
Vita di città
Necessaria l'estirpazione degli ailanti di via Padre Niccolò Vaccina e viale Gramsci
L'ecologista andriese Nicola Montepulciano ricostruisce questa vicenda botanica, allertando sulla pericolosità dell'attuale condizione
Andria - lunedì 13 luglio 2020
10.44
Valutare la condizione in cui versano gli alberi di via Padre Niccolò Vaccina e viale Gramsci, considerato che si tratta di una specie non autoctona come l'ailanto per giunta arrivata al termine del suo ciclo naturale di vita.
A scrivere dell'albero caduto nei giorni scorsi a via Padre Niccolò Vaccina è lo storico ecologista andriese Nicola Montepulciano:
"L'albero di via Padre Niccolò Vaccina dal quale si è staccato un grosso ramo è un ailanto (Ailanthus altissima (Mill.) Swingle) della famiglia delle Simaroubaceae e non un albero di Giuda (Cercis siliquastrum L.) delle Leguminosae. L'ailanto non appartiene alla flora italiana, proviene dalla Cina e come ebbi a scrivere altrove è dannosissimo. Infestante, invasivo, velenoso, allergenico, puzzolente. Tutte le componenti di questo vegetale, in particolare le foglie, emettono una puzza il cui primo effetto è di costringere a non respirare.
Il frutto è una samara a forma elicoidale, contenente il seme, e perciò può sfruttare il vento per la disseminazione (anemocoria). Può volare per decine e decine di metri e depositarsi dappertutto: scarpate, incolti, siepi, terrazzi, vasi, fra traversine ferroviarie, piccole fessure di strade, di marciapiede, di case abitate o abbandonate, sui tetti di case, chiese, istituti provocando profonde e gravi lesioni, su cumuli dei resti di lavori edilizi, fra muretti a secco, su resti archeologici, in giardini pubblici e privati e altri posti ancora. Ha effetti allelopatici, cioè produce tossine radicali per non permettere la crescita di piante diverse attorno a sé e quindi inquina il terreno risultando dannosissimo per la nostra natura ed agricoltura. Quando capita di attecchire nelle immediate vicinanze dei nostri boschi ben presto avanza ed entra in competizione con le nostre roverelle non permettendo più la nascita delle piccole roverelle e dei tartufi, quando attecchisce sulla Murgia non permette la crescita di funghi e di erbe, provocando il cosiddetto "inquinamento verde".
Ha vita breve e dopo 40, 50 anni comincia a deperire, marcire, di conseguenza senza più circolazione di linfa i rami si indeboliscono, marciscono e possono staccarsi improvvisamente dall'albero ed è quello che è successo all'albero di via Padre Niccolò Vaccina. Non si tratta quindi di malattia, ma di andamento tipico dell'ecologia di questo albero. Non sopporta, più degli altri alberi, potature eccessive, energiche, che contribuiscono al suo ulteriore indebolimento e all'improvvisa caduta di rami, con eventuale responsabilità come si legge a pag. 8 del libro "Le potature degli alberi ornamentali nei luoghi pubblici" (Edagricole). Per questi ailanti ormai troppo vetusti è necessaria la valutazione singola dello stato di salute anno per anno poiché, come sopra detto, si indeboliscono anno dopo anno. Tutta la chioma di quell'albero è stata opportunamente abbattuta, ma va eliminato anche tutto il tronco, così come altri tre su viale Antonio Gramsci completamente secchi ed altri che crescono male ed uno che cresce malissimo su via Achille Grandi poco vicino. Un lunedì di due o tre anni fa cadde un ailanto proprio in via Grandi. Fortunatamente cadde dopo le quattordici quando tutti i mercanti erano andati via. E se fosse successo qualche ora prima? Ma dopo questi episodi è bene prendere in considerazione la estirpazione di tutti questi ailanti e pensare ad una ragionata sostituzione con specie che non debbono essere necessariamente italiane (come sarebbe giusto visto che l'Italia vanta bellissime specie arboree, stupendo sarebbe un viale di roverelle), ma anche esotiche come la Jacaranda blu dai bellissimi effetti estetici", conclude l'ecologista Nicola Montepulciano.
A scrivere dell'albero caduto nei giorni scorsi a via Padre Niccolò Vaccina è lo storico ecologista andriese Nicola Montepulciano:
"L'albero di via Padre Niccolò Vaccina dal quale si è staccato un grosso ramo è un ailanto (Ailanthus altissima (Mill.) Swingle) della famiglia delle Simaroubaceae e non un albero di Giuda (Cercis siliquastrum L.) delle Leguminosae. L'ailanto non appartiene alla flora italiana, proviene dalla Cina e come ebbi a scrivere altrove è dannosissimo. Infestante, invasivo, velenoso, allergenico, puzzolente. Tutte le componenti di questo vegetale, in particolare le foglie, emettono una puzza il cui primo effetto è di costringere a non respirare.
Il frutto è una samara a forma elicoidale, contenente il seme, e perciò può sfruttare il vento per la disseminazione (anemocoria). Può volare per decine e decine di metri e depositarsi dappertutto: scarpate, incolti, siepi, terrazzi, vasi, fra traversine ferroviarie, piccole fessure di strade, di marciapiede, di case abitate o abbandonate, sui tetti di case, chiese, istituti provocando profonde e gravi lesioni, su cumuli dei resti di lavori edilizi, fra muretti a secco, su resti archeologici, in giardini pubblici e privati e altri posti ancora. Ha effetti allelopatici, cioè produce tossine radicali per non permettere la crescita di piante diverse attorno a sé e quindi inquina il terreno risultando dannosissimo per la nostra natura ed agricoltura. Quando capita di attecchire nelle immediate vicinanze dei nostri boschi ben presto avanza ed entra in competizione con le nostre roverelle non permettendo più la nascita delle piccole roverelle e dei tartufi, quando attecchisce sulla Murgia non permette la crescita di funghi e di erbe, provocando il cosiddetto "inquinamento verde".
Ha vita breve e dopo 40, 50 anni comincia a deperire, marcire, di conseguenza senza più circolazione di linfa i rami si indeboliscono, marciscono e possono staccarsi improvvisamente dall'albero ed è quello che è successo all'albero di via Padre Niccolò Vaccina. Non si tratta quindi di malattia, ma di andamento tipico dell'ecologia di questo albero. Non sopporta, più degli altri alberi, potature eccessive, energiche, che contribuiscono al suo ulteriore indebolimento e all'improvvisa caduta di rami, con eventuale responsabilità come si legge a pag. 8 del libro "Le potature degli alberi ornamentali nei luoghi pubblici" (Edagricole). Per questi ailanti ormai troppo vetusti è necessaria la valutazione singola dello stato di salute anno per anno poiché, come sopra detto, si indeboliscono anno dopo anno. Tutta la chioma di quell'albero è stata opportunamente abbattuta, ma va eliminato anche tutto il tronco, così come altri tre su viale Antonio Gramsci completamente secchi ed altri che crescono male ed uno che cresce malissimo su via Achille Grandi poco vicino. Un lunedì di due o tre anni fa cadde un ailanto proprio in via Grandi. Fortunatamente cadde dopo le quattordici quando tutti i mercanti erano andati via. E se fosse successo qualche ora prima? Ma dopo questi episodi è bene prendere in considerazione la estirpazione di tutti questi ailanti e pensare ad una ragionata sostituzione con specie che non debbono essere necessariamente italiane (come sarebbe giusto visto che l'Italia vanta bellissime specie arboree, stupendo sarebbe un viale di roverelle), ma anche esotiche come la Jacaranda blu dai bellissimi effetti estetici", conclude l'ecologista Nicola Montepulciano.