Vita di città
“Le Grotte di Sant’Andrea in Andria”, inchiesta d’igiene del prof. Liddo
Al luminare sabato verrà intitolata una strada. Del prof. Liddo, tra le altre cose, si ricorda questo studio
Andria - venerdì 24 marzo 2017
12.03
Discese e vicoli che portano ad abitazioni, spesso interrate. Una vita domestica svolta per lo più all'aperto a causa dell'angustia dei luoghi, tuguri in cui alloggiano famiglie numerose: qualche giaciglio, una cucina e poco altro. È la descrizione di Largo Grotte di Sant'Andrea affidata alle immagini che fanno da corredo all'inchiesta del prof. dott. Salvatore Liddo, docente di Igiene all'Università di Bari, portata avanti su un rione che, per gli storici, è tra i più antichi della città di Andria sorto attorno alla prima chiesetta del paese, Sant'Andrea, appunto. Il quartiere fu demolito intorno alla metà degli anni Cinquanta perché considerato inabitabile.
La ricerca, voluta dall'amministrazione comunale del tempo, come scrive lo stesso prof. Liddo nel testo, aveva lo scopo di rilevare le condizioni igienico-sanitarie del nucleo abitato. La speranza dell'epoca era che venisse affrontato il problema della bonifica del quartiere.
Nello studio il largo si presenta come una grande conca: sette metri il dislivello tra il centro ed il perimetro, per tale ragione non era possibile beneficiare della fognatura. Le acque meteoriche e domestiche erano raccolte in "pozzi neri", facili erano gli allagamenti delle abitazioni in seguito a piogge. Una miriade di dati raccolti dal prof. Liddo con certosina pazienza, tanti i fattori presi in considerazione come, per esempio, lo stato di affollamento delle abitazioni. A tal proposito, l'igienista spiega che «quasi tutti vivono in una sola stanza a volte in comune con animali e che spesso, almeno nel 34 percento dei casi, questa era sprovvista di finestre. Una volta chiusa la porta non penetrano luce e aria». Il prof. Liddo parla di «miseria e di tuguri lesionati». In conclusione bisogna cercare di «portare gli abitanti in case adatte».
Stando ai documenti dell'epoca, nel 1953 per quaranta famiglie erano pronte le nuove abitazioni ed altre erano già state finanziate con uno stanziamento statale.
La ricerca, voluta dall'amministrazione comunale del tempo, come scrive lo stesso prof. Liddo nel testo, aveva lo scopo di rilevare le condizioni igienico-sanitarie del nucleo abitato. La speranza dell'epoca era che venisse affrontato il problema della bonifica del quartiere.
Nello studio il largo si presenta come una grande conca: sette metri il dislivello tra il centro ed il perimetro, per tale ragione non era possibile beneficiare della fognatura. Le acque meteoriche e domestiche erano raccolte in "pozzi neri", facili erano gli allagamenti delle abitazioni in seguito a piogge. Una miriade di dati raccolti dal prof. Liddo con certosina pazienza, tanti i fattori presi in considerazione come, per esempio, lo stato di affollamento delle abitazioni. A tal proposito, l'igienista spiega che «quasi tutti vivono in una sola stanza a volte in comune con animali e che spesso, almeno nel 34 percento dei casi, questa era sprovvista di finestre. Una volta chiusa la porta non penetrano luce e aria». Il prof. Liddo parla di «miseria e di tuguri lesionati». In conclusione bisogna cercare di «portare gli abitanti in case adatte».
Stando ai documenti dell'epoca, nel 1953 per quaranta famiglie erano pronte le nuove abitazioni ed altre erano già state finanziate con uno stanziamento statale.