Scuola e Lavoro
“L’eredità culturale di Gino”: lettera aperta del prof. Paolo Farina
Il dirigente scolastico del CPIA Bat e la preside dell'I.C. “Imbriani-Salvemini” lanciano un'idea per il parco sotto il murales di Gino Strada
Andria - sabato 4 marzo 2023
«Difficile fissare su carta il caleidoscopio di emozioni che, come Comunità Educante del "Gino Strada" e come Comunità Civica di Andria, abbiamo vissuto nella giornata di ieri (giovedì 2 marzo, ndr). Ma una comunicazione si impone. Ho pensato così alle parole di Simonetta Gola quando, correggendo a ragion veduta una mia espressione, ci ha detto che il libro Una persona alla volta (la Feltrinelli 2022) non raccoglie il "testamento morale" di Gino, bensì la sua eredità culturale.
Grazie, Simonetta cara, grazie per questo e per tutto quello che sei stata ieri per noi e con noi. Grazie per la tua commozione, visibile a tutti. Grazie per le tue parole, ad un tempo pacate e vibranti. Grazie perché ci hai portato l'eredità di Gino e mi hai chiesto di prendermene cura.
Come ho commentato a caldo: essere eredi è un impegno, bisogna essere degni di ereditare un insegnamento come quello di Gino e non è di certo una cosa facile. Io credo si possa, però, partire dal non restare indifferenti… Ho pensato, così, di scrivere a tutta la mia Comunità di Studentesse, Studenti, Docenti e Personale non docente. Ho pensato di scrivere a tutti, in particolare alla città di Andria, ancor di più ai residenti del quartiere san Valentino. Ieri ci siamo presi tutti insieme un impegno: non è solo aver cura dell'olivo di Gino, non è solo leggere le sue parole sul murales: I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi, non è solo lo "straccio di pace" che abbiamo fissato ancora all'olivo di Gino. È essere altro, è essere oltre, è non voltarsi dall'altra parte. È dire da che parte si sta quando si tratta di difendere i diritti delle persone. Di tutte. Specie le più deboli, povere e indifese.
Ieri, insieme alla dirigente scolastica dell'I.C. "Imbriani-Salvemini", la dott.ssa Elisa Abruzzese, abbiamo lanciato un'idea: adottare il parco che si stende sotto il murales di Gino, renderlo bello, renderlo abitabile, liberarlo da erbacce e rifiuti. Chiediamo l'aiuto di tutti per realizzare questo "progetto incompiuto" (sono ancora parole di Gino…): lo chiediamo all'Amministrazione Comunale, lo chiediamo alle Scuole e alla Parrocchia del quartiere, lo chiediamo a tutti i cittadini. Aiutateci a essere e fare come Gino che nei luoghi degradati investiva in eccellenza e bellezza confidando che questo a cascata contaminasse tutto quello che è intorno e sotto e dentro. In un contesto orizzontale e territoriale come il quartiere San Valentino ed in un contenitore come il CPIA mi sembra quanto mai appropriato.
E, ancora, non basta. Per raccogliere una eredità culturale, bisogna leggere, studiare, ruminare parole di fuoco. Come quelle di Gino. Per questo, insieme a questa lettera, invio copie del libro di Gino in ciascuna Sede del CPIA BAT "Gino Strada": ad Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando, Spinazzola, Trani, Trani Carcere e Trinitapoli. Che tutte le nostre Studentesse e i nostri Studenti abbiano la possibilità di leggere e amare Gino. Che tutti i nostri docenti si sentano moralmente impegnati a trasmetterne l'eredità. Che noi si possa essere fino in fondo Comunità Educante, erede non indegna di un uomo che, partito da solo, ha curato dodici milioni di persone e operato con le sue mani trentamila esseri umani. Perché restassero umani. E noi con loro. Tutti insieme».
Grazie, Simonetta cara, grazie per questo e per tutto quello che sei stata ieri per noi e con noi. Grazie per la tua commozione, visibile a tutti. Grazie per le tue parole, ad un tempo pacate e vibranti. Grazie perché ci hai portato l'eredità di Gino e mi hai chiesto di prendermene cura.
Come ho commentato a caldo: essere eredi è un impegno, bisogna essere degni di ereditare un insegnamento come quello di Gino e non è di certo una cosa facile. Io credo si possa, però, partire dal non restare indifferenti… Ho pensato, così, di scrivere a tutta la mia Comunità di Studentesse, Studenti, Docenti e Personale non docente. Ho pensato di scrivere a tutti, in particolare alla città di Andria, ancor di più ai residenti del quartiere san Valentino. Ieri ci siamo presi tutti insieme un impegno: non è solo aver cura dell'olivo di Gino, non è solo leggere le sue parole sul murales: I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi, non è solo lo "straccio di pace" che abbiamo fissato ancora all'olivo di Gino. È essere altro, è essere oltre, è non voltarsi dall'altra parte. È dire da che parte si sta quando si tratta di difendere i diritti delle persone. Di tutte. Specie le più deboli, povere e indifese.
Ieri, insieme alla dirigente scolastica dell'I.C. "Imbriani-Salvemini", la dott.ssa Elisa Abruzzese, abbiamo lanciato un'idea: adottare il parco che si stende sotto il murales di Gino, renderlo bello, renderlo abitabile, liberarlo da erbacce e rifiuti. Chiediamo l'aiuto di tutti per realizzare questo "progetto incompiuto" (sono ancora parole di Gino…): lo chiediamo all'Amministrazione Comunale, lo chiediamo alle Scuole e alla Parrocchia del quartiere, lo chiediamo a tutti i cittadini. Aiutateci a essere e fare come Gino che nei luoghi degradati investiva in eccellenza e bellezza confidando che questo a cascata contaminasse tutto quello che è intorno e sotto e dentro. In un contesto orizzontale e territoriale come il quartiere San Valentino ed in un contenitore come il CPIA mi sembra quanto mai appropriato.
E, ancora, non basta. Per raccogliere una eredità culturale, bisogna leggere, studiare, ruminare parole di fuoco. Come quelle di Gino. Per questo, insieme a questa lettera, invio copie del libro di Gino in ciascuna Sede del CPIA BAT "Gino Strada": ad Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando, Spinazzola, Trani, Trani Carcere e Trinitapoli. Che tutte le nostre Studentesse e i nostri Studenti abbiano la possibilità di leggere e amare Gino. Che tutti i nostri docenti si sentano moralmente impegnati a trasmetterne l'eredità. Che noi si possa essere fino in fondo Comunità Educante, erede non indegna di un uomo che, partito da solo, ha curato dodici milioni di persone e operato con le sue mani trentamila esseri umani. Perché restassero umani. E noi con loro. Tutti insieme».