Eventi e cultura
Management della disperazione post Festival
Intervista a Gigi Brandonisio, organizzatore e convinto disperato: "Ottima la seconda edizione, ma nessuna certezza per la terza"
Andria - martedì 8 maggio 2018
10.15
Avete presente la sensazione che segue i momenti importanti, gli eventi attesi per lungo tempo? Quella che arriva il 7 gennaio, durante il volo di ritorno da un bel viaggio, alla fine di una festa mentre tutti vanno via, il giorno dopo il compleanno. Ti chiedi se sia successo davvero, se sia davvero tutto finito.
Qualcuno direbbe che si tratta di nostalgia, o più banalmente di tristezza, ma in questo caso non può essere altro che... disperazione. Il Festival è finito.
Ma, come quest'ultimo ha insegnato con una rassegna con scrittori, registi e giornalisti, la disperazione è necessaria, vitale; ma, soprattutto, ha quasi sempre una cura.
La nostra è un piccolo resoconto "a caldo" dell'appuntamento letterario più atteso di Andria. Siamo andati a parlarne con Gigi Brandonisio, portavoce del Circolo dei Lettori ed erede di un'idea di Paolo Nori che, con toni seri, molto più spesso ironici, parla del sentimento più chiacchierato, più abusato dei nostri tempi: la disperazione.
Diciotto eventi, grandi nomi (Erri De Luca, Umberto Galimberti, Stefano Benni, Gianni Amelio, Ermanno Cavazzoni, Loredana Lipperini, Matteo Nucci, Venessa Roghi, Davide Enia), sezione Off, DisperArti ed Extra. Circa 2 mila biglietti venduti e spettacoli quasi tutti sold-out: vero successo per un festival letterario, autofinanziato, al suo secondo anno di vita. Tutto questo è il Festival della Disperazione, tenutosi ad Andria il 4, 5 e 6 maggio 2018.
Ciao, Gigi, raccontaci il segreto di questo mix vincente.
Si tratta di un Festival con un palinsesto curato a più mani. Il programma è stato delineato sulla base di scelte personali nell'individuazione degli ospiti e momenti di confronto con i collaboratori artistici, quali Armando Bonaiuto e Paolo Di Paolo, che in questa II edizione ha sostituito Paolo Nori.
Insomma, da un Paolo all'altro ma con risultato assicurato! Quali le differenze rispetto alla I edizione?
Grazie al riscontro positivo della scorsa edizione abbiamo potuto strutturare un Festival più complesso, con accresciuto numero di incontri ed esperienze di tipo eterogeneo: oltre alle lezioni dei nostri ospiti, le sezioni Off, DisperArti ed Extra hanno proposto disegno, scrittura, arti visive e performance immersi nella natura. La consapevolezza di avere un pubblico numeroso e variegato ci ha permesso di fare scelte importanti.
Il Festival nasce in una città senza teatro e, di conseguenza, non ricca di importanti eventi culturali. Questi tre giorni hanno portato in città non soltanto nomi di altissimo livello, ma anche un grande fermento...
Beh, sì. Il tema della disperazione, esplorato nei suoi molteplici punti di vista, crea curiosità e molta attrattiva. L'attenzione dei media nazionali e il movimento generato su Facebook lo hanno confermato.
Quello che ci auspichiamo è di poter creare una comunità letteraria, in senso lato. Dopotutto, lo spirito con cui il Circolo dei Lettori nasce ed opera è proprio questo. Direi che ci siamo riusciti.
Verso la terza edizione… Progetti per il futuro?
Spero che il Festival possa diventare un appuntamento importante per la comunità ma, da buon disperato, non ne ho certezza. Dopotutto, come tutte le cose letterarie, anche lui vive una condizione di precarietà.
L'unico modo per acquietare la disperazione è dunque sostenere il Festival. Come possiamo farlo?
Sicuramente bevendo tanta Disperatissima, la birra ufficiale, e continuando a stare vicino al Festival. Un necessario ringraziamento è dovuto ai collaboratori Claudio Pomo e Giulio Abbasciano, ai volontari dell'accoglienza e della fotografia, nonché agli sponsor Jadea, Barbati, Fondazione Porta Sant'Andrea, Hops Beershop, Farmacia Del Monaco, Stasbranger; i partner Borgo Murgia, Evò, Cristal Palace; l'ausilio tecnico di Global Call e CG Service; l'apporto dell'Associazione Giorgia Lomuscio e Il Nocciolo; il patrocinio del Comune di Andria.
Grazie per la chiacchierata, Gigi. In bocca al lupo per il futuro del Festival. A noi non resta che di-sperare.
Ben detto, grazie a voi.
Qualcuno direbbe che si tratta di nostalgia, o più banalmente di tristezza, ma in questo caso non può essere altro che... disperazione. Il Festival è finito.
Ma, come quest'ultimo ha insegnato con una rassegna con scrittori, registi e giornalisti, la disperazione è necessaria, vitale; ma, soprattutto, ha quasi sempre una cura.
La nostra è un piccolo resoconto "a caldo" dell'appuntamento letterario più atteso di Andria. Siamo andati a parlarne con Gigi Brandonisio, portavoce del Circolo dei Lettori ed erede di un'idea di Paolo Nori che, con toni seri, molto più spesso ironici, parla del sentimento più chiacchierato, più abusato dei nostri tempi: la disperazione.
Diciotto eventi, grandi nomi (Erri De Luca, Umberto Galimberti, Stefano Benni, Gianni Amelio, Ermanno Cavazzoni, Loredana Lipperini, Matteo Nucci, Venessa Roghi, Davide Enia), sezione Off, DisperArti ed Extra. Circa 2 mila biglietti venduti e spettacoli quasi tutti sold-out: vero successo per un festival letterario, autofinanziato, al suo secondo anno di vita. Tutto questo è il Festival della Disperazione, tenutosi ad Andria il 4, 5 e 6 maggio 2018.
Ciao, Gigi, raccontaci il segreto di questo mix vincente.
Si tratta di un Festival con un palinsesto curato a più mani. Il programma è stato delineato sulla base di scelte personali nell'individuazione degli ospiti e momenti di confronto con i collaboratori artistici, quali Armando Bonaiuto e Paolo Di Paolo, che in questa II edizione ha sostituito Paolo Nori.
Insomma, da un Paolo all'altro ma con risultato assicurato! Quali le differenze rispetto alla I edizione?
Grazie al riscontro positivo della scorsa edizione abbiamo potuto strutturare un Festival più complesso, con accresciuto numero di incontri ed esperienze di tipo eterogeneo: oltre alle lezioni dei nostri ospiti, le sezioni Off, DisperArti ed Extra hanno proposto disegno, scrittura, arti visive e performance immersi nella natura. La consapevolezza di avere un pubblico numeroso e variegato ci ha permesso di fare scelte importanti.
Il Festival nasce in una città senza teatro e, di conseguenza, non ricca di importanti eventi culturali. Questi tre giorni hanno portato in città non soltanto nomi di altissimo livello, ma anche un grande fermento...
Beh, sì. Il tema della disperazione, esplorato nei suoi molteplici punti di vista, crea curiosità e molta attrattiva. L'attenzione dei media nazionali e il movimento generato su Facebook lo hanno confermato.
Quello che ci auspichiamo è di poter creare una comunità letteraria, in senso lato. Dopotutto, lo spirito con cui il Circolo dei Lettori nasce ed opera è proprio questo. Direi che ci siamo riusciti.
Verso la terza edizione… Progetti per il futuro?
Spero che il Festival possa diventare un appuntamento importante per la comunità ma, da buon disperato, non ne ho certezza. Dopotutto, come tutte le cose letterarie, anche lui vive una condizione di precarietà.
L'unico modo per acquietare la disperazione è dunque sostenere il Festival. Come possiamo farlo?
Sicuramente bevendo tanta Disperatissima, la birra ufficiale, e continuando a stare vicino al Festival. Un necessario ringraziamento è dovuto ai collaboratori Claudio Pomo e Giulio Abbasciano, ai volontari dell'accoglienza e della fotografia, nonché agli sponsor Jadea, Barbati, Fondazione Porta Sant'Andrea, Hops Beershop, Farmacia Del Monaco, Stasbranger; i partner Borgo Murgia, Evò, Cristal Palace; l'ausilio tecnico di Global Call e CG Service; l'apporto dell'Associazione Giorgia Lomuscio e Il Nocciolo; il patrocinio del Comune di Andria.
Grazie per la chiacchierata, Gigi. In bocca al lupo per il futuro del Festival. A noi non resta che di-sperare.
Ben detto, grazie a voi.