Cronaca
Monitoraggio Ospedali in Italia: il "Bonomo" non sorride
I dati dell'Agenas fotografano le performance di 1.200 strutture ospedaliere italiane. I dati campani i peggiori, ma anche il Nord non eccelle con Liguria e Veneto
Andria - giovedì 11 aprile 2013
10.06
Una chiamata al 118 e la corsa verso il pronto soccorso più vicino: per i pazienti, dove quell'ambulanza è diretta può fare differenza. Lo mostrano i dati raccolti dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che monitora le performance di 1.200 ospedali italiani. Sono dati utilizzati in tutto il mondo e pensati per mettere a punto politiche sanitarie e spesa pubblica (la Sanità, da sola rappresenta ormai l'80% della spesa pubblica regionale). Oggi, per la prima volta, sono liberamente consultabili dai non addetti ai lavori grazie alla mappa interattiva disponibile su Wired.it, un giornale scientifico di grande importanza: «È impossibile dare una pagella agli ospedali - avverte il direttore scientifico di Agenas, Carlo Perucci - ogni indicatore ha una sua valenza specifica».
Ma venendo ai nostri luoghi l'Ospedale "Bonomo" di Andria è un nosocomio classificato come "grande" con otto indicatori presi in esame rispetto ai 19 che sono stati individuati a livello nazionale per le diverse realtà presenti. Si parte dall'infarto del miocardio con 174 ricoverati ed un numero di decessi pari al 14,56%. Questo è il valore riassuntivo di tutti i diversi tipi di intervento per infarto, una delle patologie più gravi, con un indice di rischio nazionale del 10,95%. Il migliore in Italia è l'Ospedale San Giacomo d'Altopasso (struttura medio-grande di Licata in Sicilia) con il 3,1% di decessi su 79 casi registrati. Il peggiore è l'Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli (struttura grande) che dei 76 ricoverati ha visto il decesso del 24,61%. Notizie leggermente più confortanti per Andria rispetto alla media nazionale giungono dall'Infarto del miocardio senza angioplastica dove la percentuale di decessi è al 16,26% su 74 casi registrati con la media nazionale al 18,18%. In questo caso la riapertura dell'arteria avviene grazie a farmaci trombolitici. Il medio grande ospedale di Santa Maria Speranza di Battipaglia è il più virtuoso d'Italia con solo il 4,25% dei decessi sui 77 ricoverati di contro all'Ospedale di Monselice (PD) dove la percentuale sale vertiginosamente al 46,02% su 50 ricoverati.
Terzo dato è quello sullo "Scompenso cardiaco" con 206 ricoverati al "Bonomo" vi è una percentuale del 12,94% di decessi rispetto alla media nazionale di 8,79%: si tratta di un affaticamento del cuore, in cui non è più in grado di pompare sangue efficacemente; la cura è una cardio-riabilitazione. Il migliore d'Italia è il C.C.A. Candela di Palermo, struttura medio grande con 302 ricoveri e 0,4% di decessi di contro all'Ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo (MI), struttura medio-grande con 180 ricoveri ed il 33,64% dei decessi. Per l'Ictus l'indicatore di mortalità a 30 giorni dice che al "Bonomo" vi sono stati 146 ricoveri ed il 17,13% di decessi rispetto al valore nazionale attestatosi al 9,94%. L'ictus avviene quando un'arteria del cervello si occlude oppure si rompe e comincia a perdere sangue: il Fatebenefratelli di Roma ha 60 ricoveri e solo l'1,6% di decessi contro il "Di Venere" di Bari che si attesta al 37,4% di decessi su 137 ricoveri. Il quinto indicatore per il "Bonomo" è sempre riferibile all'Ictus ed alla riammissione del paziente dopo 30 giorni. In questo caso su 66 ricoverati la mortalità è dell'8.72% al di sotto della media nazionale che si attesta al 10,88%. La "Bronco-pneumopatia Cronica Ostruttiva" è il sesto indicatore ed avviene per progressiva ostruzione dei bronchi. La principale causa è il fumo e il suo indice di rischio nazionale è abbastanza alto: 13,26%. Nell'Ospedale "Bonomo" sono stati 148 i casi registrati con il 27,28% di decessi. Pessima la prestazione del "Di Venere" di Bari che sale addirittura al 36,58% su 164 casi registrati. Settimo indicatore è la "frattura del collo del femore" con 61 casi ed il 9,73% di decessi rispetto ad una media nazionale di 5,91%. Ultimo indicatore è quello individuato con "Infarto del Miocardio, mortalità dopo 12 mesi" che in città ha avuto 142 ricoveri con percentuale del 14,81% a fronte di una media nazionale di 10,76%.
Quelli campani sono i numeri peggiori a livello nazionale, ma a Nord le cose non vanno per forza meglio. La Liguria, per esempio, ha diversi primati negativi assieme al Veneto. Questi numeri raccontano in maniera impietosa la qualità delle singole performance degli ospedali e della situazione sanitaria nazionale. Ma la loro precisione matematica va presa con precauzione perché sono basati sulle schede di dimissione ospedaliera (Sdo), che raccontano solamente alcuni aspetti dell'attività ospedaliera.
Ma venendo ai nostri luoghi l'Ospedale "Bonomo" di Andria è un nosocomio classificato come "grande" con otto indicatori presi in esame rispetto ai 19 che sono stati individuati a livello nazionale per le diverse realtà presenti. Si parte dall'infarto del miocardio con 174 ricoverati ed un numero di decessi pari al 14,56%. Questo è il valore riassuntivo di tutti i diversi tipi di intervento per infarto, una delle patologie più gravi, con un indice di rischio nazionale del 10,95%. Il migliore in Italia è l'Ospedale San Giacomo d'Altopasso (struttura medio-grande di Licata in Sicilia) con il 3,1% di decessi su 79 casi registrati. Il peggiore è l'Ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli (struttura grande) che dei 76 ricoverati ha visto il decesso del 24,61%. Notizie leggermente più confortanti per Andria rispetto alla media nazionale giungono dall'Infarto del miocardio senza angioplastica dove la percentuale di decessi è al 16,26% su 74 casi registrati con la media nazionale al 18,18%. In questo caso la riapertura dell'arteria avviene grazie a farmaci trombolitici. Il medio grande ospedale di Santa Maria Speranza di Battipaglia è il più virtuoso d'Italia con solo il 4,25% dei decessi sui 77 ricoverati di contro all'Ospedale di Monselice (PD) dove la percentuale sale vertiginosamente al 46,02% su 50 ricoverati.
Terzo dato è quello sullo "Scompenso cardiaco" con 206 ricoverati al "Bonomo" vi è una percentuale del 12,94% di decessi rispetto alla media nazionale di 8,79%: si tratta di un affaticamento del cuore, in cui non è più in grado di pompare sangue efficacemente; la cura è una cardio-riabilitazione. Il migliore d'Italia è il C.C.A. Candela di Palermo, struttura medio grande con 302 ricoveri e 0,4% di decessi di contro all'Ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo (MI), struttura medio-grande con 180 ricoveri ed il 33,64% dei decessi. Per l'Ictus l'indicatore di mortalità a 30 giorni dice che al "Bonomo" vi sono stati 146 ricoveri ed il 17,13% di decessi rispetto al valore nazionale attestatosi al 9,94%. L'ictus avviene quando un'arteria del cervello si occlude oppure si rompe e comincia a perdere sangue: il Fatebenefratelli di Roma ha 60 ricoveri e solo l'1,6% di decessi contro il "Di Venere" di Bari che si attesta al 37,4% di decessi su 137 ricoveri. Il quinto indicatore per il "Bonomo" è sempre riferibile all'Ictus ed alla riammissione del paziente dopo 30 giorni. In questo caso su 66 ricoverati la mortalità è dell'8.72% al di sotto della media nazionale che si attesta al 10,88%. La "Bronco-pneumopatia Cronica Ostruttiva" è il sesto indicatore ed avviene per progressiva ostruzione dei bronchi. La principale causa è il fumo e il suo indice di rischio nazionale è abbastanza alto: 13,26%. Nell'Ospedale "Bonomo" sono stati 148 i casi registrati con il 27,28% di decessi. Pessima la prestazione del "Di Venere" di Bari che sale addirittura al 36,58% su 164 casi registrati. Settimo indicatore è la "frattura del collo del femore" con 61 casi ed il 9,73% di decessi rispetto ad una media nazionale di 5,91%. Ultimo indicatore è quello individuato con "Infarto del Miocardio, mortalità dopo 12 mesi" che in città ha avuto 142 ricoveri con percentuale del 14,81% a fronte di una media nazionale di 10,76%.
Quelli campani sono i numeri peggiori a livello nazionale, ma a Nord le cose non vanno per forza meglio. La Liguria, per esempio, ha diversi primati negativi assieme al Veneto. Questi numeri raccontano in maniera impietosa la qualità delle singole performance degli ospedali e della situazione sanitaria nazionale. Ma la loro precisione matematica va presa con precauzione perché sono basati sulle schede di dimissione ospedaliera (Sdo), che raccontano solamente alcuni aspetti dell'attività ospedaliera.