Religioni
Lettera d’amore a San Giuseppe Artigiano
Uno scritto di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
Andria - martedì 19 marzo 2019
Caro San Giuseppe.
Ti chiedo perdono se tante volte entrando nella Chiesa a Te dedicata, ti ho rivolto solo un saluto fugace invece che fermarmi un po' più a lungo a parlare con Te che pure tante cose puoi dire col Tuo silenzio.
Ma oggi, nel passarti accanto, provvidenziale è stato quell'inciampare ad una sedia, inciampo che ho sentito come un invito a fermarmi….e docilmente l'ho accolto.
Quante cose belle ho scoperto di Te!
Mi commuove profondamente ripensarle ad una ad una: "la Tua pazienza, la laboriosità, la gentilezza; il Tuo servire in uno stato di venerazione e devozione la Tua famiglia, il timbro della Tua voce e i Tuoi occhi lucidi nel parlare di Gesù e Maria.
"Commuove, altresì, il non sapere se a stroncarti la vita, ancor giovane, possa essere stato un infortunio sul lavoro, o una malattia o una febbre.
Consola, di contro, immaginare che la Tua morte fu la più bella morte, con accanto la Donna che più meritava di essere amata, col fanciullo che in faccia al mondo aveva fatto a Te l'onore di considerarsi Tuo figlio mentre era figlio dell'Altissimo". (Così Igino Giordani in: Gesù di Nazareth)
Con gli occhi dell'anima Ti ho visto grande ma pur tanto vicino ad ogni uomo, a tutti gli uomini a cominciare dai lavoratori più poveri del mondo; vicino alle famiglie, a donne e bambini, ammalati, deputati, gente che si è fatta un nome e gente che non ha un nome….
E' stato conversando con Te che ho compreso, sotto una luce nuova, quanto il "dover essere dei laici" deve ispirarsi tanto di più a Te che nella Chiesa Papa Giovanni XXIII ti ha dato un posto privilegiato: quello di Protettore.
E Protettore e Modello –ne sono certo- ti vogliamo anche noi laici che, altrimenti, dove cercarne uno più straordinario di Te che hai vissuto la stessa vita di Gesù e Maria, messo a parte dei segreti più intimi del Vangelo e, nientemeno, discendente Reale?
Da chi, se non da Te, noi laici possiamo apprendere l'arte di "educarci ed educare alla vita buona del Vangelo", la prontezza nel compiere la Volontà di Dio, sempre, subito e con gioia, momento per momento, ad essere finestre aperte sul mondo onde evitare di chiuderci nelle nostre Chiese, nelle nostre Comunità, nelle nostre famiglie?
Oh, sì, San Giuseppe: ti vogliamo e ti scegliamo in modo particolare nostro modello.
Dilata il cuore di tutti, riempilo di doni e d'amore, quell'amore che solo conta davanti a Dio e non fa differenze.
Aiuta noi laici con un supplemento di grazie affinché nessuno si senta "peso morto o gigante addormentato" ma braccia di Cristo che lavorano per costruire una società nuova e far di tutti una sola famiglia nella casa della Chiesa dove il cuore di Maria illumina, riscalda e risana col suo amore.
Grazie o buon Giuseppe.
Ti chiedo perdono se tante volte entrando nella Chiesa a Te dedicata, ti ho rivolto solo un saluto fugace invece che fermarmi un po' più a lungo a parlare con Te che pure tante cose puoi dire col Tuo silenzio.
Ma oggi, nel passarti accanto, provvidenziale è stato quell'inciampare ad una sedia, inciampo che ho sentito come un invito a fermarmi….e docilmente l'ho accolto.
Quante cose belle ho scoperto di Te!
Mi commuove profondamente ripensarle ad una ad una: "la Tua pazienza, la laboriosità, la gentilezza; il Tuo servire in uno stato di venerazione e devozione la Tua famiglia, il timbro della Tua voce e i Tuoi occhi lucidi nel parlare di Gesù e Maria.
"Commuove, altresì, il non sapere se a stroncarti la vita, ancor giovane, possa essere stato un infortunio sul lavoro, o una malattia o una febbre.
Consola, di contro, immaginare che la Tua morte fu la più bella morte, con accanto la Donna che più meritava di essere amata, col fanciullo che in faccia al mondo aveva fatto a Te l'onore di considerarsi Tuo figlio mentre era figlio dell'Altissimo". (Così Igino Giordani in: Gesù di Nazareth)
Con gli occhi dell'anima Ti ho visto grande ma pur tanto vicino ad ogni uomo, a tutti gli uomini a cominciare dai lavoratori più poveri del mondo; vicino alle famiglie, a donne e bambini, ammalati, deputati, gente che si è fatta un nome e gente che non ha un nome….
E' stato conversando con Te che ho compreso, sotto una luce nuova, quanto il "dover essere dei laici" deve ispirarsi tanto di più a Te che nella Chiesa Papa Giovanni XXIII ti ha dato un posto privilegiato: quello di Protettore.
E Protettore e Modello –ne sono certo- ti vogliamo anche noi laici che, altrimenti, dove cercarne uno più straordinario di Te che hai vissuto la stessa vita di Gesù e Maria, messo a parte dei segreti più intimi del Vangelo e, nientemeno, discendente Reale?
Da chi, se non da Te, noi laici possiamo apprendere l'arte di "educarci ed educare alla vita buona del Vangelo", la prontezza nel compiere la Volontà di Dio, sempre, subito e con gioia, momento per momento, ad essere finestre aperte sul mondo onde evitare di chiuderci nelle nostre Chiese, nelle nostre Comunità, nelle nostre famiglie?
Oh, sì, San Giuseppe: ti vogliamo e ti scegliamo in modo particolare nostro modello.
Dilata il cuore di tutti, riempilo di doni e d'amore, quell'amore che solo conta davanti a Dio e non fa differenze.
Aiuta noi laici con un supplemento di grazie affinché nessuno si senta "peso morto o gigante addormentato" ma braccia di Cristo che lavorano per costruire una società nuova e far di tutti una sola famiglia nella casa della Chiesa dove il cuore di Maria illumina, riscalda e risana col suo amore.
Grazie o buon Giuseppe.