamo, e quattro mesi sono solo l'embrione di questa aspirazione, a diventare uno spazio in cui non sentirsi mai esclusi, ma in cui entrare e sapere di poter imparare sempre. Imparare cose su di sé e sugli altri, sul mondo e sul futuro.
In questi quattro mesi siamo stati sempre esposti e sempre in ascolto dei nostri fruitori. Non di rado abbiamo dovuto rispondere alle perplessità, comprensibili, di chi chiedeva perché tesserarsi a Capital Sud, perché pagare per entrare in uno spazio pubblico.
La risposta, seppur dolorosa, risiede nella grande contraddizione del nostro tempo: la politica degli ultimi trent'anni ha spostato sempre più il settore pubblico della cultura verso un concetto di imprenditorialità, riducendo drasticamente le risorse pubbliche e incentivando gli operatori ad abbandonare la logica della gratuità e sposare quella della competitività economica.
CapitalSud è un'associazione di promozione sociale e in quanto tale si barcamena tra i principi etici in cui crediamo e la necessità di dover pagare le bollette. Per questo, ringraziamo i 1007 tesserati che con entusiasmo hanno deciso di sostenerci e di credere nelle nostre capacità, aiutandoci a garantire l'apertura di questo spazio e la possibilità di sostenere le attività che hanno una chiara vocazione sociale e uno scarso rendimento economico, come ad esempio l'aula studio aperta tutti i giorni dalle 9 alle 20. Ancor più ringraziamo i tanti e le tante che inizialmente si sono avvicinati come fruitori e oggi sono colonne portanti di Officina, che avrete visto in giro tra montaggio e smontaggio degli impianti, all'ingresso, al controllo green pass, in giro a raccogliere bicchieri e svuotare posaceneri. Ma anche a gestire workshop, a portarci idee nuove e competenze che ci mancavano.
Li ringraziamo di cuore, il loro tempo e il loro impegno è prezioso, ancor più perché hanno accettato, come noi, di investire in maniera totalmente volontaria tutte le loro migliori energie. E con più di 50 eventi organizzati nei primi quattro mesi sappiamo bene cosa vuol dire sacrificare il proprio tempo libero e lavorare in team.
E insieme a loro ringraziamo anche tutti i professionisti del settore culturale ed eventi: attori, cantanti, musicisti, dj. Entrare in uno spazio come l'Officina non è sempre agevole: non è un teatro, una sala concerti o una pista da ballo, eppure chi ha lavorato con noi ha sempre accettato con grande gioia di venirci incontro, anche laddove non siamo stati in grado di offrire loro il miglior servizio a causa delle condizioni in cui lo spazio o le strumentazioni ci sono state consegnate.
Pensavamo che l'Officina si sarebbe aperta in un'era post Covid. Così non è, siamo ancora in una crisi pandemica senza precedenti. Molte delle cose che sognavamo di poter fare, non sono ancora possibili. Anzi, molte delle cose che siamo riusciti a fare, sono state diverse da come avremmo voluto.
In particolare, quello che riguarda la nostra vita professionale. Non raccontiamo nulla di nuovo, se non la storia di tanti giovani lavoratori del mondo della cultura e dell'innovazione sociale. Spesso ci siamo scontrati con lo scetticismo di chi è più grande di noi e ritiene che questo impegno sia un gioco a cui giocare solo per un po'. Spesso ci siamo trovati a fare i conti e a decidere di risparmiare pochi euro e dedicarci noi stessi alle pulizie dello spazio, a ritirare a mano le merci per il bar o imparare da soli a far funzionare mixer, casse e subwoofer.
Ringraziamo il team di ARTI per averci spinto a esplorare nuove possibilità della collaborazione tra pubblico e privato. In questi mesi non ci siamo risparmiati, abbiamo cercato di trovare nuove soluzioni di fundraising unendo i finanziamenti regionali agli sponsor privati che ci hanno permesso di realizzare le attività di Natale, per questo un grazie va rivolto a Progetto Vogue, Servizi e costruzioni srl, Musa Scuole, Jijil e Ottica Guglielmi. CapitalSud, costituito da giovani professionisti under 35 ha fatto un investimento grande sul futuro.
Vogliamo continuare a portare entusiasmo e esperienze interessanti, vogliamo che questo spazio possa diventare il nostro lavoro, ed è per vincere questa grande sfida che, oggi, resistiamo lavorando gratuitamente, alternando secondi e terzi lavori.
Facciamo parte del settore culturale e ci uniamo alle richieste di chi pretende di veder riconosciuta la dignità lavorativa all'interno di un contesto percepito come superfluo che, però, quando è venuto meno ha generato malessere, rabbia, insoddisfazione in chi, come noi, viene dai "margini dell'impero", dalla provincia in cui manca tutto e certe volte fa venir voglia di andare via.
Noi siamo qui per poter dare una ragione, a chi vuole andar via, per restare, o per tornare, come molti di noi hanno fatto, e avere fiducia non solo in CapitalSud, ma in un contesto che desidera investire sul futuro a partire da un presente complesso».