Commento
Michela Di Trani (UCSI Puglia): "Parlare con il cuore in tempi di guerra"
"Le fake news e la guerra, quale sola risposta possibile alla guerra stessa, hanno fatto da padroni" sottolinea la Presidente regionale
Andria - domenica 28 maggio 2023
12.16
Dalla Presidente regionale dell'UCSI -Unione Cattolica della Stampa Italiana- e componente della Consulta Nazionale Antiusura, l'andriese Michela Di Trani, raccogliamo questo rilevante contributo sul ruolo della comunicazione nel contesto mondiale attuale.
"I media al servizio del bene comune con il cuore in tempi di guerra. È l'appello di Papa Francesco ai giornalisti nella 57 Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali da Piazza San Pietro. Lo scorso 21 maggio, dalla finestra del Palazzo Apostolico, ringraziando gli operatori della comunicazione "per il loro lavoro" con l'auspicio che "sia sempre al servizio della verità e del bene comune, Bergoglio ha poi chiesto ai fedeli presenti di rivolgere un applauso ai giornalisti ricordando che "è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta, accogliente". "Parlare con il cuore" titola, infatti, il messaggio del Santo Padre diffuso il 24 gennaio scorso in occasione di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, "l'appello a parlare con il cuore interpella radicalmente il nostro tempo, così propenso all'indifferenza e all'indignazione". Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile. Abbiamo bisogno di comunicatori coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori".
Il Pontefice dunque alza i livello della sfida in questo tempo della storia complicato che stiamo vivendo. Ancor di più, lo diventa, se si partisse dall'analisi di ciò che è stato letto, sentito e visto sotto forma di cronaca, approfondimento e commento sulla guerra ucraino-russa. Le fake news e la guerra, quale sola risposta possibile alla guerra stessa, hanno fatto da padroni. Nell'era dell'immagine che parla prima alla pancia e poi al cervello, si sono viste circolare troppe immagini menzognere nella rete. Anche per la guerra ucraino-russa, come per la pandemia, si è costituto il gruppo dei negazionisti del mondo del web che ha pubblicato una serie informazioni che negano il conflitto. È in corso una deriva dell'informazione, in cui le fake news diventano strumenti, di volta in volta, utili a conquistare consenso politico, ascolti e copie. Si sono istituzionalizzati due modi profondamente diversi di fare informazione, con ricadute sociali contrapposte. Da una parte c'è chi, cercando di narrare onestamente la realtà (al netto di possibili errori che gli essere umani compiono), al servizio della collettività, contribuisce ad alimentare un equilibrato dibattito delle idee. Dall'altra parte si trova, invece, un giornalismo più interessato ad ottenere audience e profitti che di generare benessere sociale con un'informazione di qualità, puntando sulla semplificazione e sull'eccessiva spettacolarizzazione. Due modi di fare giornalismo che si distinguono a seconda che il destinatario dell'informazione sia considerato, in primis, cliente oppure cittadino. Le varie forme di fake news, siano esse prodotte a scopo politico, economico, militare, che servano a portare consensi a Zalensky o a Putin, in comune hanno il fatto di trattare l'utente-destinatario non come un cittadino con i suoi diritti e doveri, quanto – piuttosto – come il semplice terminale di un meccanico do-ut-des (soldi in cambio della merce-notizia). I sostenitori della guerra esistono ad oriente e ad occidente. Papa Francesco è stato forse l'unico "leader" a chiamare le cose con il loro nome e a dire che propulsore della guerra era anche la necessità dell'industria delle armi di svuotare e rinnovare arsenali. Chi prova ad approfondire le origini, ambiguità, errori e orrori della guerra, che partono da molto lontano, uscendo dal recinto del principale blocco informativo, viene accusato pesantemente. La parola "pace" del Papa dal febbraio dal 2022, tante volte è stata oscurata. E in tante occasioni, notizie e riflessioni non allineate al sistema mainstream sono state screditate o ridotte in forma caricaturale. Però, molte sono le persone che hanno capacità di discernimento e, pur essendo inondate da fiumi di cronache e commenti, hanno imparato anche a ricercare le informazioni in canali di qualità. Il sistema informativo italiano fortunatamente è costituito da tanti giornalisti che svolgono la professione giornalistica con libertà e responsabilità. Non può esserci verità, se non c'è libertà e non ci può essere libertà, se non c'è responsabilità. «Non dobbiamo temere di proclamare la verità, anche se a volte scomoda, ma piuttosto di farlo senza carità, senza cuore», raccomandava Francesco domenica ai comunicatori. E senza "umiltà", si potrebbe aggiungere. La verità nessuno può dire di possederla per intero o di averla raggiunta una volta per tutte. La si cerca con umiltà e onestà, contestualizzando i fatti, collegandoli a persone e a cose, a un prima e a un dopo. E' un percorso fatto di inciampi e di errori soprattutto quando si incontrano fake news e mezze verità, che mostra tutta la fragilità del bene comune dell'informazione, di cui l'intera collettività se ne debba prendere cura per costruirlo e rafforzarlo. Ognuno secondo il suo ruolo e le sue responsabilità".
"I media al servizio del bene comune con il cuore in tempi di guerra. È l'appello di Papa Francesco ai giornalisti nella 57 Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali da Piazza San Pietro. Lo scorso 21 maggio, dalla finestra del Palazzo Apostolico, ringraziando gli operatori della comunicazione "per il loro lavoro" con l'auspicio che "sia sempre al servizio della verità e del bene comune, Bergoglio ha poi chiesto ai fedeli presenti di rivolgere un applauso ai giornalisti ricordando che "è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta, accogliente". "Parlare con il cuore" titola, infatti, il messaggio del Santo Padre diffuso il 24 gennaio scorso in occasione di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, "l'appello a parlare con il cuore interpella radicalmente il nostro tempo, così propenso all'indifferenza e all'indignazione". Nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo è urgente affermare una comunicazione non ostile. Abbiamo bisogno di comunicatori coinvolti nel favorire un disarmo integrale e impegnati a smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori".
Il Pontefice dunque alza i livello della sfida in questo tempo della storia complicato che stiamo vivendo. Ancor di più, lo diventa, se si partisse dall'analisi di ciò che è stato letto, sentito e visto sotto forma di cronaca, approfondimento e commento sulla guerra ucraino-russa. Le fake news e la guerra, quale sola risposta possibile alla guerra stessa, hanno fatto da padroni. Nell'era dell'immagine che parla prima alla pancia e poi al cervello, si sono viste circolare troppe immagini menzognere nella rete. Anche per la guerra ucraino-russa, come per la pandemia, si è costituto il gruppo dei negazionisti del mondo del web che ha pubblicato una serie informazioni che negano il conflitto. È in corso una deriva dell'informazione, in cui le fake news diventano strumenti, di volta in volta, utili a conquistare consenso politico, ascolti e copie. Si sono istituzionalizzati due modi profondamente diversi di fare informazione, con ricadute sociali contrapposte. Da una parte c'è chi, cercando di narrare onestamente la realtà (al netto di possibili errori che gli essere umani compiono), al servizio della collettività, contribuisce ad alimentare un equilibrato dibattito delle idee. Dall'altra parte si trova, invece, un giornalismo più interessato ad ottenere audience e profitti che di generare benessere sociale con un'informazione di qualità, puntando sulla semplificazione e sull'eccessiva spettacolarizzazione. Due modi di fare giornalismo che si distinguono a seconda che il destinatario dell'informazione sia considerato, in primis, cliente oppure cittadino. Le varie forme di fake news, siano esse prodotte a scopo politico, economico, militare, che servano a portare consensi a Zalensky o a Putin, in comune hanno il fatto di trattare l'utente-destinatario non come un cittadino con i suoi diritti e doveri, quanto – piuttosto – come il semplice terminale di un meccanico do-ut-des (soldi in cambio della merce-notizia). I sostenitori della guerra esistono ad oriente e ad occidente. Papa Francesco è stato forse l'unico "leader" a chiamare le cose con il loro nome e a dire che propulsore della guerra era anche la necessità dell'industria delle armi di svuotare e rinnovare arsenali. Chi prova ad approfondire le origini, ambiguità, errori e orrori della guerra, che partono da molto lontano, uscendo dal recinto del principale blocco informativo, viene accusato pesantemente. La parola "pace" del Papa dal febbraio dal 2022, tante volte è stata oscurata. E in tante occasioni, notizie e riflessioni non allineate al sistema mainstream sono state screditate o ridotte in forma caricaturale. Però, molte sono le persone che hanno capacità di discernimento e, pur essendo inondate da fiumi di cronache e commenti, hanno imparato anche a ricercare le informazioni in canali di qualità. Il sistema informativo italiano fortunatamente è costituito da tanti giornalisti che svolgono la professione giornalistica con libertà e responsabilità. Non può esserci verità, se non c'è libertà e non ci può essere libertà, se non c'è responsabilità. «Non dobbiamo temere di proclamare la verità, anche se a volte scomoda, ma piuttosto di farlo senza carità, senza cuore», raccomandava Francesco domenica ai comunicatori. E senza "umiltà", si potrebbe aggiungere. La verità nessuno può dire di possederla per intero o di averla raggiunta una volta per tutte. La si cerca con umiltà e onestà, contestualizzando i fatti, collegandoli a persone e a cose, a un prima e a un dopo. E' un percorso fatto di inciampi e di errori soprattutto quando si incontrano fake news e mezze verità, che mostra tutta la fragilità del bene comune dell'informazione, di cui l'intera collettività se ne debba prendere cura per costruirlo e rafforzarlo. Ognuno secondo il suo ruolo e le sue responsabilità".