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Vita di città

Lavoro e disabilità, il racconto del nostro concittadino Emanuele Sgaramella: “E’ una lotta continua ai pregiudizi”

E’ uno dei tanti invalidi a cui gli viene ancora negato il diritto al lavoro, nonostante in Italia la 68/99 sia tra le leggi più avanzate a livello europeo

La storia di Emanuele Sgaramella è la storia di tanti invalidi. Di quelle storie molto spesso accantonate o addirittura abbandonate in soffitta. Eppure sono storie non prive di difficoltà, e pertanto dignitose. Di chi tutt'ora lotta per guadagnarsi un posto, una identità in questo mondo. Ovvero quello di svolgere un lavoro. Ed è alquanto sorprendente poi, che chi "li dovrebbe rappresentare" molto spesso non lo fa: è troppo impegnato ad organizzare conferenze, meeting per discutere di questo o di quell'altro diritto, piuttosto che scendere in campo e tutelare concretamente i cosiddetti fragili. Complice dell'ignavia dei governanti è, senz'altro, anche il retaggio di una mentalità ancora tarlata da preconcetti: purtroppo molti imprenditori continuano a considerare gli invalidi non una risorsa sulla quale investire (e pertanto contribuire al vero progresso dell'intera comunità cittadina), ma come un vero e proprio ostacolo allo sviluppo della propria attività.

Tuttavia tenteremo anche questa volta di scardinare molti stereotipi, entrando nell'ottica di chi quotidianamente e ingiustamente continua a ricevere una pioggia di "no" dalle aziende ubicate nel nostro territorio, nonostante, secondo l'ultimo prospetto informativo del Centro dell'Impiego di Andria, risultino molte di esse scoperte dall'assunzione dei disabili (legge 69/99). Senza dimenticare, inoltre, l'intervento delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, tramite la legge n.18 del 3 marzo 2009, il cui grande prestigio risiede nell'aver cambiato tematica non ponendo più l'attenzione alla disabilità come malattia, ma promuovendo ed incentivando l'attenzione sui diritti delle persone. Indosso insieme a voi lettori le lenti del pregiudizio, sperando che, alla fine del viaggio, possano diventare dei vecchi occhiali da appoggiare sulla scrivania, mentre nascono nuove riflessioni.

- Ciao Emanuele, raccontaci un po' di te.
Mi chiamo Emenuele e sono di Andria. Ho avuto una vita sempre attenta alla salute e al benessere oltre all'integrazione sociale nella nostra città. Da sempre provo a capire su cosa e come fare per essere parte viva nel nostro territorio, ma spesso mi trovo a lottare contro i mulini a vento. Più di tutto, la mentalità.
Da bambino e successivamente mi sono integrato conoscendo altre amici e conoscenti all'Oratorio Salesiano e in qualche palestra oppure allo Stadio, nelle diverse manifestazioni che la Città o il territorio organizzava. Sicuramente non ho avuto una facile vita, causa disturbi di salute che mi limitavano e che mi hanno fatto sembrare la persona che non sono, quello che si lamentava, quello che era "viziato" o quello che ha avuto problemi di salute e che gli ha condizionato i momenti più belli della vita. Per fortuna ho avuto una famiglia attenta al disagio e che mi ha aiutato, dandomi tutto il necessario per vivere una vita dignitosa. Come tutti, la vita va avanti e noti molte differenze, noti che gli amici provano a cambiare vita, creando una famiglia, visto che hanno una stabilità economica, mentre aspettavo tempi miglior, che oggi deduco non sono mai arrivati. Da maggiorenne ho provato a trovare occupazione in diversi ambiti, non sempre adatti al mio fisico e alla mia condizione, ma provavo ad andare avanti anche grazie all'aiuto di mio padre. Ho cambiato diversi posti di lavoro senza troppi problemi, spesso perché non riuscivo a svolgere le mansioni oppure perché il compenso era poco.

- Qual è stata la più grande sfida che hai dovuto affrontare o che stai affrontando?
La mia più grande sfida è stata (ed è) una malattia rara e metabolica, che mi porto da bambino. Purtroppo non la si può dimenticare facilmente, lasciandola indietro, visto che nell'arco dell'anno devo fare dei controlli specifici oltre a una dieta ferrea (priva di latte e derivati). Questa malattia ha anche "colpito" altre parti del corpo e devo fare attenzione a non peggiorare, limitandomi a vivere una vita "tranquilla" e senza troppo stress. Mi sono abituato a convivere con la mia malattia, ma noto di non essere integrato nel mondo del lavoro.

- Ti sei rivolto a qualche agenzia interinale o al Centro dell'impiego? Se sì, come è andata?
Normalmente, chi non lavora e vuole trovare occupazione o altre idee per risolvere la questione lavorativa si affida al centro per l'impiego, ma da quando c'è stata la PANDEMIA, le cose sono cambiate. Bisogna prenotare (?) per avere un colloquio altrimenti non troverei il personale adatto. Molte volte il personale è presente, ma noto che non può fare molto a causa della mancanza di opportunità di lavoro. Di seguito mi hanno consigliato di seguire dei corsi di formazione per avere dimestichezza con il PC e la lingua Inglese (ma che poi nessuna offerta di lavoro o imprenditore richiede). Da sempre seguo on-line le offerte delle agenzie interinali, spesso mi candido, ma non so no mai adatto, perché richiedono esperienza oppure domicilio, insomma caratteristiche non proprio comuni e poi se si è sempre pensato a "meglio ferito che morto" così non si è mai andati alla ricerca di migliorare per non perdere quel poco che si aveva. Oggi da 3 anni non lavoro, dopo 12 anni di esperienza per un'azienda di tessile a pochi km da Andria.

- Ora come pensi di proseguire?
Partiamo dal presupposto che la vita è un dono e nessuno sceglie di nascere con gli occhi azzurri e capelli biondi, ma è la natura che ti da certe caratteristiche, tra le quali c'è chi ha avuto una malattia rare e metabolica. Il problema principale (ho avuto esperienza) è la mentalità di molti di noi (classe politica e imprenditoriale compresa ), sembra che chi ha una problematica di salute come per incanto da un giorno all'altro possa guarire, senza strascichi, invece non è proprio così, quindi per non essere fuori dal "giro", ho provato a svolgere lavori che non potevo fare (quelli trovavo..!) ma quando notavi il menefreghismo di certi colleghi o imprenditori che dimenticavano facilmente la disabilità,(praticamente! nelle mansioni, nella fatica) ti accorgevi che forse la mia presenza non era adatta o non era adatto il posto di lavoro con la rispettiva mansione. Tra l'altro e per fortuna in Italia c'è una legge (ogni tanto che qualcuno fa qualcosa di buono). La legge 68/99, che dovrebbe includere le categorie protette nel mondo del lavoro. Tra l'altro la legge aiuta gli imprenditori che hanno sgravi fiscali per diversi anni al lavoratore disabile assunto. La legge la si può eludere pagando una specie di tassa e non assumendo lavoratori disabili. Sono sempre attento a questo mondo e noto che è un problema diffuso. Solo in pochi territori ci sono imprenditori che rispettano questa legge.

- L'argomento "Categorie Protette" molto spesso viene disatteso dalle autorità competenti. Perché secondo te?
Le "Categorie protette" per molti imprenditori è sinonimo di protezione, di limitato, ora mi chiedo di cosa? Penso che l'argomento integrazione lavorativa delle categorie protette è messo su di un altro piano perché non c'è una legge ferma. La 68/99 propone all'imprenditore di pagare una tassa senza assumere a mio modesto parere questo tipo di legge da motivo agli imprenditori di non assumere nessuno. E' come se, in auto non limitassi la velocità e l'eventuale sanzione, ci fosse un modo per non pagarla e per aggirare la legge. in molti (per non dire tutti) non farebbero attenzione alla velocità e ci sarebbero molti più incidenti con il rischio di andare in ospedale!

- Le normative che tutelano le categorie protette risultano essere tra le più avanzate a livello europeo, ma che costantemente si scontrano contro il muro dei pregiudizi. Pensi che sia anche quest'altro aspetto da considerare?
Bhe. sicuramente i pregiudizi hanno un peso nella nostra società, soprattutto, perché quando una persona racconta del vissuto non tutti accettano la realtà. Non tutti accettano la malattia e quello che un essere vivente fa per superare o convivere. Penso che l'imprenditore voglia una persona che non abbia problemi perché vuol raggiungere sempre lo scopo del guadagno. Per cui far lavorare una persona limitata è sinonimo di perdita di guadagni, più costì = perdita di soldi.

- Qual è il messaggio che vorresti trasmettere a chi ci sta leggendo e cosa ti auspichi per il futuro?
Il messaggio che vorrei lasciare a tutti, è quello che nel 2022 non ci dovrebbero essere distinzioni sui lavoratori e che il lavoro è un diritto (lo dice la Costituzione Italiana). Le categorie protette dovrebbero essere una risorsa per la società e non un peso. Dopo la pandemia ed oggi la guerra dovremo capire che non c'è nulla di garantito e che tutti sono sullo stesso piano. E' inutile avere sentimenti belli, con paroloni che inorgogliscono quando ci sono le para olimpiadi, per poi dopo escluderli dalla vita quotidiana. Per il futuro, vorrei far notare a chi ci Governa della situazione, perché spesso (Diremmo "Le parole se le porta il vento") i fatti non si trovano con le promesse e con le buone azioni che dovrebbero essere garantite.
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