Religioni
La profezia dimenticata di Ratzinger
Riflessione di Gennaro Gino Piccolo, referente del Centro Igino Giordani di Andria
Andria - giovedì 5 gennaio 2023
Forse mai come in questi giorni, in cui il dolore ha bussato forte al cuore di credenti e non credenti per la partenza per il Cielo di Papa Benedetto, in tanti hanno avvertito così forte la bellezza della Chiesa; l'hanno sentita come casa che, se non l'avessero, si sentirebbero donne e uomini senza fissa dimora, erranti, smarriti.
Bello il pensiero di un grande scrittore che di Lei – la Chiesa – dice essere "come una casa dalle mura di vetro", perché ciò che si pensa e si fa viene visto; attraverso le cui mura si scorge tanta bellezza dell'universo sotto cui, sta, per riflesso, Colui che tanta bellezza ha creato! E' adamantina la certezza che la vita e le opere di Papa Benedetto – uomo mite, studioso, gentile –, resteranno incise nell'anima a suscitare quotidiana nostalgia di guardare a quella "Casa-Chiesa" come faro nel mare del mondo, dove – scrive il Servo di Dio Igino Giordani – "converrà ritrovarsi, se si vuol fare dell'umanità una sola famiglia".
Grazie, Papa Benedetto, per tutte le verità e realtà ce ci hai fatto scoprire o riscoprire. Grazie, soprattutto, se fin dai primi tempi, allorché eri un giovane Cardinale, con un indimenticabile scritto – pur nella durezza delle analisi che conteneva – hai dato a tanti di non giungere impreparati o scandalizzati nell'oggi della storia, nel constatare «una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona parte di luoghi di culto; una Chiesa in minoranza, poco influente nelle scelte politiche, umiliata e costretta a "ripartire" dalle origini». Sì, uno scritto capace, specialmente in alcuni suoi tratti profetici, di sostenere lo scoraggiamento e donare un senso di pace, di offrire un'ulteriore chiave di lettura per decifrare la tua rinuncia al Papato e, soprattutto, capace di ridare speranza, di continuare a credere e collaborare con forza sicuri che il progetto d'amore di Dio sulla storia si compirà. E vale proprio la pena ri-meditare quel tuo scritto pur a distanza di 53 anni.
Era il Natale del 1969 quando scrivevi: «Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molto degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. In contrasto con un periodo precedente, verrà vista molto più come una società volontaria, in cui si entra solo per libera decisione. In quanto piccola società, avanzerà richieste molto superiori su iniziativa dei suoi membri individuali. Scoprirà senza dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani che svolgono qualche professione. In molte congregazioni più piccole o in gruppi sociali autosufficienti, l'assistenza pastorale verrà normalmente fornita in questo modo. Accanto a questo, il ministero sacerdotale a tempo pieno sarà indispensabile come in precedenza. Ma nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la Chiesa troverà di nuovo e con tutta l'energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell'assistenza dello Spirito Santo che durerà fino alla fine. Ripartirà da piccoli gruppi, da Movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell'esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Essa farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione la renderà povera, la farà diventare una Chiesa dei piccoli, il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settarie e la capacità pomposa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo».
Caro Papa Benedetto. Avevi visto bene, visto con gli occhi dell'uomo e con gli occhi di Dio: "Storia e Profezia": «Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti", affermazione che ha trovato eco, cinquant'anni dopo, nelle parole di Papa Francesco, tuo successore nel Pontificato: «Sogno una Chiesa povera e per i poveri». Sì, una Chiesa povera e per i poveri, ma di una bellezza inesprimibile, direbbe il poeta: "Una fontana di forza, un'effusione di poesia, tutta una scia di santità, lista di luce che sola può diradare le tenebre dell'età nere e delle guerre d'ogni tempo".
Bello il pensiero di un grande scrittore che di Lei – la Chiesa – dice essere "come una casa dalle mura di vetro", perché ciò che si pensa e si fa viene visto; attraverso le cui mura si scorge tanta bellezza dell'universo sotto cui, sta, per riflesso, Colui che tanta bellezza ha creato! E' adamantina la certezza che la vita e le opere di Papa Benedetto – uomo mite, studioso, gentile –, resteranno incise nell'anima a suscitare quotidiana nostalgia di guardare a quella "Casa-Chiesa" come faro nel mare del mondo, dove – scrive il Servo di Dio Igino Giordani – "converrà ritrovarsi, se si vuol fare dell'umanità una sola famiglia".
Grazie, Papa Benedetto, per tutte le verità e realtà ce ci hai fatto scoprire o riscoprire. Grazie, soprattutto, se fin dai primi tempi, allorché eri un giovane Cardinale, con un indimenticabile scritto – pur nella durezza delle analisi che conteneva – hai dato a tanti di non giungere impreparati o scandalizzati nell'oggi della storia, nel constatare «una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona parte di luoghi di culto; una Chiesa in minoranza, poco influente nelle scelte politiche, umiliata e costretta a "ripartire" dalle origini». Sì, uno scritto capace, specialmente in alcuni suoi tratti profetici, di sostenere lo scoraggiamento e donare un senso di pace, di offrire un'ulteriore chiave di lettura per decifrare la tua rinuncia al Papato e, soprattutto, capace di ridare speranza, di continuare a credere e collaborare con forza sicuri che il progetto d'amore di Dio sulla storia si compirà. E vale proprio la pena ri-meditare quel tuo scritto pur a distanza di 53 anni.
Era il Natale del 1969 quando scrivevi: «Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molto degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. In contrasto con un periodo precedente, verrà vista molto più come una società volontaria, in cui si entra solo per libera decisione. In quanto piccola società, avanzerà richieste molto superiori su iniziativa dei suoi membri individuali. Scoprirà senza dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani che svolgono qualche professione. In molte congregazioni più piccole o in gruppi sociali autosufficienti, l'assistenza pastorale verrà normalmente fornita in questo modo. Accanto a questo, il ministero sacerdotale a tempo pieno sarà indispensabile come in precedenza. Ma nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la Chiesa troverà di nuovo e con tutta l'energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell'assistenza dello Spirito Santo che durerà fino alla fine. Ripartirà da piccoli gruppi, da Movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell'esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Essa farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione la renderà povera, la farà diventare una Chiesa dei piccoli, il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settarie e la capacità pomposa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo».
Caro Papa Benedetto. Avevi visto bene, visto con gli occhi dell'uomo e con gli occhi di Dio: "Storia e Profezia": «Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti", affermazione che ha trovato eco, cinquant'anni dopo, nelle parole di Papa Francesco, tuo successore nel Pontificato: «Sogno una Chiesa povera e per i poveri». Sì, una Chiesa povera e per i poveri, ma di una bellezza inesprimibile, direbbe il poeta: "Una fontana di forza, un'effusione di poesia, tutta una scia di santità, lista di luce che sola può diradare le tenebre dell'età nere e delle guerre d'ogni tempo".