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Vita di città

La Carità(s) non sta in quarantena: report sulle attività svolte durante l'emergenza

Oltre 700 ore di servizio attivo dall'8 marzo all'8 maggio, sede aperta tutti i giorni

Nel periodo di emergenza Covid-19 (8 marzo, giorno di inizio del lockdown, 8 maggio), la Caritas della Diocesi di Andria, sin da subito, si è mobilitata adattando i suoi servizi alle necessità che man mano si sono manifestate col trascorrere della quarantena: la prossimità e la solidarietà di questi giorni hanno fatto sì che la distanza fisica non si traducesse anche in distanza sociale. Di seguito, ecco un report (a cura del Direttore della Caritas diocesana, don Mimmo Francavilla) con tutti i dati e le attività svolte in questi due mesi.

Sin dall'8 marzo la Caritas diocesana ha garantito l'apertura della sede tutti i giorni (compresa la domenica e i festivi) dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00, per un totale di più di 700 ore di servizio attivo, nel rispetto di tutte le norme di distanziamento sociale previste dal DPCM. Questo ha comportato l'aumento dei volontari accreditati e assicurati presso la Caritas diocesana (75 volontari a cui si sono aggiunti 5 ragazzi del Servizio Civile Universale). Tra le città di Andria, Canosa di Puglia e Minervino Murge in totale sono stati 73 i volontari attivi presso i Centri parrocchiali e interparrocchiali (i Centri di Ascolto presenti in Diocesi e coordinati dalla Caritas sono 16).

Durante l'emergenza, presso la sede della Caritas diocesana si è offerto il servizio di compilazione e presentazione presso il Comune di Andria di 295 domande per la richiesta di bonus alimentari. Inoltre, alcuni volontari sono stati coinvolti nel servizio presso il Comune di Andria per la predisposizione dei buoni alimentari, garantendo più di 250 ore di volontariato.

Le persone, in rappresentanza dei propri nuclei familiari, che sono state accolte, ascoltate ed orientate presso la sede della Caritas diocesana sono state 147 (il 61,9 % della fascia d'età compresa tra i 25 e i 54 anni); nei 16 Centri parrocchiali e interparrocchiali, invece, sono stati 791 gli accessi: tale dato è da confrontare con i nuclei familiari assistiti prima dell'emergenza Covid-19 che erano 567. Questo aumento si allinea alla tendenza nazionale registrata da Caritas Italiana sull'aumento delle fragilità: il coronavirus ha generato nuove povertà, soprattutto tra le famiglie giovani con membri in età da lavoro.

Quanto ai colloqui fatti all'interno della sede diocesana, gli uomini rappresentano il 52,1% e mentre le donne il 47,9% (rapporto invertito rispetto all'andamento tradizionale degli accessi). Nel complesso, i nuclei familiari hanno al loro interno un numero consistente di minori, ma in modo particolare risalta la presenza di 29 neonati (i quali sono presi in carico diretto della Caritas diocesana). Tra i bisogni prevalentemente manifestati ci sono al 50% l'assenza (o blocco) di lavoro e occupazione (forte la componente del lavoro precario o di forme a nero), l'insufficienza del reddito al 19,1% per cui la necessità di accedere a beni di prima necessità (alimenti e prodotti per l'igiene della persona e della casa) e il bisogno di curarsi per patologie pregresse 17,6%. Presso i Centri coordinati, invece, i bisogni rilevati sono economici (33,7%), lavorativi (31,1%) e familiari (11,8%).

500 sono gli interventi fatti direttamente dalla Caritas diocesana (distribuzione pacchi alimenti - 40 quintali di viveri, pacchi prodotti per l'igiene personale e della casa, buoni spesa, prodotti per neonati, farmaci); 2.765 sono, invece, gli interventi effettuati presso i Centri coordinati (400 quintali di alimenti). Sono state, inoltre distribuite 10.000 mascherine monouso e 1.000 mascherine lavabili.

La Caritas mette in circolo quanto riceve dalla generosità delle persone: sono stati ricevuti, infatti, 7.500 euro in denaro destinati alla costituzione di un fondo per situazioni non previste da parte di singoli o famiglie legate strettamente al coronavirus e al periodo post-emergenza. A questi vanno ad aggiungersi altri 11.500 euro tramutati in buoni alimentari che sono stati così distribuiti: 150 buoni per nuclei familiari di Andria, 50 di Canosa e 37 di Minervino. A queste liberalità si aggiungono poi più di 80 donatori (tra persone singole, famiglie, parrocchie o associazioni) che hanno contribuito con viveri e detersivi.

Oggi, all'avvio della fase 2, l'emergenza povertà di questi due mesi fa da eco alla ripresa lenta delle attività lavorative che portano sulle spalle il peso di due mesi di fermo totale. Per questo è importante guardare già al futuro, cominciando già da oggi a preparare gli interventi necessari alle fasi successive con la sola regola, tanto cara alla Caritas quanto al nostro Papa Francesco, "che nessuno resti indietro".
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