Cronaca
Medio Campidano, BAT ed Agrigento le province più povere d'Italia
Dati impietosi dell'ISTAT con il valore aggiunto prodotto a livelli bassi
BAT - mercoledì 11 febbraio 2015
9.23
Diffusi i nuovi dati di contabilità nazionale a prezzi correnti regionali e provinciali: la BAT ne esce con le ossa potremmo dire "rotte" visto il terz'ultimo posto nei valori aggiunti per abitante prodotto. Le province più povere d'Italia, in sostanza, sono Medio Campidano ed Agrigento con circa 12mila euro pro capite rispettivamente all'ultimo ed al penultimo posto, ed a seguire vi è proprio la BAT in condominio con Vibo Valentia con meno di 13mila euro pro capite. La media nazionale si attesta attorno ai 24,2 mila euro per abitante ed in testa ci finisce Milano che è la provincia più ricca in termini di valore aggiunto per abitante prodotto nel 2012, con 46,6 mila euro, seguita da Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4.
Altri dati importanti parlano del Pil per abitante che nel 2013 risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-ovest, 31,4 mila euro nel Nord-est e 29,4 mila euro nel Centro. Il Mezzogiorno, con un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta un differenziale negativo molto ampio. Il suo livello è inferiore del 45,8% rispetto a quello del Centro-Nord. La spesa per consumi finali delle famiglie a prezzi correnti nel 2013 risulta pari a 18,3 mila euro per abitante nel Centro-Nord e a 12,5 mila euro nel Mezzogiorno. Lazio e Sicilia sono le regioni più terziarizzate, in termini di incidenza settoriale del valore aggiunto, mentre Basilicata ed Emilia Romagna sono quelle a maggiore propensione agricola e industriale. In particolare in lucania decisivo è lo stabilimento di Melfi della Fiat. Per la Puglia, invece, dati al di sopra della media nazionale per Agricoltura, costruzioni e terziario. Malissimo l'impatto con l'industria e negativo anche il saldo per il commercio ed i trasporti oltre che per l'intermediazione monetarie e finanziaria e le attività professionali e imprenditoriali.
Tra il 2011 e il 2013 la Lombardia e il Trentino Alto Adige ottengono le uniche performance occupazionali positive, mentre Calabria e il Molise le cadute più ampie (-8% circa in termini di numero di occupati). Per la Puglia la perdita di occupazione si attesta attorno al 5,5% ben più alta della media nazionale attestatasi ad un -2,2%. Particolarmente rilevante, in Puglia, la perdita di occupazione nel settore del commercio e delle costruzioni mentre un lieve segno positivo è risultato quello del settore monetario e finanziario.
Altri dati importanti parlano del Pil per abitante che nel 2013 risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-ovest, 31,4 mila euro nel Nord-est e 29,4 mila euro nel Centro. Il Mezzogiorno, con un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta un differenziale negativo molto ampio. Il suo livello è inferiore del 45,8% rispetto a quello del Centro-Nord. La spesa per consumi finali delle famiglie a prezzi correnti nel 2013 risulta pari a 18,3 mila euro per abitante nel Centro-Nord e a 12,5 mila euro nel Mezzogiorno. Lazio e Sicilia sono le regioni più terziarizzate, in termini di incidenza settoriale del valore aggiunto, mentre Basilicata ed Emilia Romagna sono quelle a maggiore propensione agricola e industriale. In particolare in lucania decisivo è lo stabilimento di Melfi della Fiat. Per la Puglia, invece, dati al di sopra della media nazionale per Agricoltura, costruzioni e terziario. Malissimo l'impatto con l'industria e negativo anche il saldo per il commercio ed i trasporti oltre che per l'intermediazione monetarie e finanziaria e le attività professionali e imprenditoriali.
Tra il 2011 e il 2013 la Lombardia e il Trentino Alto Adige ottengono le uniche performance occupazionali positive, mentre Calabria e il Molise le cadute più ampie (-8% circa in termini di numero di occupati). Per la Puglia la perdita di occupazione si attesta attorno al 5,5% ben più alta della media nazionale attestatasi ad un -2,2%. Particolarmente rilevante, in Puglia, la perdita di occupazione nel settore del commercio e delle costruzioni mentre un lieve segno positivo è risultato quello del settore monetario e finanziario.