Commento
"Messa e spritz: che cosa posso offrirvi?"
Il commento di don Ettore Lestingi, Presidente Commissione Liturgica diocesana
Andria - giovedì 22 agosto 2024
6.22
Il frate francescano di origine barlettana Andrea Ricatti ha lanciato una nuova iniziativa per la parrocchia universitaria di Urbino, di cui è responsabile. "Tutti per uno – Messa universitari" è la novità che si propone di abbracciare unitamente e rinsaldare il legame tra la Chiesa ed i giovani. Nel concreto, si tratta di un'iniziativa con la quale viene offerto lo spritz (o un'apericena) dopo lo svolgimento della santa messa. Più in generale, si tratta di un modo per unire il mondo religioso a quello della movida giovanile. Ma, in un certo qual modo, anche per mostrare un lato, forse ancora sconosciuto ai più, di una Chiesa dinamica e che cerca di intercettare il fedele e stare al passo coi tempi. Una iniziativa che ha suscitato clamore e polemiche. Ecco il commento di don Ettore Lestingi, Presidente della Commissione Liturgica diocesana.
"Quando poi vi riunite per mangiare, non è la Cena del Signore quella cui partecipate, ma soltanto la vostra… Come mai? Non potreste mangiare e bere a casa vostra? Perché disprezzate così la Chiesa di Dio e offendete quelli che sono poveri e non possono portarsi da mangiare? Che devo dire di queste cose? Dovrei forse farvi i miei complimenti? No di certo!" (1 Cor. 20-22)
Da qualche giorno sui social è diventato virale, cioè popolare ed anche infettivo, contagioso, pandemico, un filmato che riporta la locandina posta all'ingresso di una Chiesa di un paesino delle Marche in cui compare l'Eucaristia accanto ad un bicchiere di spritz con l'annuncio: "Dopo la Messa apericena e spritz offerti per tutti".
Preoccupato del clamore mediatico che tale annuncio ha suscitato il Parroco si è giustificato affermando che è una strategia per attirare i giovani a Messa. La notizia ha scandalizzato non pochi dei nostri fedeli, soprattutto i più semplici che sono i più veri, a tal punto da chiedermi spiegazioni in merito. Mi è subito rimbalzato nella mente e nel cuore lo scritto con il quale l'Apostolo Paolo denuncia la deriva della Cena del Signore nella Chiesa di Corinto, dove il radunarsi per il memoriale diventava pretesto per bivacchi da comitiva. Volendo cogliere la provocazione da tale fantasiosa creatività del Parroco marchigiano, mi domando se non sia giunto il tempo di recuperare l'inestimabile ricchezza della Cena del Signore e soprattutto il suo significato sacrificale in senso conviviale. Mi spiego: l'Eucaristia è memoriale della Passione del Signore (Tommaso d'Aquino), dove si rinnova in forma incruenta il sacrificio cruento di Cristo sull'altare della croce, ai piedi della quale nasce la Chiesa che di Domenica in Domenica si ritrova per rinnovare il mistero e nutrire la propria fede (dimensione conviviale). Quindi l'Eucaristia non è il banchettare domenicale di bontemponi, o il ritrovo di quattro amici al Bar, e sottolineare forzatamente la dimensione conviviale a discapito di quella sacrificale riduce l'Eucaristia ad un orizzontalismo che oscura la dimensione verticale del sacramento. L'Eucaristia non è solo "O come è bello e gioioso stare insieme come fratelli", ma è anche e direi soprattutto "volgere lo sguardo a Colui che hanno trafitto", per essere rapiti dalla bellezza dell'amore, anche se "non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi". Qualcuno potrebbe dire: "Ma vivere così l'Eucaristia è deprimente" e c'è chi si domanda: "La gente và in Chiesa perché è depressa, o è depressa perché và in Chiesa?" ( La Chiesa che manca di A. Matteo).
Sì, celebrare l'Eucaristia è fonte di gioia, perché è l'incontro con il Risorto, ma stiamo confondendo la gioia con il chiasso, con clamori, effetti speciali con l'illusione di attirare più gente in Chiesa alla maniera di Sister Act: una svitata con l'abito da suora. In ultimo l'Eucaristia, come ci insegna Il Concilio Vaticano II è "Fonte e Culmine" della spiritualità e missione della Chiesa e di ogni cristiano, e non può essere ridotta a "qualcosa da fare" o "all'unica cosa che si può fare" per esempio nei giorni di preparazione a feste parrocchiali o di santuari. E' vero che è più facile sfogliare il Messale anziché mettersi a tavolino e preparare schemi di preghiera, perché non abbiamo tempo in quanto è più urgente e attrattivo organizzare "colazioni comunitarie" dopo la Messa del mattino, "aperitivi comunitari" dopo la Messa di metà mattinata e "apericena comunitaria" dopo la Messa vespertina, oppure inventare "percorsi gastronomici" con degustazione di prodotti tipici, sagre di quartiere. E tutto con della bella musica! Perché questo fa popolo, crea consenso, ti fanno Re, "panem et circenses" questo è ciò che vuole il popolo. Non definiamole comunitarie attività che comunque aggregano i soliti ed escludono e offendono i poveri. E mi domando se all'uomo affamato di Dio noi gli rispondiamo con delle brioche, perché deve venire in Chiesa è più giusto andare al Bar. Tanto ci troverà lì. E allora brindiamo!"
"Quando poi vi riunite per mangiare, non è la Cena del Signore quella cui partecipate, ma soltanto la vostra… Come mai? Non potreste mangiare e bere a casa vostra? Perché disprezzate così la Chiesa di Dio e offendete quelli che sono poveri e non possono portarsi da mangiare? Che devo dire di queste cose? Dovrei forse farvi i miei complimenti? No di certo!" (1 Cor. 20-22)
Da qualche giorno sui social è diventato virale, cioè popolare ed anche infettivo, contagioso, pandemico, un filmato che riporta la locandina posta all'ingresso di una Chiesa di un paesino delle Marche in cui compare l'Eucaristia accanto ad un bicchiere di spritz con l'annuncio: "Dopo la Messa apericena e spritz offerti per tutti".
Preoccupato del clamore mediatico che tale annuncio ha suscitato il Parroco si è giustificato affermando che è una strategia per attirare i giovani a Messa. La notizia ha scandalizzato non pochi dei nostri fedeli, soprattutto i più semplici che sono i più veri, a tal punto da chiedermi spiegazioni in merito. Mi è subito rimbalzato nella mente e nel cuore lo scritto con il quale l'Apostolo Paolo denuncia la deriva della Cena del Signore nella Chiesa di Corinto, dove il radunarsi per il memoriale diventava pretesto per bivacchi da comitiva. Volendo cogliere la provocazione da tale fantasiosa creatività del Parroco marchigiano, mi domando se non sia giunto il tempo di recuperare l'inestimabile ricchezza della Cena del Signore e soprattutto il suo significato sacrificale in senso conviviale. Mi spiego: l'Eucaristia è memoriale della Passione del Signore (Tommaso d'Aquino), dove si rinnova in forma incruenta il sacrificio cruento di Cristo sull'altare della croce, ai piedi della quale nasce la Chiesa che di Domenica in Domenica si ritrova per rinnovare il mistero e nutrire la propria fede (dimensione conviviale). Quindi l'Eucaristia non è il banchettare domenicale di bontemponi, o il ritrovo di quattro amici al Bar, e sottolineare forzatamente la dimensione conviviale a discapito di quella sacrificale riduce l'Eucaristia ad un orizzontalismo che oscura la dimensione verticale del sacramento. L'Eucaristia non è solo "O come è bello e gioioso stare insieme come fratelli", ma è anche e direi soprattutto "volgere lo sguardo a Colui che hanno trafitto", per essere rapiti dalla bellezza dell'amore, anche se "non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi". Qualcuno potrebbe dire: "Ma vivere così l'Eucaristia è deprimente" e c'è chi si domanda: "La gente và in Chiesa perché è depressa, o è depressa perché và in Chiesa?" ( La Chiesa che manca di A. Matteo).
Sì, celebrare l'Eucaristia è fonte di gioia, perché è l'incontro con il Risorto, ma stiamo confondendo la gioia con il chiasso, con clamori, effetti speciali con l'illusione di attirare più gente in Chiesa alla maniera di Sister Act: una svitata con l'abito da suora. In ultimo l'Eucaristia, come ci insegna Il Concilio Vaticano II è "Fonte e Culmine" della spiritualità e missione della Chiesa e di ogni cristiano, e non può essere ridotta a "qualcosa da fare" o "all'unica cosa che si può fare" per esempio nei giorni di preparazione a feste parrocchiali o di santuari. E' vero che è più facile sfogliare il Messale anziché mettersi a tavolino e preparare schemi di preghiera, perché non abbiamo tempo in quanto è più urgente e attrattivo organizzare "colazioni comunitarie" dopo la Messa del mattino, "aperitivi comunitari" dopo la Messa di metà mattinata e "apericena comunitaria" dopo la Messa vespertina, oppure inventare "percorsi gastronomici" con degustazione di prodotti tipici, sagre di quartiere. E tutto con della bella musica! Perché questo fa popolo, crea consenso, ti fanno Re, "panem et circenses" questo è ciò che vuole il popolo. Non definiamole comunitarie attività che comunque aggregano i soliti ed escludono e offendono i poveri. E mi domando se all'uomo affamato di Dio noi gli rispondiamo con delle brioche, perché deve venire in Chiesa è più giusto andare al Bar. Tanto ci troverà lì. E allora brindiamo!"