Eventi e cultura
Nicola Porro presenta ad Andria “La disuguaglianza fa bene”
Nel dibattito, polemico botta e risposta tra l’autore ed il collega Michele Cozzi
Andria - lunedì 7 novembre 2016
"La disuguaglianza fa bene. Manuale di sopravvivenza per un liberista" è il titolo del libro presentato ad Andria da Nicola Porro, giornalista e attuale conduttore televisivo del programma Matrix.
La presentazione si è tenuta nella sala Attimonelli dell'albergo Villa dei Pini, organizzato da Vincenzo D'Avanzo, nella serata di sabato 5 novembre, alla presenza di un cospicuo numero di curiosi e interessati. Prima dell'intervento dell'autore, ha aperto i battenti il sindaco Nicola Giorgino, il quale ha dato atto al concittadino Porro la particolarità del libro, riconoscendogli la sua fama di "giornalista autorevole e affermato nel panorama italiano", che per la grande portata delle sue idee ha definito anche come "una voce fuori dal comune". Giorgino ha anche espresso alcuni concetti che si accostano all'opera di Porro, affermando che "aldilà degli slogan mediatici, c'è bisogno di recuperare alcuni valori fondame tali ed evitare di massificare il pensiero.
Il successivo intervento è stato quello di Michele Cozzi, giornalista de "La Gazzetta del Mezzogiorno". Questi ha presentato alcuni spunti del libro "teorico-divulgativo" di Porro, sottolineando ad esempio come "la cultura del merito in Italia non è ancora riconosciuta come un valore, quindi tendiamo a rendere tutti uguali. In una società liberale la lotta non deve avere come obiettivo la diminuzione della ricchezza di chi è ricco, ma la riduzione della povertà. Oggi, inoltre, il pensiero liberale è molto più diffuso di quanto si possa sentire". L'ospite più atteso, Nicola Porro, ha poi preso la parola, chiarendo alcuni punti fondamentali del suo pensiero sull'attuale situazione della società e della politica. Un primo principio cruciale sottolineato è il contagio positivo delle idee: "Io odio le rivoluzioni, e infatti non mi piace la rivoluzione francese; voglio un contagio e non una rivoluzione liberale, voglio che il pensiero del fruttivendolo vada a finire alla commessa della Mondadori per poi andare al manager". I successivi punti del discorso hanno riguardato la pesantezza della burocrazia e il ruolo che lo Stato esercita sui cittadini: "Questo è un paese per il quale conta il rispetto per la procedura e non per il risultato. Per me vengono prima gli individui e poi lo stato. Uno dei tanti problemi oggi è che lo stato pensa di sapere meglio di noi quello che dobbiamo fare e ciò che è bene per la collettività. Io penso che siamo noi a sapere come rendere ricco questo paese, e non lo Stato". L'autore stesso, sia nel libro che nel corso del suo discorso, si definisce estremista: "Chiedo allo Stato di lasciarci più libero dalla burocrazia e dalle tasse: è questo il mio estremismo. Io sono estremista perché in televisione sono sette anni che mi comporto in modo garbato, nel libro invece posso esprimere le mie idee come meglio credo". Un breve rimando anche all'aspetto economico che influisce non certo positivamente sugli individui: Porro, a tal proposito, precisa che "non esistono modelli macroeconomici, ma gli individui, che sono fondamentali; questi modelli, essendo figli della matematica, perdono di vista l'individuo. Molto esplicativo del titolo del libro è invece un altro suo pensiero attinente all'attuale situazione sociale e ideologica, in cui l'autore avverte una "distrazione di massa, che ci rende vittime del pensiero unico".
Nel corso dei vari interventi, ci sono stati diversi momenti di accesi botta e risposta tra lo stesso Porro ed il collega Cozzi, soprattutto per le differenti vedute in chiave politica, con toni alle volte un pò troppo aspri e polemici. Si è poi arrivati al punto cruciale che sta attraversando queste giornate, ossia il referendum, a riguardo del quale però l'autore stesso ha chiosato: "Non sono qui per parlare del referendum".
La presentazione si è tenuta nella sala Attimonelli dell'albergo Villa dei Pini, organizzato da Vincenzo D'Avanzo, nella serata di sabato 5 novembre, alla presenza di un cospicuo numero di curiosi e interessati. Prima dell'intervento dell'autore, ha aperto i battenti il sindaco Nicola Giorgino, il quale ha dato atto al concittadino Porro la particolarità del libro, riconoscendogli la sua fama di "giornalista autorevole e affermato nel panorama italiano", che per la grande portata delle sue idee ha definito anche come "una voce fuori dal comune". Giorgino ha anche espresso alcuni concetti che si accostano all'opera di Porro, affermando che "aldilà degli slogan mediatici, c'è bisogno di recuperare alcuni valori fondame tali ed evitare di massificare il pensiero.
Il successivo intervento è stato quello di Michele Cozzi, giornalista de "La Gazzetta del Mezzogiorno". Questi ha presentato alcuni spunti del libro "teorico-divulgativo" di Porro, sottolineando ad esempio come "la cultura del merito in Italia non è ancora riconosciuta come un valore, quindi tendiamo a rendere tutti uguali. In una società liberale la lotta non deve avere come obiettivo la diminuzione della ricchezza di chi è ricco, ma la riduzione della povertà. Oggi, inoltre, il pensiero liberale è molto più diffuso di quanto si possa sentire". L'ospite più atteso, Nicola Porro, ha poi preso la parola, chiarendo alcuni punti fondamentali del suo pensiero sull'attuale situazione della società e della politica. Un primo principio cruciale sottolineato è il contagio positivo delle idee: "Io odio le rivoluzioni, e infatti non mi piace la rivoluzione francese; voglio un contagio e non una rivoluzione liberale, voglio che il pensiero del fruttivendolo vada a finire alla commessa della Mondadori per poi andare al manager". I successivi punti del discorso hanno riguardato la pesantezza della burocrazia e il ruolo che lo Stato esercita sui cittadini: "Questo è un paese per il quale conta il rispetto per la procedura e non per il risultato. Per me vengono prima gli individui e poi lo stato. Uno dei tanti problemi oggi è che lo stato pensa di sapere meglio di noi quello che dobbiamo fare e ciò che è bene per la collettività. Io penso che siamo noi a sapere come rendere ricco questo paese, e non lo Stato". L'autore stesso, sia nel libro che nel corso del suo discorso, si definisce estremista: "Chiedo allo Stato di lasciarci più libero dalla burocrazia e dalle tasse: è questo il mio estremismo. Io sono estremista perché in televisione sono sette anni che mi comporto in modo garbato, nel libro invece posso esprimere le mie idee come meglio credo". Un breve rimando anche all'aspetto economico che influisce non certo positivamente sugli individui: Porro, a tal proposito, precisa che "non esistono modelli macroeconomici, ma gli individui, che sono fondamentali; questi modelli, essendo figli della matematica, perdono di vista l'individuo. Molto esplicativo del titolo del libro è invece un altro suo pensiero attinente all'attuale situazione sociale e ideologica, in cui l'autore avverte una "distrazione di massa, che ci rende vittime del pensiero unico".
Nel corso dei vari interventi, ci sono stati diversi momenti di accesi botta e risposta tra lo stesso Porro ed il collega Cozzi, soprattutto per le differenti vedute in chiave politica, con toni alle volte un pò troppo aspri e polemici. Si è poi arrivati al punto cruciale che sta attraversando queste giornate, ossia il referendum, a riguardo del quale però l'autore stesso ha chiosato: "Non sono qui per parlare del referendum".