Finanza e Forestale Molfetta
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Cronaca

Maxi truffa da 150 milioni di euro: due arresti e 62 indagati

Operazione della Guardia di Finanza per il nuovo porto Commerciale di Molfetta

Il nuovo porto commerciale di Molfetta mai finito in 12 anni e con quasi 150 milioni di euro destinati proprio a questa opera, è finito sotto la lente di ingrandimento della Guardia di Finanza e delle Procura di Trani che, questa mattina, ha arrestato due persone ai domiciliari: si tratta di Vincenzo Balducci, ex dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Molfetta, e di Giorgio Calderoni, procuratore speciale della Cmc (l'azienda che si è aggiudicata i lavori del porto) e direttore del cantiere. Loro due dovranno rispondere di associazione a delinquere in truffa aggravata ai danni dello Stato, nonchè di abuso d'ufficio, reati contro la fede pubblica, frode in pubbliche forniture e violazioni ambientali.

Ci sono anche altri 62 indagati tra ex amministratori, dirigenti e imprenditori, compreso l'ex Sindaco di Molfetta ora Senatore del Pdl, Antonio Azzolini. I lavori del nuovo porto di Molfetta sono partiti 12 anni fa e non si sono mai conclusi. Un cospicuo finanziamento di 147 milioni di euro era interamente destinato a questo progetto, ma l'accusa degli inquirenti punta anche sull'utilizzo distorto degli stessi soldi, utilizzati per far quadrare i conti del Comune di Molfetta. Questa mattina il sequestro – su disposizione del gip del tribunale di Trani, Francesco Zecchillo – proprio dell'area in cui vi sarà il nuovo porto per un valore di 42 milioni. Contestualmente è stato bloccato un finanziamento attraverso un mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, di 33 milioni e non ancora utilizzato dal Comune di Molfetta.

Ben tre anni di indagini partiti da una segnalazione derivante dalla vigilanza sui contratti pubblici. Gli inquirenti hanno appurato come solo una parte degli oltre ottanta milioni di euro erogati in favore dell'ente sono stati utilizzati effettivamente per la realizzazione del porto. L'opera è bloccata anche per il ritrovamento di numerosi ordigni bellici risalenti alla seconda guerra mondiale. Tutti i soldi non sarebbero mai stati incassati da dirigenti o politici, ma smistati nel calderone delle casse comunali per centrare il rispetto del patto di stabilità. Inoltre, i lavori sono andati avanti lentamente nonostante non fosse stata prima bonificata l'intera area che risulta, difatto, minata. Il materiale di risulta non sembra esser mai stato smaltito in modo regolare e l'area di realizzazione dei lavori è ricadente nel Sito di Interesse Comunitario del Posidonio San Vito.
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