dr.ssa Isabella Fusiello
dr.ssa Isabella Fusiello
Commento

Legalità e Sicurezza: binomio perfetto. Il contributo del cittadino e la partecipazione civica

L'intervento del Questore di Bologna, dr.ssa Isabella Fusiello al convengo su legalità e politiche di sicurezza ad Andria

Ospitiamo con piacere l'intervento che il Questore di Bologna, la dr.ssa Isabella Fusiello, ha tenuto ad Andria lo scorso 1° marzo, durante il convegno svoltosi al CPIA Bat "Gino Strada", nel quartiere San Valentino di Andria, nell'ambito del Festival della Legalità organizzato dal Comune federiciano per iniziativa del Preside Paolo Farina. Quello del Festival è un appuntamento che l'Amministrazione cittadina guidata da Giovanna Bruno, ha organizzato per contrastare una diffusa illegalità e che intende rendere fisso nei prossimi anni, dopo il successo della prima edizione svoltasi a fine 2021 in una sei giorni di eventi itineranti con uomini dello Stato e politici, scuola e chiesa, associazioni e liberi cittadini.

Legalità e Sicurezza: binomio perfetto. Il contributo del cittadino e la partecipazione civica


Affrontare e confrontarsi sul tema legalità e sicurezza e su quale contributo può dare ogni cittadino per rendere una società, una Comunità migliore e più vivibile, non sempre risulta facile: non esiste un protocollo che dia una soluzione unitaria, omogenea. Ogni realtà territoriale ha una sua peculiarità che la rende diversa dalle altre. Ci sono territori molto attenti e sensibili a questa tematica altri un pà meno e la differenza la fa proprio il cittadino. Iniziando dal tema della legalità, ho sempre sostenuto che la legalità deve far parte del bagaglio personale, sociale e lavorativo di ciascuno di noi, accompagnandoci nell'agere quotidiano.
Sono convinta che ogni cittadino ed è a loro che mi rivolgo, più che agli amministratori, ogni cittadino possa davvero dare un proprio contributo. Può sembrare una espressione retorica, ma dobbiamo imparare a fare quelle scelte che incidono nella nostra vita comune con lo stesso impegno con il quale quotidianamente facciamo le scelte ad esempio sull'azienda alla quale rivolgerci per la ristrutturazione della nostra casa, su quali prodotti acquistare al supermercato, per il bene della nostra salute o sulla scelta del medico di fiducia che sia maggiormente in grado di curarci in caso di malattia. Altrettanto dovremmo imparare e sintonizzarci a compiere delle scelte da cittadini più consapevoli delle nostre possibilità di cambiare la società anche se non stiamo operando su problematiche eclatanti, con l'idea di non essere solo spettatori, o sostenitori di questo o quel personaggio come se assistessimo passivamente ad una partita, accontentandoci di quello che fanno gli altri per noi o che noi pensiamo che facciano per la collettività, limitandoci a esprimere delle critiche.

Quindi se ci rechiamo al bar per un caffè, il nostro dovere è chiedere lo scontrino fiscale, se si deve ristrutturare casa, rivolgiamoci a ditte in regola, i cui operai sono pagati in base alla loro qualifica, che la ditta rispetti la normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, così da evitare di meravigliarci delle morti bianche. Se si acquista un'azienda di commercio elettronico, pagando qualche euro in meno, è bene che si sappia che si contribuisce alla cannibalizzazione del lavoro subordinato, contribuendo alla desertificazione dei centri storici che ovviamente chiudono i battenti perché i costi ordinari sono elevati. Ecco, queste sono situazioni in cui il cittadino ogni giorno può contribuire al cambiamento. Ciascuno dai piccoli gesti quotidiani può contribuire al cambiamento della società. Ci vuole un cambiamento culturale, come asseriva Giovanni Falcone: "la mafia sarà sconfitta da un esercito di maestre elementari". Ecco io credo nel cambiamento da parte della società civile attraverso la cultura della legalità, da diffondere nelle scuole, nelle famiglie e nelle Istituzioni. Chi svolge funzioni, ricopre incarichi Istituzionali deve dare per primo il buon esempio. Parlando dei giovani loro hanno bisogno di esempi, di modelli di riferimento da seguire e non di parole o discorsi. Ecco per me questo è il vero cambiamento che deve partire dalla base attraverso la partecipazione e il controllo dei cittadini verso le Istituzioni.
In questo senso l'Amministrazione della Pubblica sicurezza, -Polizia di Stato in stretta collaborazione con l'ANCI- si è impegnata nella diffusione della cultura della legalità e sicurezza promuovendo diversi protocolli con le amministrazioni comunali, quali il Protocollo di Vicinato, Mille Occhi sulla città dove il cittadino è parte attiva nel promuovere con diverse iniziative la cultura della legalità.
In particolare in cosa consiste il Protocollo di Vicinato o Controllo di Comunità. Esso consiste nella partecipazione civica sul territorio per prevenire la criminalità, per promuove progetti di legalità e sicurezza partecipata declinata, in questo caso, nella partecipazione attiva e diretta delle cittadine e dei cittadini, affiancandosi agli interventi delle Forze di polizia per incrementare le condizioni di sicurezza e di cura del territorio.
Viene attivata una rete relazionale tra i cittadini, il "Gruppo di controllo di comunità", che non si sostituisce alle Forze dell'ordine e non esegue, in alcuna forma, interventi attivi o sostitutivi di compiti devoluti alle Forze di polizia. Il progetto prevede momenti formativi per i cittadini che decidono di aderire ai Gruppi. Gli stessi cittadini saranno responsabilizzati personalmente nel mantenere il corretto comportamento fra loro e con le istituzioni, per conseguire in modo efficace gli obiettivi del progetto, di sicurezza partecipata. Con l'accordo si rafforza la collaborazione tra Prefettura, Forze di polizia, Comuni e cittadini.
Tra i principali obiettivi: contribuire all'attività di prevenzione sul territorio; accrescere la consapevolezza dei cittadini sulle problematiche del territorio ed incrementare le misure di difesa passiva; promuovere la sicurezza partecipata attraverso la reciproca attenzione e il vicinato solidale; favorire la coesione sociale.
In ciascun comune viene creata una rete di gruppi di controllo del vicinato, istituiti a livello frazionale. Il loro compito sarà quello di segnalare alle Forze dell'ordine o alla Polizia locale ogni fatto o circostanza sospetta verificatasi nella propria zona di residenza, che possa avere riflessi tanto sulla sicurezza pubblica, che sul decoro urbano o che possa essere fonte di disagio sociale.
Le segnalazioni di pericolo imminente, invece, continueranno ad essere comunicate ai numeri di Pronto Intervento. Questo strumento viene utilizzato per fronteggiare l'enorme ondata di furti, si pone sul versante delle iniziative promosse dalla Prefettura, in stretto raccordo con le istituzioni del territorio, al fine di assicurare sempre più elevati livelli di sicurezza, anche attraverso forme di coinvolgimento dei cittadini. Questi ultimi, infatti, a seguito dell'adozione da parte del Comune di un apposito Progetto di vicinato, e opportunamente informati e formati, potranno così concorrere nelle attività di controllo previste.
Il Controllo di vicinato nasce per rafforzare i livelli di sicurezza in ambito urbano, con un effettivo coinvolgimento dei residenti in funzione della prevenzione e del contrasto dei fenomeni di illegalità sul territorio e del miglioramento delle condizioni di vivibilità.
I cittadini diventano veri e propri 'interlocutori diretti' non solo delle comunità locali, rafforzandone il senso di appartenenza e coesione sociale fra tutti i componenti, che possono così rivolgersi ad un 'unico referente', ma anche delle stesse Forze di Polizia, con le quali gli 'interlocutori' hanno immediati contatti, agevolando notevolmente la risposta delle istituzioni in caso di segnalazioni di situazioni di criticità.
Progetto Mille Occhi sulla città, è un protocollo che dà attuazione, a livello locale, per il tramite delle associazioni rappresentative degli Istituti di vigilanza privata, ad un controllo attraverso la valorizzazione dei compiti di osservazione delle Guardie particolari giurate. Le sale operative sono in contatto tra di loro, attraverso l'attivazione di un sistema operativo, omogeneo ed organico, di collaborazione informativa tra le centrali operative degli Istituti di vigilanza e quelle delle Forze dell'Ordine e delle Polizie locali, allo scopo di segnalare situazioni di interesse per l'ordine e la sicurezza pubblica, comprese quelle relative a fattori ambientali e di degrado che incidono sulla sicurezza urbana.
Con la stipula del Protocollo d'Intesa "Mille Occhi sulla Città", le Guardie particolari giurate, pur non esercitando funzioni di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria, svolgeranno i compiti di osservazione e raccolta di elementi di interesse per le Forze di Polizia e la Polizia locale nel pieno rispetto delle disposizioni vigenti sulla privacy, delle procedure tecniche previste, nonché delle direttive tecnico operative disposte dal Questore.
Le informazioni, riguardanti non solo fatti connessi alla commissione di reati, ma anche fatti relativi alla sicurezza urbana, alla sicurezza stradale, ai servizi pubblici essenziali, nonché a particolari situazioni di carattere sociale, verranno inoltrate, in via generale, alla Sala Operativa della Questura, nel caso di segnalazioni riguardanti il capoluogo di provincia ed alla Centrale Operativa del Comando Provinciale dei Carabinieri, negli altri casi, nonché alla Sala Operativa del Comune di competenza per quanto attiene alla sicurezza urbana.
Il sistema informativo, così delineato, risponde ai requisiti tecnici previsti dal Disciplinare, predisposto dal Tavolo Tecnico istituito presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, per la standardizzazione delle procedure, delle metodologie di scambio e dell'impiego delle tecnologie funzionali.
Anche tale progetto rappresenta un passo decisivo per l'attuazione di un sistema di sicurezza partecipata, nella cornice della sussidiarietà e della complementarietà, che vede coinvolti gli Istituti di vigilanza privata in un rapporto di stretta collaborazione con le Forze dell'Ordine e la Polizia Locale".

Andando ad analizzare l'altra faccia della medaglia, la sicurezza che determina nei cittadini la percezione di insicurezza che può derivare da tanti fattori.
Sugli organi di stampa si legge continuamente, il solito refrain: occorrono più poliziotti, carabinieri a presidiare le nostre città. Come se con due - tre pattuglie in più sul territorio sparisse la criminalità. Innanzitutto non va sottovalutato che molte sono le cause del disagio in cui versano alcuni quartieri delle città, determinato anche da fenomeni di degrado, carenza di illuminazione, sporcizia, piazze maltenute che incentivano le azioni criminali, ad esempio lo spaccio di sostanze stupefacenti o i furti nelle abitazioni. Si tratta di situazioni di forte sofferenza in cui si smarrisce il senso di appartenenza alla città.
Occorre poi individuare una risposta adeguata alla forte presenza di immigrati, ed in particolare all'elevano numero di irregolari, che possono essere attratti dal radicalismo soprattutto tramite il web e le carceri (e non tramite i luoghi di culto che sono attualmente molto controllati).
Da più parti sento parlare che una società, una comunità è sicura solo se è presidiata dalle forze dell'ordine, come se la loro presenza cancellasse l'illegalità, la delinquenza e desse sicurezza. Ritengo che le Forze dell'ordine, Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale non possono essere presenti in ogni dove, nelle piazze, nei giardini nelle periferie e nel centro della città.


Negli ultimi anni è aumentato in modo considerevole il bisogno di sicurezza della collettività, che si sente sempre più insicura e minacciata di fronte al diffondersi di episodi di devianza. Di recente sta assumendo dimensioni preoccupanti il fenomeno delle baby-gang che si spostano dalla provincia ai centri metropolitani caratterizzandosi per la violenza e improvvisazione. In questo contesto di generalizzata richiesta di prevenzione e di sicurezza, si deve quindi parlare di "nuova" prevenzione. Che si caratterizza per la sua estraneità al sistema penale, in quanto si riferisce principalmente alle politiche sociali indirizzate a ridurre la criminalità attraverso l'intervento sulle cause che la determinano o mediante le forme di aiuto sociale finalizzate al recupero ed al reinserimento del deviante.
In quest'ottica si afferma l'esigenza di coinvolgere tutte le istituzioni e la collettività stessa nelle problematiche attinenti alla produzione della sicurezza e al mantenimento dell'ordine sociale.
Assumono particolare rilevanza il concetto di sicurezza "partecipata" e la filosofia della "Polizia di prossimità".
Nella prima formula elementi fondamentali sono la compartecipazione e la condivisione degli obiettivi e delle strategie di attuazione da parte di soggetti diversi: i cittadini, le istituzioni, tutti gli attori sociali ed economici che operano sul territorio e che vivono quotidianamente il problema sicurezza.
Nella seconda si tratta di una nuova filosofia di intervento complessivo che si pone come obiettivi prioritari la prevenzione degli eventi criminali e di disordine urbano, la conoscenza ed il radicamento nel territorio, un rinnovato legame di fiducia e collaborazione con i cittadini.
Il bisogno di sicurezza è un'esigenza particolarmente avvertita nella nostra società, atteso che i fenomeni devianti, singoli e/o collettivi, hanno assunto una tale configurazione da ingenerare nell'opinione pubblica "…una vera e propria paura del crimine, il timore diffuso di potere essere vittimizzati. Una reazione emozionale caratterizzata da un senso di pericolo e di ansietà prodotto dalla minaccia di un danno fisico e/o economico scaturente da un atto criminale." E' doveroso sottolineare che tale timore non è sempre legato ad un reale aumento dei tassi di criminalità e del numero dei reati consumati; il diffuso e tangibile senso di insicurezza dell'opinione pubblica nasce anche dalla globalizzazione dei fenomeni criminali e dalla diffusione mass-mediatica dell'informazione che sfrutta anche questi prodotti per creare audience e condizionare le scelte degli utenti sollecitando il senso di allarme collettivo, soprattutto nelle categorie sociali più fragili ed esposte.
Ci si chiede allora come si possa combattere la paura del crimine. La risposta può apparire banale: aumentando la fiducia dei cittadini negli organi istituzionalmente investiti della funzione atta a garantire sicurezza e legalità.
Il problema fondamentale è dunque individuare le strategie idonee a far aumentare la fiducia: questo è l'obiettivo che la Polizia di Stato ha inteso perseguire negli ultimi anni.

La sicurezza è, a tutti gli effetti, un bene da produrre e la Polizia di Stato è l'impresa destinata a produrlo, minimizzando i costi e massimizzando i profitti.
In quest'ottica innovativa, la Polizia di Stato ha investito grandi energie, risorse umane e tecniche, convogliandole verso l'ideazione e attuazione di un sistema di prevenzione e controllo del territorio caratterizzato dal perseguimento dei seguenti obiettivi fondamentali:
• Maggiore controllo del territorio attraverso il dispiegamento di più pattuglie;
• Diminuzione dei reati;
• Aumento della sicurezza.
Si ritiene, infatti, che l'opera di prevenzione, con un apparato di polizia diffuso e presente il più possibile sul territorio, abbia certamente un positivo e riscontrabile effetto di deterrenza verso le condotte devianti e conduca ad una sensibile diminuzione dei reati, ingenerando nell'opinione pubblica una maggiore sensazione di sicurezza e un fattivo spirito di collaborazione verso le Forze dell'Ordine.
In tal senso si fa riferimento alla Sicurezza e alla Prevenzione, concetti che, apparentemente, possono sembrare diversi, ma che, in realtà, hanno un'unica finalità.

Le politiche di Sicurezza sono proiettate alla tutela dei cittadini rispetto alla percezione diffusa di insicurezza, proponendosi come scopo principale quello di individuare le strategie idonee a ridurre questa sensazione.
Le politiche di Prevenzione sono dirette ad impedire che siano commessi reati, ad aumentare e razionalizzare le risorse per una più incisiva vigilanza del territorio; intendono tutelare, quindi, il cittadino dal rischio oggettivo di rimanere vittima di eventi criminosi.
Questa distinzione si ricollega direttamente alla differenza tra percezione soggettiva e rischio oggettivo: il bisogno di sicurezza e la relativa domanda di tutela possono essere determinate sia da una percezione di insicurezza, non fondata su una reale minaccia di criminalità, sia da una oggettiva esposizione al rischio.

Di conseguenza, mentre le politiche di Sicurezza intervengono sulla prima variabile, rappresentando una risposta più globale, le politiche di Prevenzione si rivolgono soprattutto alla sintomatologia specifica di uno o più fenomeni criminali.
Il privilegiare l'uno o l'altro dei due termini considerati dipende da molti fattori:
dalle caratteristiche delle politiche criminali dei vari paesi; dagli orientamenti criminologici prevalenti; dai tipi di attori, istituzionali e non, che si assumono la responsabilità di rispondere alla richiesta di sicurezza.
La prevenzione penale dei reati non costituisce, d'altronde, l'unico mezzo di lotta contro le condotte devianti: "Il controllo delle condotte socialmente indesiderate si svolge invece in uno scenario ben più vasto, comprendente tutte quelle istituzioni dette, appunto, di controllo sociale: famiglia, scuola, istituzioni religiose, mondo del lavoro, associazioni.
Tutti questi soggetti svolgono una funzione primaria di controllo sociale e di equilibrio del sistema, rispetto alla quale la funzione esercitata dal sistema penale è secondaria, poiché subentra quando tutti i meccanismi principali hanno fallito e si è verificato il comportamento deviante.
In realtà le molteplici tematiche della Prevenzione hanno assunto un'unica connotazione, inserendosi all'interno del concetto, coniato da alcuni sociologi attuali, di nuova Prevenzione; con essa si indica quell'intervento che ha "..l'obiettivo di eliminare o ridurre la frequenza di determinati comportamenti siano essi qualificati come criminali o meno – ricorrendo a soluzioni diverse da quelle offerte dal sistema penale.."
La nuova Prevenzione interagisce con le politiche sociali, favorisce la formazione delle reti di intervento le quali devono essere concretamente mirate alle cause del malessere – la disoccupazione, le diseguaglianze e le patologie sociali, la diffusione delle sostanze stupefacenti .. – e incentrate su progetti di realizzazione delle forme di aiuto sociale volte al recupero e al reinserimento del deviante.
Tutto ciò con la finalità di evitare di dovere fare ricorso alla repressione come sistema per ridurre la criminalità, in quanto ogni intervento nella fase in cui il fatto criminoso si è verificato dev'essere considerato come un insuccesso dell'attività preventiva

E dunque all'interno del complessivo sistema di "crime control" (l'insieme di interventi delle istituzioni sociali che mirano ad ottenere un comportamento dei consociati non lesivo dei beni tutelati penalmente), un ruolo determinante incombe sulla Prevenzione sociale, che deve avvalersi di tutte le attività –legislative, amministrative, socio culturali, economiche – per cercare di contrastare le molteplici cause sociali della criminalità.
Il diritto penale deve affiancarsi agli altri mezzi di controllo sociale, come estremo rimedio caratterizzandosi per il suo massimo grado di formulazione e di coattività.
Il controllo penale, pertanto, deve raccordarsi con gli altri mezzi di controllo sociale in un complessivo sistema di difesa dei diritti della collettività.
In sostanza le caratteristiche qualificanti della nuova prevenzione sono:
• il ricorso a strumenti diversificati rispetto a quelli del sistema penale;
• i diversi obiettivi da perseguire: non solo ridurre la criminalità, ma anche produrre sicurezza; non soltanto intervenire sul deviante ma occuparsi anche delle vittime;
• adottare una prospettiva d'azione sia in campo nazionale che in campo locale, dedicandosi anche alla criminalità tipica dei reati c.d. di natura predatoria;
• il coinvolgimento e la responsabilizzazione di nuovi attori, che si occupino in vario modo sia delle cause degli eventi criminali che dei loro effetti sulla società e sugli individui.
  • Comune di Andria
  • polizia
  • Isabella Fusiello
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