Cimitero di Andria
Cimitero di Andria
Commento

La costruzione del Cimitero di Andria

Una interessante ricerca effettuata dallo storico locale, arch. Vincenzo Zito

Circa la datazione della realizzazione del Cimitero di Andria non vi sono numerosi studi e ricerche. A parte quella realizzata dall'arch. Teresa D'Avanzo, in riferimento alla storia dell'architetto Federico Santacroce, pubblichiamo oggi un interessante e pregevole contributo offertoci dallo storico locale ed autore di numerosi interessanti libri, l'architetto Vincenzo Zito proprio sulla storia della costruzione del Cimitero di Andria.


"Fino agli inizi del XIX secolo la sepoltura dei defunti avveniva all'interno delle chiese o nelle immediate vicinanze. Questa usanza aveva dei risvolti di carattere igienico-sanitario non trascurabili. Infatti le esalazioni rivenienti dalla decomposizione dei cadaveri spesso, soprattutto nel periodo estivo, ammorbavano l'interno delle chiese e le aree urbane circostanti. Con l'editto napoleonico del 12/6/1804 si prescrisse quindi di inumare i cadaveri in appositi cimiteri posti ad adeguata distanza dalla città. Tale provvedimento ebbe però scarsa attuazione, a causa anche delle difficoltà di ordine pubblico dovute ai frequenti eventi bellici che si verificarono negli anni successivi. Caduto il regime francese, con la legge dell'11/2/1817 emanata dai Borbone fu ripreso il progetto di costruire cimiteri, per i quali fu imposta una distanza minima di un quarto di miglio dall'abitato.

Per Andria, stante l'inerzia dell'amministrazione comunale dell'epoca, il 31/1/1819 l'Intendente nominò l'architetto Giuseppe de Nittis per la redazione del progetto. Un primo scoglio per la realizzazione dell'opera fu la scelta del sito, il quale doveva essere in posizione tale che i venti non avrebbero potuto portare in paese le esalazioni della decomposizione dei cadaveri. In un primo momento fu individuato un fondo in contrada Borduito, appartenuto al Conservatorio, uno degli ospizi del comune. Tale scelta cadde nel nulla e la pratica della costruzione del cimitero rimase sospesa per molti anni mentre le richieste di documenti da parte delle autorità statali cadevano sistematicamente nel vuoto.
Finalmente verso la fine del terzo decennio del secolo fu incaricato l'architetto civile Domenico Recchia il quale nel 1839 presentò il suo progetto per un cimitero di forma quadrata, avente lato di 435 palmi, pari a metri 121 circa, da costruirsi su alcuni fondi nei pressi della cappella rurale di S. Lucia di proprietà dei signori D. Riccardo Marchio, D. Antonio Sinisi fu Francesco Paolo, D. Ferdinando Porzio, Eredi del notaio D. Antonio Sinisi e D. Filippo Cannone.

Il progetto occupava l'area attualmente compresa tra il quadrato delle vecchie cappelle che circondano il corpo centrale del cimitero. L'ingresso, con le stanze per il custode e per il deposito delle carrette era situato approssimativamente in corrispondenza dei tre gradini che dividono in due il piazzale centrale. La conformazione del cimitero era piuttosto semplice: al centro del quadrato era prevista una cappella a pianta ottagonale mentre le cappelle dei capitoli, delle congreghe e quelli gentilizi privati sarebbero stati costruiti tutt'intorno lungo il muro di cinta. Nello spazio interno era prevista la costruzione di 160 sepolture, ciascuna della capacità di contenere 16 cadaveri. Era prevista anche una gran quantità di terreno libero per fronteggiare futuri bisogni dovuti all'aumento della popolazione che, nel 1839, era già di 21.000 abitanti.

Approvato il progetto, i lavori furono appaltati all'imprenditore Corrado Casiero che in tempi relativamente rapidi provvide alla costruzione degli elementi essenziali: il recinto e l'ingresso. Verso la fine del 1841 le opere erano state concluse e per il 30 dicembre 1841 fu organizzata l'inaugurazione del camposanto con relativa benedizione del vescovo. Quindi, per disposizione del Sottintendente di Barletta, le sepolture nel nuovo cimitero ebbero inizio dal 1° gennaio 1842.
progetto pubblicato da Teresa D’Avanzo in “Federico Santacroce”, Andria 1993
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  • Arch. Vincenzo Zito
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