Commento
La costruzione delle prime cappelle gentilizie del Cimitero comunale di Andria
L'architetto Vincenzo Zito ci fornisce un ulteriore approfondimento circa i primi ampliamenti che subì il nostro camposanto
Andria - martedì 3 novembre 2020
Nella seconda puntata di questi appunti sul nostro cimitero comunale (https://www.andriaviva.it/notizie/il-completamento-del-cimitero-e-la-realizzazione-delle-cappelle-gentilizie/) si è riferito come completato che fu il cimitero, almeno nelle sue parti essenziali del recinto e dell'ingresso, ed iniziate le prime sepolture per inumazione a partire dal 1° gennaio 1842, si pensò di dare attuazione a quella parte del progetto che prevedeva la costruzione di cappelle gentilizie lungo il recinto. Si è riferito anche, sommariamente, delle numerose istanze pervenute al comune per la concessione dei suoli sui quali realizzare le cappelle.
Le prime ed uniche cappelle realizzate secondo il progetto originale del cimitero sono quelle che si allineano lungo il lato opposto dell'ingresso, le cui facciate rappresentano una continuità uniforme. Tuttavia, nel corso degli anni, alcune cappelle sono state modificate e/o ampliate per cui oggi ben poche rispecchiano il progetto originario.
Le cappelle che conservano traccia della loro costruzione con la nascita del cimitero sono soltanto due. Una è quella della confraternita degli Agonizzanti (in fondo al viale a sinistra), sulla cui facciata si conserva l'epigrafe con l'iscrizione "AGONIZANTI / 1842". L'altra è la cappella della famiglia Russo che esibisce l'epigrafe lapidea con l'iscrizione "SALVATORE RUSSO / ALL'OSSA RISORGITURE / DI SE E DE SUOI / 1842". La cappella degli Agonizzanti negli anni successivi è stata ampliata oltre il muro di cinta del cimitero con la totale demolizione della parte antica, salvandosi solo la facciata con l'annessa epigrafe (per quanto tempo ancora?). La cappella Russo invece è rimasta pressoché quella originaria.
Delle altre cappelle assegnate alle confraternite rileva quella dell'Addolorata in San Francesco che, almeno nella parte di ingresso attuale, avrebbe conservato l'impianto originario, mentre l'attigua cappella dell'arciconfraternita della Morte, costruita nel 1876, è stata rifatta e ampliata nel 1923, come recitano le epigrafe in facciata. Infine la cappella della congrega e capitolo di San Nicola (a sinistra dell'attuale accesso all'ampliamento retrostante del cimitero) nel 1928-29 fu completamente "restaurata" (cioè ricostruita) e dieci anni dono, nel 1939, fu realizzato un ampliamento all'esterno dell'antico muro di cinta. Infine da segnalare le cappelle delle arciconfraternite di S. Monica e dell'Immacolata Concezione (quest'ultima datata "A.D. 1904")
Delle cappelle private realizzate lungo il lato opposto all'ingresso si segnalano quella della famiglia Ceci (datata 1850), della famiglia Iannuzzi (senza data) e della famiglia Durso-Fasoli (datata 1901). Degna di nota è la cappella del principe di Chiusano, che occupa tutto l'angolo del vialetto di sinistra ed è la più grande delle cappelle private costruite nel primo periodo. Sulla porta d'ingresso campeggia la seguente epigrafe: "PAMIGLIA DEL PRINCIPE CHIUSANO / MCCCLI".
Il principe di Chiusano (paese in provincia di Avellino) era un esponente di un ramo cadetto dei Carafa d'Andria e aveva ricevuto il titolo dal duca d'Andria il quale, a sua volta, verso la metà del '700 lo aveva ricevuto da un suo lontano parente, Tiberio (+1742). La costruzione della cappella avvenne a cura di Raffaele (1802-1850) il quale non poté vedere ultimata la sua cappella essendo deceduto prematuramente. Dei figli di Raffaele l'unico maschio, di nome Vincenzo, sarebbe rimasto celibe mentre le sorelle Teresa e Riccardina andarono spose rispettivamente di Tommaso De Rosa, avvocato, e Giovanni Mastropasqua, avvocato. Discendenti del principe di Chiusano risiedono tutt'ora in Andria.
Le prime ed uniche cappelle realizzate secondo il progetto originale del cimitero sono quelle che si allineano lungo il lato opposto dell'ingresso, le cui facciate rappresentano una continuità uniforme. Tuttavia, nel corso degli anni, alcune cappelle sono state modificate e/o ampliate per cui oggi ben poche rispecchiano il progetto originario.
Le cappelle che conservano traccia della loro costruzione con la nascita del cimitero sono soltanto due. Una è quella della confraternita degli Agonizzanti (in fondo al viale a sinistra), sulla cui facciata si conserva l'epigrafe con l'iscrizione "AGONIZANTI / 1842". L'altra è la cappella della famiglia Russo che esibisce l'epigrafe lapidea con l'iscrizione "SALVATORE RUSSO / ALL'OSSA RISORGITURE / DI SE E DE SUOI / 1842". La cappella degli Agonizzanti negli anni successivi è stata ampliata oltre il muro di cinta del cimitero con la totale demolizione della parte antica, salvandosi solo la facciata con l'annessa epigrafe (per quanto tempo ancora?). La cappella Russo invece è rimasta pressoché quella originaria.
Delle altre cappelle assegnate alle confraternite rileva quella dell'Addolorata in San Francesco che, almeno nella parte di ingresso attuale, avrebbe conservato l'impianto originario, mentre l'attigua cappella dell'arciconfraternita della Morte, costruita nel 1876, è stata rifatta e ampliata nel 1923, come recitano le epigrafe in facciata. Infine la cappella della congrega e capitolo di San Nicola (a sinistra dell'attuale accesso all'ampliamento retrostante del cimitero) nel 1928-29 fu completamente "restaurata" (cioè ricostruita) e dieci anni dono, nel 1939, fu realizzato un ampliamento all'esterno dell'antico muro di cinta. Infine da segnalare le cappelle delle arciconfraternite di S. Monica e dell'Immacolata Concezione (quest'ultima datata "A.D. 1904")
Delle cappelle private realizzate lungo il lato opposto all'ingresso si segnalano quella della famiglia Ceci (datata 1850), della famiglia Iannuzzi (senza data) e della famiglia Durso-Fasoli (datata 1901). Degna di nota è la cappella del principe di Chiusano, che occupa tutto l'angolo del vialetto di sinistra ed è la più grande delle cappelle private costruite nel primo periodo. Sulla porta d'ingresso campeggia la seguente epigrafe: "PAMIGLIA DEL PRINCIPE CHIUSANO / MCCCLI".
Il principe di Chiusano (paese in provincia di Avellino) era un esponente di un ramo cadetto dei Carafa d'Andria e aveva ricevuto il titolo dal duca d'Andria il quale, a sua volta, verso la metà del '700 lo aveva ricevuto da un suo lontano parente, Tiberio (+1742). La costruzione della cappella avvenne a cura di Raffaele (1802-1850) il quale non poté vedere ultimata la sua cappella essendo deceduto prematuramente. Dei figli di Raffaele l'unico maschio, di nome Vincenzo, sarebbe rimasto celibe mentre le sorelle Teresa e Riccardina andarono spose rispettivamente di Tommaso De Rosa, avvocato, e Giovanni Mastropasqua, avvocato. Discendenti del principe di Chiusano risiedono tutt'ora in Andria.