Vita di città
Covid, nuovo anno scolastico: il preside Paolo ricorda l'Inferno di Dante
«Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza»
Andria - venerdì 2 ottobre 2020
13.23
A pochi i giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico, quello che passerà alla storia perchè vissuto nell'emergenza sanitaria mentre la pandemia mette in ginocchio il Mondo, la scuola prova a rialzarsi e a ripartire, e il prof. Paolo Farina, Preside del C.P.I.A. (Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti) la cui sede è situata al quartiere San Valentino, scrive una lettera aperta alla comunità che pubblichiamo integralmente.
Carissimi corsisti, diletti docenti, cari genitori, prezioso personale ATA,
non è senza un moto di trepidazione che mi rivolgo a voi all'inizio di quest'anno scolastico che, dopo i mesi bui della scorsa primavera, parte tra gli opposti poli dell'entusiasmo di chi, finalmente, può tornare tra i banchi di scuola, e l'incertezza del futuro per i dolorosi motivi a tutti già noti. Come Ulisse al limitare delle Colonne d'Ercole, mi permetto di ripetere prima a me e quindi a ciascuno di voi: «fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza»
(Inferno, XXVI, vv. 119-120).
Sì, siamo nati per conoscere e riconoscere. Conoscere il senso del nostro esistere, riconoscere il limite del nostro essere uomini. Conoscere quanto di bello, vero, giusto e buono è dato di scoprire, riconoscere il proprio volto riflesso in quello di chi mi è prossimo. Riconoscermi nelle sue ferite e nel suo sorriso. Credo si possa sintetizzare proprio in questo la missione alta che un Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti è chiamato a incarnare: ricordare a tutti che non si smette mai di imparare, che c'è sempre una nuova possibilità, che nella Casa della conoscenza c'è posto per tutti, che "diverso" è bello ed è ricchezza, che non siamo chiamati a fare cose grandi, ma piccole cose con grande amore; e che, se mai bisogna montarsi la testa, neppure siamo disposti ad abbassarla davanti ai prepotenti del sapere.
Sì, siamo nati per essere liberi. E non c'è nulla che renda liberi quanto l'istruzione. Don Milani lo ha detto a modo suo: «Ogni parola che non sai oggi è un calcio nel culo domani». Citavo proprio questa frase quando, da professore, ad ogni primo giorno di scuola incontravo una classe nuova. Sceglievo un volontario, gli chiedevo, senza dargli altre spiegazioni, di mettere le mani sulla cattedra e di piegarsi a 90°… poi, mentre ripetevo le parole di don Milani, gli assestavo un bel calcione nel sedere. Vi confesso una cosa: avrebbero potuto denunciarmi per questo, ma nessuno l'ha mai fatto. In compenso, a partire da quel momento, il volontario era ribattezzato "prof. Calcio in culo", un titolo onorifico guadagnato sul campo: e, dal quel giorno in poi, tutti in classe tutti ricordavano bene quella prima lezione ed erano pronta a "restituirla" a chi l'avesse dimenticata.
Sì, siamo nati per restituire. Da adulti, non c'è bisogno di prendere altri calci per sapere che la vita è dura. Da adulti, conosciamo il senso di parole come "sacrificio", "sofferenza", "torti subiti", "ingiustizia". Da adulti, sappiamo anche che è bello ricevere: ed è ancora più bello poter restituire almeno in parte quanto ci è stato donato. Un educatore lo sa ed è il segreto della sua felicità: poter rimettere in circolo quanto altri, gratuitamente, gli hanno dato. Per farlo, però, serve competenza: e non c'è competenza se non c'è conoscenza. Ecco che il cerchio si chiude: conoscere, riconoscere, essere liberi, restituire. In poche parole: essere competenti per amare.
Cari corsisti,
se volete riconoscervi, avete bisogno di conoscere, se volete essere liberi, avete bisogno di conoscere, se volete amare, avete – ancora una volta e ancor di più – bisogno di conoscere. Perché è conoscendo che sarete riconosciuti ed è riconoscendo che si conosce veramente ed è con conoscenza e riconoscenza che si può gettare il proprio seme nel mondo.
Cari docenti, il vostro è il ruolo più nobile dopo quello dei genitori: un genitore genera la vita, un docente la può rendere degna di essere vissuta. Non dico altro, se non che vi invidio per quanto di grande potete realizzare nelle e con le vite dei vostri allievi: un potere ed una responsabilità così grandi che vi dovrebbero tremare i polsi…
Cari genitori, ci impegniamo a prenderci cura dei vostri figli, ma sappiate che non possiamo farlo senza di voi: la scuola, senza la famiglia, è un'ala spezzata…
Carissimi DSGA, assistenti amministrativi, collaboratori scolatici, il vostro è spesso un lavoro oscuro e misconosciuto. Lo voglio dire a chiare lettere: senza il vostro sudore quotidiano, saremmo costretti ad alzare bandiera bianca. Grazie, grazie di cuore per quanto fate! E grazie perché continuerete a farlo… E allora buon anno a tutti! Leviamo l'àncora! Se tempesta sarà, l'affronteremo tutti insieme: dovessimo pure remare con le mani sanguinanti per contendere la riva, un centimetro alla volta, alla furia del vento.
preside Paolo
Carissimi corsisti, diletti docenti, cari genitori, prezioso personale ATA,
non è senza un moto di trepidazione che mi rivolgo a voi all'inizio di quest'anno scolastico che, dopo i mesi bui della scorsa primavera, parte tra gli opposti poli dell'entusiasmo di chi, finalmente, può tornare tra i banchi di scuola, e l'incertezza del futuro per i dolorosi motivi a tutti già noti. Come Ulisse al limitare delle Colonne d'Ercole, mi permetto di ripetere prima a me e quindi a ciascuno di voi: «fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza»
(Inferno, XXVI, vv. 119-120).
Sì, siamo nati per conoscere e riconoscere. Conoscere il senso del nostro esistere, riconoscere il limite del nostro essere uomini. Conoscere quanto di bello, vero, giusto e buono è dato di scoprire, riconoscere il proprio volto riflesso in quello di chi mi è prossimo. Riconoscermi nelle sue ferite e nel suo sorriso. Credo si possa sintetizzare proprio in questo la missione alta che un Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti è chiamato a incarnare: ricordare a tutti che non si smette mai di imparare, che c'è sempre una nuova possibilità, che nella Casa della conoscenza c'è posto per tutti, che "diverso" è bello ed è ricchezza, che non siamo chiamati a fare cose grandi, ma piccole cose con grande amore; e che, se mai bisogna montarsi la testa, neppure siamo disposti ad abbassarla davanti ai prepotenti del sapere.
Sì, siamo nati per essere liberi. E non c'è nulla che renda liberi quanto l'istruzione. Don Milani lo ha detto a modo suo: «Ogni parola che non sai oggi è un calcio nel culo domani». Citavo proprio questa frase quando, da professore, ad ogni primo giorno di scuola incontravo una classe nuova. Sceglievo un volontario, gli chiedevo, senza dargli altre spiegazioni, di mettere le mani sulla cattedra e di piegarsi a 90°… poi, mentre ripetevo le parole di don Milani, gli assestavo un bel calcione nel sedere. Vi confesso una cosa: avrebbero potuto denunciarmi per questo, ma nessuno l'ha mai fatto. In compenso, a partire da quel momento, il volontario era ribattezzato "prof. Calcio in culo", un titolo onorifico guadagnato sul campo: e, dal quel giorno in poi, tutti in classe tutti ricordavano bene quella prima lezione ed erano pronta a "restituirla" a chi l'avesse dimenticata.
Sì, siamo nati per restituire. Da adulti, non c'è bisogno di prendere altri calci per sapere che la vita è dura. Da adulti, conosciamo il senso di parole come "sacrificio", "sofferenza", "torti subiti", "ingiustizia". Da adulti, sappiamo anche che è bello ricevere: ed è ancora più bello poter restituire almeno in parte quanto ci è stato donato. Un educatore lo sa ed è il segreto della sua felicità: poter rimettere in circolo quanto altri, gratuitamente, gli hanno dato. Per farlo, però, serve competenza: e non c'è competenza se non c'è conoscenza. Ecco che il cerchio si chiude: conoscere, riconoscere, essere liberi, restituire. In poche parole: essere competenti per amare.
Cari corsisti,
se volete riconoscervi, avete bisogno di conoscere, se volete essere liberi, avete bisogno di conoscere, se volete amare, avete – ancora una volta e ancor di più – bisogno di conoscere. Perché è conoscendo che sarete riconosciuti ed è riconoscendo che si conosce veramente ed è con conoscenza e riconoscenza che si può gettare il proprio seme nel mondo.
Cari docenti, il vostro è il ruolo più nobile dopo quello dei genitori: un genitore genera la vita, un docente la può rendere degna di essere vissuta. Non dico altro, se non che vi invidio per quanto di grande potete realizzare nelle e con le vite dei vostri allievi: un potere ed una responsabilità così grandi che vi dovrebbero tremare i polsi…
Cari genitori, ci impegniamo a prenderci cura dei vostri figli, ma sappiate che non possiamo farlo senza di voi: la scuola, senza la famiglia, è un'ala spezzata…
Carissimi DSGA, assistenti amministrativi, collaboratori scolatici, il vostro è spesso un lavoro oscuro e misconosciuto. Lo voglio dire a chiare lettere: senza il vostro sudore quotidiano, saremmo costretti ad alzare bandiera bianca. Grazie, grazie di cuore per quanto fate! E grazie perché continuerete a farlo… E allora buon anno a tutti! Leviamo l'àncora! Se tempesta sarà, l'affronteremo tutti insieme: dovessimo pure remare con le mani sanguinanti per contendere la riva, un centimetro alla volta, alla furia del vento.
preside Paolo