Politica
La Regione Puglia al TAR Lazio contro la soppressione delle frequenze tv
Solo in Puglia sono 35 le imprese a rischio
Puglia - lunedì 12 gennaio 2015
È stato depositato al Tar Lazio giovedì 8 gennaio l'atto di costituzione col quale la Regione Puglia si associa al ricorso della REA contro la delibera dell'Autorità Garante per le comunicazioni (Agcom), che prevede la soppressione delle emittenti televisive private che irradiano interferenze verso i Paesi europei confinanti. Lunedì 12 verrà depositata anche la memoria difensiva in cui sarà "argomentato il pregiudizio che la comunità pugliese subisce dal provvedimento Agcom 480/14/CONS". Nel renderlo noto, il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna ricorda che la battaglia a difesa del pluralismo dell'informazione televisiva è stata dichiarata dall'intera Assemblea regionale pugliese e fatta propria dalla Giunta regionale.
La Regione si costituisce davanti alla giustizia amministrativa chiedendo l'accoglimento del ricorso dell'Associazione delle antenne locali. "Consideriamo fondate le censure sollevate e valutiamo grave e irreparabile il pregiudizio derivante dal provvedimento, sul quale incide l'interesse dell'intera collettività regionale oltre a quello delle aziende televisive". L'intervento ad adiuvandum nel procedimento avviato dall'Associazione delle antenne locali (REA - Radiotelevisioni Europee Associate) è stato proposto nei tempi utili: "la Regione ora è anche legalmente al fianco delle emittenti e dei lavoratori delle nostre televisioni, a tutela delle voci del territorio, che sono le voci della democrazia", aggiunge Introna.
La richiesta al Tar Lazio - la Regione Puglia è rappresentata dall'avv. Marina Altamura - è di annullare la delibera 480/14/CONS, che applicando la legge statale n. 9/2014 (Modifica del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale), prevede lo spegnimento entro il 31 dicembre 2014 di 12 canali televisivi in Puglia, sui 18 complessivi dell'offerta digitale regionale. Si stimano in un migliaio i posti di lavoro minacciati, tra giornalisti, tecnici e amministrativi, nelle 35 imprese a rischio (95 in Italia, dei 76 canali nazionali coinvolti dal provvedimento di soppressione). Un emendamento alla legge di stabilità nazionale ha com'è noto concesso lo slittamento al 30 aprile 2015 del termine per abbandonare le frequenze, ma "non risolve il problema", ripete il presidente del Consiglio regionale, che rinnova al Governo Renzi l'invito a rivedere la decisione, contenuto nell'ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio regionale pugliese il 14 ottobre 2014.
La Regione si costituisce davanti alla giustizia amministrativa chiedendo l'accoglimento del ricorso dell'Associazione delle antenne locali. "Consideriamo fondate le censure sollevate e valutiamo grave e irreparabile il pregiudizio derivante dal provvedimento, sul quale incide l'interesse dell'intera collettività regionale oltre a quello delle aziende televisive". L'intervento ad adiuvandum nel procedimento avviato dall'Associazione delle antenne locali (REA - Radiotelevisioni Europee Associate) è stato proposto nei tempi utili: "la Regione ora è anche legalmente al fianco delle emittenti e dei lavoratori delle nostre televisioni, a tutela delle voci del territorio, che sono le voci della democrazia", aggiunge Introna.
La richiesta al Tar Lazio - la Regione Puglia è rappresentata dall'avv. Marina Altamura - è di annullare la delibera 480/14/CONS, che applicando la legge statale n. 9/2014 (Modifica del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale), prevede lo spegnimento entro il 31 dicembre 2014 di 12 canali televisivi in Puglia, sui 18 complessivi dell'offerta digitale regionale. Si stimano in un migliaio i posti di lavoro minacciati, tra giornalisti, tecnici e amministrativi, nelle 35 imprese a rischio (95 in Italia, dei 76 canali nazionali coinvolti dal provvedimento di soppressione). Un emendamento alla legge di stabilità nazionale ha com'è noto concesso lo slittamento al 30 aprile 2015 del termine per abbandonare le frequenze, ma "non risolve il problema", ripete il presidente del Consiglio regionale, che rinnova al Governo Renzi l'invito a rivedere la decisione, contenuto nell'ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio regionale pugliese il 14 ottobre 2014.