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Religioni

Novembre: tra il cielo in una stanza e una stanza in cielo

Riflessione di don Ettore Lestingi in vista della Solennità di tutti i Santi e della Commemorazione dei fedeli defunti

"A Novembre la città si spegne in un istante…". Un velo di mestizia scende sulla città dell'uomo e nebbia fitta avvolge ogni cosa. Pascoli, nella sua poesia dal titolo Novembre afferma: "Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. È l'estate, fredda, dei morti. Sì, perché tradizionalmente Novembre è il mese dei morti e la mente e il cuore dell'uomo naufragano nell'impatto violento contro l'oscuro e certo destino di ogni esistenza umana.

E il pensiero vola oltre ogni limite e drammatica e inquietante emerge la domanda: "Oltre la montagna, cosa ci sarà?". La risposta a questo profondo interrogativo dell'uomo di ogni longitudine e latitudine ci viene dalla Liturgia che nei primi due giorni di Novembre ci fa celebrare la Festa di tutti i Santi e la Commemorazione dei Fedeli defunti, come se fossero i pilastri e l'architrave della casa della vita, quasi a volerci ricordare che ognuno di noi è l'architetto e al tempo stesso l'ingegnere e l'operaio nella costruzione del suo destino, di cui appunto la casa è figura e immagine inequivocabile. Parlare di vita e di morte è balbettare sul mistero indicibile che avvolge la vita umana, perché per quanto possa rivelarsi è sempre velata dal fumo invalicabile di profumato incenso. La Festa di tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti hanno come comune denominatore l'immagine della stanza e, volendo attingere dalla saggezza umana, intesa come tenda della sapienza divina, parole che balbettano il mistero, mi piace rifarmi ad alcuni brani della musica leggera letti quasi in sinossi con brani della Sacra Scrittura. E non perché oggi va di moda quella che viene chiamata la pop theology, ma perché sono convinto che nelle parole umane si nasconde e si rivela la Parola divina.
Per la Festa di tutti i Santi ascoltiamo:
Quando sei qui con me
Questa stanza non ha più pareti
Ma alberi
Alberi infiniti.

Quando sei qui vicino a me
Questo soffitto viola
No, non esiste più
Io vedo il cielo sopra noi. (Gino Paoli)


Essere Santi significa vivere in compagnia con Dio, la vita diventa una stanza senza pareti e muri di separazione, si estende fino in cima come alberi infiniti che sfiorano il cielo. Essere santi è scoperchiare il tetto della casa e vedere il cielo sopra di noi.

Se questa è la saggezza umana, ora ascoltiamo la sapienza divina:
Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere. (Salmo 1)


Essere santi è non percorrere l'autostrada della perdizione, non indugiare nella via dei peccatori, ma è trovare compiacimento della via del Signore. E' diventare alberi sempre verdi perché radicati in corsi di acqua viva e dare frutti a suo tempo … Frutto della santità è la carità.

Per la Commemorazione dei fedeli defunti ascoltiamo:

E voglio fare la mia casa nel cielo
Proprio come hai fatto tu, oh, ma finché non arrivo
Fino a quando non arrivo
Basta salvare un posto per me, salvare un posto per me
Perche 'saro' li ' presto.
Salva un posto per me, salva un posto per me
Sarò lì presto, sarò lì presto (Matthew West — Save A Place For Me)

La consapevolezza della morte ci induce ad assicurarci "un posto al sole", a mettere da parte risorse, non economiche, ma umane e spirituali per costruirci una casa in Paradiso, ricordandoci le Parole del Signore della vita che ci suggerisce di "non accumulare tesori sulla terra per poi perdere davanti a Dio". "Salva un posto per me…" è l'incosciente consapevolezza della verità di fede che ci fa sperare nel ricongiungimento con quanti ci hanno preceduto nel cammino della vita e ora abitano le dimore eterne.

Alla saggezza umana viene incontro perfezionandola la sapienza divina che afferma:
Ai tuoi fedeli, o Signore,
la vita non è tolta, ma trasformata;
e mentre si distrugge la dimora
di questo esilio terreno,
viene preparata
un'abitazione eterna nel cielo. (Prefazio dei Defunti I)

Con la morte nulla dell'uomo va distrutto perché Dio non può vedere annientato ciò che ha creato. Ed è bello e consolante pensare che nel tempo della disfatta del nostro corpo a causa della malattia, in cielo angeli costruttori sono all'opera per preparare una stanza accogliente e confortevole. S. Agostino afferma: "La vita e la morte sono due stanze della stessa casa". Festa di tutti i Santi e commemorazione dei fedeli defunti: il cielo in una stanza e una stanza in cielo.
E a Novembre la città si riaccende in un istante".
  • don Ettore Lestingi
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