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L'esperienza di Don Riccardo Agresti e del progetto "Senza Sbarre" ospiti negli incontri dedicati a Sergio Cosmai
A Bisceglie, nel 40° anniversario dell'uccisione del direttore del carcere di Cosenza da parte della ‘ndrangheta
Andria - mercoledì 12 marzo 2025
18.00
Tanta gente ha gremito ieri sera, martedì 11 marzo la Sala degli Specchi di Palazzo Tupputi, a Bisceglie, per il secondo appuntamento del ciclo di eventi promosso dalla città del dolmen, per il 40° anniversario dell'uccisione di Sergio Cosmai. L'incontro, dal titolo "Articolo 27: Sergio Cosmai, il carcere e le pene alternative", è stato guidato dal prof. Franco Papagni e da don Riccardo Agresti, fondatore del progetto "Senza Sbarre", insieme all'amico don Vincenzo Giannelli.
"Un segnale forte di quanto la nostra Comunità creda nei valori della giustizia sociale, della legalità e della memoria. Perché ricordare Sergio Cosmai significa ribadire, ogni giorno, il rifiuto di ogni forma di sopraffazione e il diritto a una società più giusta e libera dalle mafie. Insieme al prof. Franco Papagni e a don Riccardo Agresti, promotore del progetto "Senza Sbarre", e attraverso le storie di Teo e Alfonso, protagonisti nel progetto, abbiamo visto dall'interno la complessità della realtà carceraria e la necessità di lavorare sulla rieducazione dei detenuti", ha dichiarato il Sindaco di Bisceglie, Angelantonio Angarano, presente all'iniziativa.
L'evento ha permesso di riflettere sul valore della rieducazione nel sistema carcerario, un tema centrale nell'operato di Sergio Cosmai, che da direttore di carcere di Cosenza, si batté per il rispetto della dignità dei detenuti e per un approccio più umano e giusto alla pena.
Don Riccardo Agresti, promotore di "Senza Sbarre" con don Vincenzo Giannelli, si è soffermato con fatti ed aneddoti legati all'esperienza di questo progetto innovativo, nato nel 2018 grazie alla Diocesi di Andria e a Caritas Italiana, per offrire ai detenuti ammessi a misure alternative alla detenzione una concreta opportunità di reinserimento sociale.
A pochi chilometri da maniero federiciano, nella masseria San Vittore di Andria, circondata da dieci ettari di terreno, i beneficiari del progetto trovano un luogo in cui ricostruire la propria vita attraverso il lavoro agricolo e artigianale, riscoprendo il valore della comunità e della responsabilità.