Religioni
Natale in tre parole: Gloria, Pace, Amore
Riflessione di don Ettore Lestingi, presidente della Commissione Liturgica diocesana
Andria - domenica 25 dicembre 2022
DAL VANGELO SECONDO LUCA (2, 8-14)
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». (Lc.2,14) Non c'è poeta al mondo, o compositore, o scrittore, che abbia saputo narrare o musicare con melodia angelica la verità evangelica del Natale del Signore. Verità evangelica perché se il Natale è universale, personale è l'accoglienza e l'adesione al suo mistero. Dinanzi al grande mistero del Natale le parole tacciono e a parlare, anzi a cantare è il silenzio adorante: "E pure noi facciamo silenzio, più che parole il silenzio lo canti…" (D. M. Turoldo). Ma "Mentre il silenzio fasciava la terra e la notte era a metà del suo corso" (Turoldo) un grido si ode dal cielo: "Ecco lo Sposo, andategli incontro" (Mt. 25,10). E una carovana di angeli si incammina verso la terra cantando: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». (Lc.2,14). Sul Natale sono stati scritti fiumi di parole, ma è nel canto angelico che troviamo la verticalità, l'orizzontalità e la profondità del mistero della nostra rinascita. Insomma il Natale in tre parole: Gloria, Pace, Amore!
Gloria a Dio nel più alto dei cieli…è la parola umana che racchiude in sé, quasi abbreviandolo, lo splendore di Dio che, come luce inaccessibile illumina ma non accieca. Nella notte del mondo i nostri sguardi si elevano e contemplano Cristo, Sole di giustizia che sorge dall'alto, Stella del mattino che non conosce tramonto… Le spalle curve di dolore si drizzano, le mani fiacche di lavoro si irrobustiscono, le ginocchia vacillanti si rinsaldano e l'uomo raggiunge le vette dell'Altissimo. Il Natale, nella sua dimensione verticale, è estensione dell'uomo verso il cielo. Timore? Tremore? NO! Solo stupore il cui linguaggio è "Gloria". Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore in santi ornamenti… Nel tempio del Signore, tutti dicono: «Gloria!». (salmo 28). Dare al Signore la gloria del suo nome è dare "il dolce peso" , cioè il giusto riconoscimento della sua importanza nella nostra vita. Peso da dare, peso da accogliere perché "il mio giogo infatti è dolce e il mio carico è leggero" (Gesù). La Liturgia è il contesto privilegiato per sperimentare la verticalità della fede, che non è fuga dal mondo, ma "salire sul monte del Signore per ammirare il suo santuario". (salmo 26) E il Santuario di Dio che racchiude e contiene la sua Gloria da lodare e cantare è l'uomo perchè: "La gloria di Dio è l'uomo vivente". (S. Ireneo). Il Giorno di Natale "presentiamoci al Signore in santi ornamenti"… Celebriamo con nobile semplicità il Grande Mistero della nostra Gioia, e le nostre Liturgie rifuggono da sfarzo e vanità mondane per non offendere il Dio Povero e con Lui tutti i poveri della terra.
Pace in terra …Il Natale è la Festa degli abbracci … Braccia aperte per donare e per ricevere…Come le braccia del Dio Bambino adagiato nella mangiatoia e del Dio crocifisso sul legno della croce.Non più pugni chiusi o indici puntati, mani armate e dita addestrate nell'arte della guerra… Non più lingue taglienti come spade a doppio taglio, e parole come pietre… Non più lapidazioni di massa e levate di scudi… Non giorno del "crucifige", ma il giorno "dell'Osanna", giorno del "Benedetto colui che viene nel nome del Signore" "il Principe della Pace", Colui che è venuto nel mondo per riappacificare il cielo e la terra, per abbattere ogni muro di separazione e fare di tutte le nazioni un solo popolo, dove tutti siamo fratelli, Fratelli tutti! Il Natale è la festa dell'orizzontalità, dell'ampliamento della tenda del nostro cuore perché ci sia posto per tutti, come per tutti fu ed è quella mangiatoia a cui tutti accorrono per nutrirsi di Dio e trovare pace. Pace in terra …Come in cielo così in terra, perché il cielo è sceso sulla terra e dove c'è il cielo, l'indicibile Dio, lì c'è Pace. A Natale allarghiamo la tenda del nostro cuore, delle nostre case e delle nostre Chiese, perché nessuno resti escluso da questa grande Gioia.
Agli uomini amati dal Signore … A Natale prima di chiederci di amare ci vien chiesto di lasciarci amare. Lasciarsi amare è scendere nelle profondità del nostro cuore, dare voce all'inquietudine che lo abita e tendere senza vergogna la mano mendicante amore. "Tardi t'amai bellezza antica Tardi t'amai, ma sempre nuova Forte dentro di me il tuo grido Ma io ero fuori e non capivo Nelle creature mi gettavo Ma mi portavano lontano Dalla tua gioia che mi riempie Tardi t'amai ma t'amerò per sempre" (S. Agostino). Tardi t'amai, ma ti amerò per sempre. Presto o tardi, arriva il momento della "resa" alle lusinghe d'amore di Dio. Puoi resistergli per tutta la vita, ma arriva l'attimo, il momento, la situazione in cui cadi in ginocchio e ti arrendi al suo amore. Come in ginocchio caddero i pastori alla vista dell'Amore fatto Bambino; come prostrati caddero a terra i Magi dinanzi al Re vestito di panni; come dal cavallo della sua superbia cadde Paolo e da grande si fece "saulo" piccolo davanti al volto sfolgorante di Cristo. A Natale siamo fasciati dall'amore di Dio e, perché amati, possiamo diventare amanti, capaci di amore, quell'amore vero che ci rende operatori di pace, organizzatori di speranza, sentinelle di cieli nuovi e di terre nuove. A Natale: "Signore, fa di me uno strumento della Tua Pace: Dove è odio, fa ch'io porti l'Amore, Dove è offesa, ch'io porti il Perdono, Dove è discordia, ch'io porti l'Unione, Dove è dubbio, ch'io porti la Fede, Dove è errore, ch'i porti la Verità, Dove è disperazione, ch'io porti la Speranza, Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia, Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.
C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». (Lc.2,14) Non c'è poeta al mondo, o compositore, o scrittore, che abbia saputo narrare o musicare con melodia angelica la verità evangelica del Natale del Signore. Verità evangelica perché se il Natale è universale, personale è l'accoglienza e l'adesione al suo mistero. Dinanzi al grande mistero del Natale le parole tacciono e a parlare, anzi a cantare è il silenzio adorante: "E pure noi facciamo silenzio, più che parole il silenzio lo canti…" (D. M. Turoldo). Ma "Mentre il silenzio fasciava la terra e la notte era a metà del suo corso" (Turoldo) un grido si ode dal cielo: "Ecco lo Sposo, andategli incontro" (Mt. 25,10). E una carovana di angeli si incammina verso la terra cantando: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». (Lc.2,14). Sul Natale sono stati scritti fiumi di parole, ma è nel canto angelico che troviamo la verticalità, l'orizzontalità e la profondità del mistero della nostra rinascita. Insomma il Natale in tre parole: Gloria, Pace, Amore!
Gloria a Dio nel più alto dei cieli…è la parola umana che racchiude in sé, quasi abbreviandolo, lo splendore di Dio che, come luce inaccessibile illumina ma non accieca. Nella notte del mondo i nostri sguardi si elevano e contemplano Cristo, Sole di giustizia che sorge dall'alto, Stella del mattino che non conosce tramonto… Le spalle curve di dolore si drizzano, le mani fiacche di lavoro si irrobustiscono, le ginocchia vacillanti si rinsaldano e l'uomo raggiunge le vette dell'Altissimo. Il Natale, nella sua dimensione verticale, è estensione dell'uomo verso il cielo. Timore? Tremore? NO! Solo stupore il cui linguaggio è "Gloria". Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore in santi ornamenti… Nel tempio del Signore, tutti dicono: «Gloria!». (salmo 28). Dare al Signore la gloria del suo nome è dare "il dolce peso" , cioè il giusto riconoscimento della sua importanza nella nostra vita. Peso da dare, peso da accogliere perché "il mio giogo infatti è dolce e il mio carico è leggero" (Gesù). La Liturgia è il contesto privilegiato per sperimentare la verticalità della fede, che non è fuga dal mondo, ma "salire sul monte del Signore per ammirare il suo santuario". (salmo 26) E il Santuario di Dio che racchiude e contiene la sua Gloria da lodare e cantare è l'uomo perchè: "La gloria di Dio è l'uomo vivente". (S. Ireneo). Il Giorno di Natale "presentiamoci al Signore in santi ornamenti"… Celebriamo con nobile semplicità il Grande Mistero della nostra Gioia, e le nostre Liturgie rifuggono da sfarzo e vanità mondane per non offendere il Dio Povero e con Lui tutti i poveri della terra.
Pace in terra …Il Natale è la Festa degli abbracci … Braccia aperte per donare e per ricevere…Come le braccia del Dio Bambino adagiato nella mangiatoia e del Dio crocifisso sul legno della croce.Non più pugni chiusi o indici puntati, mani armate e dita addestrate nell'arte della guerra… Non più lingue taglienti come spade a doppio taglio, e parole come pietre… Non più lapidazioni di massa e levate di scudi… Non giorno del "crucifige", ma il giorno "dell'Osanna", giorno del "Benedetto colui che viene nel nome del Signore" "il Principe della Pace", Colui che è venuto nel mondo per riappacificare il cielo e la terra, per abbattere ogni muro di separazione e fare di tutte le nazioni un solo popolo, dove tutti siamo fratelli, Fratelli tutti! Il Natale è la festa dell'orizzontalità, dell'ampliamento della tenda del nostro cuore perché ci sia posto per tutti, come per tutti fu ed è quella mangiatoia a cui tutti accorrono per nutrirsi di Dio e trovare pace. Pace in terra …Come in cielo così in terra, perché il cielo è sceso sulla terra e dove c'è il cielo, l'indicibile Dio, lì c'è Pace. A Natale allarghiamo la tenda del nostro cuore, delle nostre case e delle nostre Chiese, perché nessuno resti escluso da questa grande Gioia.
Agli uomini amati dal Signore … A Natale prima di chiederci di amare ci vien chiesto di lasciarci amare. Lasciarsi amare è scendere nelle profondità del nostro cuore, dare voce all'inquietudine che lo abita e tendere senza vergogna la mano mendicante amore. "Tardi t'amai bellezza antica Tardi t'amai, ma sempre nuova Forte dentro di me il tuo grido Ma io ero fuori e non capivo Nelle creature mi gettavo Ma mi portavano lontano Dalla tua gioia che mi riempie Tardi t'amai ma t'amerò per sempre" (S. Agostino). Tardi t'amai, ma ti amerò per sempre. Presto o tardi, arriva il momento della "resa" alle lusinghe d'amore di Dio. Puoi resistergli per tutta la vita, ma arriva l'attimo, il momento, la situazione in cui cadi in ginocchio e ti arrendi al suo amore. Come in ginocchio caddero i pastori alla vista dell'Amore fatto Bambino; come prostrati caddero a terra i Magi dinanzi al Re vestito di panni; come dal cavallo della sua superbia cadde Paolo e da grande si fece "saulo" piccolo davanti al volto sfolgorante di Cristo. A Natale siamo fasciati dall'amore di Dio e, perché amati, possiamo diventare amanti, capaci di amore, quell'amore vero che ci rende operatori di pace, organizzatori di speranza, sentinelle di cieli nuovi e di terre nuove. A Natale: "Signore, fa di me uno strumento della Tua Pace: Dove è odio, fa ch'io porti l'Amore, Dove è offesa, ch'io porti il Perdono, Dove è discordia, ch'io porti l'Unione, Dove è dubbio, ch'io porti la Fede, Dove è errore, ch'i porti la Verità, Dove è disperazione, ch'io porti la Speranza, Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia, Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.