Scuola e Lavoro
«La Libertà non bisogna perderla mai, neanche in carcere»
Presentati ieri ad Andria i risultati del progetto "Libertà e Dignità"
Andria - sabato 28 giugno 2014
14.10
Testimonianze di vita vissuta, di chi è a contatto con il carcere, di chi sceglie percorsi di inclusione sociale, di chi ha affrontato la battaglia per la libertà, di chi ha sbagliato, pagato e ha rilanciato la propria vita. Tante storie e diversi successi, quelli esposti ieri durante l'incontro-dibattito "Liberi Liberi, Siamo Noi - Nuovi Percorsi per l'Inclusione Sociale", svoltosi nell'Officina San Domenico, promosso in favore di 15 ex detenuti impegnati in tirocini lavorativi e stage per oltre 200 giornate di lavoro tra ottobre 2013 e maggio 2014.
«La Libertà non bisogna perderla mai - ha detto con forza Filippo La Mantia, chef stellato, finito in carcere per otto mesi per uno sbaglio e divenuto cuoco appena uscito - gli imprevisti nella vita possono capitare ma l'uomo deve sempre reagire con forza e determinazione. In carcere le piccole cose che ogni giorno noi diamo per scontato spariscono, chiusi in una cella diventano una chimera e qualcosa di cui apprezzi il valore straordinario momento per momento. Proprio come il cibo, come la cucina che sono stati, metaforicamente, i miei modi per uscire dal carcere e ritrovare la normalità». Il progetto realizzato dall'Assessorato ai Servizi Sociali della Città di Andria, in sinergia operativa con Regione Puglia ed Enap Puglia, ente gestore del progetto "Libertà e Dignità" ha visto un percorso di accompagnamento all'inclusione sociale per soggetti penalmente svantaggiati.
«Abbiamo deciso di introdurre in carcere e nella disabilità - dice Don Andrea Bonsignori, direttore "Scuola del Cottolengo" di Torino - l'insegnamento di uno sport come il rugby, e quindi la necessità di insegnare non solo una disciplina sportiva ma quella volontà di andare oltre l'evidente impossibilità di superare degli ostacoli. Diversi giovani e ragazzi si sono inseriti nel mondo sportivo ma anche la realizzazione di un connubio che non era stato progettato ed al quale ci siamo ritrovati di fronte. Un ex detenuto ed un ragazzo con handicap insieme per ideare il loro futuro cercando di sopperire alle mancanze di ognuno. Un percorso altamente positivo e stimolante».
Durante la serata una forte correlazione tra interventi di carattere tecnico-istituzionale come quelli del Sindaco di Andria Nicola Giorgino, o del Deputato Benedetto Fucci, componente della commissione affari sociali della Camera dei Deputati od ancora di Filippo Bortone, presidente del Tribunale di Trani, ma anche momenti comunicativamente più semplici da comprendere con la proiezione del corto dal titolo "Libertà Possibile" e le testimonianze dei vari ospiti presenti tra cui Alessio Giannone (in arte "Pinuccio") autore di un cortometraggio realizzato interamente con detenuti del carcere di Bari: «Ho scritto questa sceneggiatura con i detenuti e quando gli ho chiesto quale fosse la cosa in cui ci si sentiva meno liberi loro mi hanno risposto il matrimonio - ha detto lo stesso Alessio Giannone - il matrimonio inteso come il momento della cerimonia da cui ha preso spunto tutto il laboratorio realizzato all'interno del carcere di Bari come volontario che è durato sei mesi. La sceneggiatura poi ha avuto un suo sviluppo molto interessante perchè abbiamo avuto la fortuna di trovare i fondi per produrre il corto e presentarlo anche in alcuni importanti festival come quello di Venezia. Ho da sempre fatto volontariato ed avendo vissuto in un quartiere di edilizia popolare molti dei miei amici dell'asilo e delle elementari sono terminati in carcere. La prima cosa che chiedono i detenuti è un approccio con l'esterno oltre ai servizi che mancano e agli atavici problemi di sovraffollamento e pericolosità».
«La Libertà non bisogna perderla mai - ha detto con forza Filippo La Mantia, chef stellato, finito in carcere per otto mesi per uno sbaglio e divenuto cuoco appena uscito - gli imprevisti nella vita possono capitare ma l'uomo deve sempre reagire con forza e determinazione. In carcere le piccole cose che ogni giorno noi diamo per scontato spariscono, chiusi in una cella diventano una chimera e qualcosa di cui apprezzi il valore straordinario momento per momento. Proprio come il cibo, come la cucina che sono stati, metaforicamente, i miei modi per uscire dal carcere e ritrovare la normalità». Il progetto realizzato dall'Assessorato ai Servizi Sociali della Città di Andria, in sinergia operativa con Regione Puglia ed Enap Puglia, ente gestore del progetto "Libertà e Dignità" ha visto un percorso di accompagnamento all'inclusione sociale per soggetti penalmente svantaggiati.
«Abbiamo deciso di introdurre in carcere e nella disabilità - dice Don Andrea Bonsignori, direttore "Scuola del Cottolengo" di Torino - l'insegnamento di uno sport come il rugby, e quindi la necessità di insegnare non solo una disciplina sportiva ma quella volontà di andare oltre l'evidente impossibilità di superare degli ostacoli. Diversi giovani e ragazzi si sono inseriti nel mondo sportivo ma anche la realizzazione di un connubio che non era stato progettato ed al quale ci siamo ritrovati di fronte. Un ex detenuto ed un ragazzo con handicap insieme per ideare il loro futuro cercando di sopperire alle mancanze di ognuno. Un percorso altamente positivo e stimolante».
Durante la serata una forte correlazione tra interventi di carattere tecnico-istituzionale come quelli del Sindaco di Andria Nicola Giorgino, o del Deputato Benedetto Fucci, componente della commissione affari sociali della Camera dei Deputati od ancora di Filippo Bortone, presidente del Tribunale di Trani, ma anche momenti comunicativamente più semplici da comprendere con la proiezione del corto dal titolo "Libertà Possibile" e le testimonianze dei vari ospiti presenti tra cui Alessio Giannone (in arte "Pinuccio") autore di un cortometraggio realizzato interamente con detenuti del carcere di Bari: «Ho scritto questa sceneggiatura con i detenuti e quando gli ho chiesto quale fosse la cosa in cui ci si sentiva meno liberi loro mi hanno risposto il matrimonio - ha detto lo stesso Alessio Giannone - il matrimonio inteso come il momento della cerimonia da cui ha preso spunto tutto il laboratorio realizzato all'interno del carcere di Bari come volontario che è durato sei mesi. La sceneggiatura poi ha avuto un suo sviluppo molto interessante perchè abbiamo avuto la fortuna di trovare i fondi per produrre il corto e presentarlo anche in alcuni importanti festival come quello di Venezia. Ho da sempre fatto volontariato ed avendo vissuto in un quartiere di edilizia popolare molti dei miei amici dell'asilo e delle elementari sono terminati in carcere. La prima cosa che chiedono i detenuti è un approccio con l'esterno oltre ai servizi che mancano e agli atavici problemi di sovraffollamento e pericolosità».