Religioni
La Veglia di Pentecoste con i giovani della diocesi di Andria
Sabato 30 maggio, al Santuario del SS. Salvatore, il momento di preghiera organizzato dalla Pastorale Giovanile
Andria - lunedì 1 giugno 2020
12.15
Si è celebrato sabato 30 maggio, presso il Santuario del SS. Salvatore di Andria, il primo momento di preghiera diocesano con alcuni rappresentanti del popolo, dopo le restrizioni per l'emergenza Coronavirus. E' la Veglia di Pentecoste con il vescovo mons. Luigi Mansi, organizzata dalla Pastorale Giovanile di Andria e animata dai giovani, giunti in rappresentanza da ogni parrocchia della diocesi, e dal coro della Pastorale Giovanile. Un appuntamento che in diocesi si rinnova ogni anno nella serata del sabato che precede la solennità di Pentecoste, nella quale si ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli riuniti con Maria nel Cenacolo, avvenuta cinquanta giorni dopo la risurrezione di Cristo e raccontata nel capitolo 2° degli Atti degli Apostoli. La Veglia di quest'anno si è svolta con una presenza dei fedeli molto più ridotta rispetto agli anni precedenti, in virtù delle misure di distanziamento interpersonale previste a livello nazionale e, in diocesi, dagli ultimi due decreti di mons. Mansi per le celebrazioni con i fedeli; per questo, la partecipazione dei giovani è stata significativa per unire la Chiesa locale nell'invocazione della discesa dello Spirito Santo sul popolo di Dio. Il momento di preghiera, a differenza degli anni precedenti, si è svolto al Santuario del SS. Salvatore e non nella Cattedrale di Andria, ed è stato trasmesso in diretta su Teledehon.
Tre simboli hanno contraddistinto i tre momenti della Veglia di Pentecoste richiamando il dono dello Spirito Santo: il fuoco, l'olio, la nube luminosa. E' proprio il segno del fuoco ad aver avviato la celebrazione, benedetto da mons. Mansi proprio come avviene nel primo momento della Notte di Pasqua, che quest'anno i fedeli hanno vissuto nelle proprie case. E' proprio il fuoco a simboleggiare lo Spirito divino, disceso sotto forma di lingue nella Pentecoste, e attraverso il cero pasquale presente nelle nostre chiese testimonia la presenza del Risorto nella nostra vita. Il secondo simbolo è l'olio, elemento che ritorna spesso nella vita di Gesù e nelle sue parabole, in particolare quella del Buon Samaritano che è il tema centrale della lettera pastorale del vescovo Luigi "Si prese cura di lui"; oltre che essere un buon rimedio per le ferite del corpo, l'olio nella Chiesa assume la funzione di lenire e curare anche le ferite dello spirito. Significativo, inoltre, è il rimando alla Messa Crismale celebrata giovedì scorso in Cattedrale con il clero diocesano, durante la quale sono stati benedetti gli olii sacri: l'olio dei Catecumeni, l'olio degli Infermi e il Sacro Crisma. Il terzo simbolo della Veglia di Pentecoste è la nube luminosa, che nella Bibbia è testimonianza della presenza e gloria di Dio. Le nubi accompagnano eventi significativi della vita di Cristo, che al termine della storia verrà "sulle nubi del cielo" (Mt 26,64): l'episodio più noto è la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor.
Momento significativo della Veglia di Pentecoste è stata invocazione allo spirito santo nei suoi sette doni, ognuno dei quali rappresentato da una candela accesa portata in processione da alcuni giovani: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di dio. Essi sono donati inizialmente con la grazia del Battesimo e confermati dal sacramento della Cresima. A seguire, la proclamazione del brano del Vangelo tratto dai cosiddetti "discorsi di addio" pronunciati da Gesù nel Cenacolo, la sera dell'Ultima Cena: nel salutare i discepoli, Cristo fa loro le ultime raccomandazioni. Un momento che, in maniera simile, è stato riproposto al termine della Veglia, quando mons. Mansi ha affidato ai giovani un mandato di impegno.
Tre simboli hanno contraddistinto i tre momenti della Veglia di Pentecoste richiamando il dono dello Spirito Santo: il fuoco, l'olio, la nube luminosa. E' proprio il segno del fuoco ad aver avviato la celebrazione, benedetto da mons. Mansi proprio come avviene nel primo momento della Notte di Pasqua, che quest'anno i fedeli hanno vissuto nelle proprie case. E' proprio il fuoco a simboleggiare lo Spirito divino, disceso sotto forma di lingue nella Pentecoste, e attraverso il cero pasquale presente nelle nostre chiese testimonia la presenza del Risorto nella nostra vita. Il secondo simbolo è l'olio, elemento che ritorna spesso nella vita di Gesù e nelle sue parabole, in particolare quella del Buon Samaritano che è il tema centrale della lettera pastorale del vescovo Luigi "Si prese cura di lui"; oltre che essere un buon rimedio per le ferite del corpo, l'olio nella Chiesa assume la funzione di lenire e curare anche le ferite dello spirito. Significativo, inoltre, è il rimando alla Messa Crismale celebrata giovedì scorso in Cattedrale con il clero diocesano, durante la quale sono stati benedetti gli olii sacri: l'olio dei Catecumeni, l'olio degli Infermi e il Sacro Crisma. Il terzo simbolo della Veglia di Pentecoste è la nube luminosa, che nella Bibbia è testimonianza della presenza e gloria di Dio. Le nubi accompagnano eventi significativi della vita di Cristo, che al termine della storia verrà "sulle nubi del cielo" (Mt 26,64): l'episodio più noto è la Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor.
Momento significativo della Veglia di Pentecoste è stata invocazione allo spirito santo nei suoi sette doni, ognuno dei quali rappresentato da una candela accesa portata in processione da alcuni giovani: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di dio. Essi sono donati inizialmente con la grazia del Battesimo e confermati dal sacramento della Cresima. A seguire, la proclamazione del brano del Vangelo tratto dai cosiddetti "discorsi di addio" pronunciati da Gesù nel Cenacolo, la sera dell'Ultima Cena: nel salutare i discepoli, Cristo fa loro le ultime raccomandazioni. Un momento che, in maniera simile, è stato riproposto al termine della Veglia, quando mons. Mansi ha affidato ai giovani un mandato di impegno.