Alan Friedman a Palazzo Ducale
Alan Friedman a Palazzo Ducale
Eventi e cultura

L’America di Trump secondo Alan Friedman

Il giornalista statunitense più amato dagli italiani ci racconta l’America ed i suoi retroscena

Giovedì scorso, 21 settembre il suggestivo cortile del Palazzo Ducale di Andria ha ospitato, nell'ambito del festival letterario "I Dialoghi di Trani" nell'innovativa formula itinerante, un incontro-dialogo con il prestigioso giornalista statunitense Alan Friedman, considerato ''il giornalista più amato dagli italiani'' nonché abile esperto di economia e politica.

A seguito dei saluti e della presentazione dell'evento da parte del sindaco di Andria Nicola Giorgino, a dialogare con Friedman vi era Domenico Castellaneta, caporedattore di "Repubblica Bari", che ha presentato al pubblico l'ultimo libro scritto dal giornalista statunitense dal titolo "Questa non è l'America" e il cui contenuto comprende le rivelazioni shock, le storie inedite e i retroscena che svelano i segreti del Paese di Trump.

Friedman inizia subito a dialogare con il pubblico precisando che questo libro non presenta Trump come protagonista bensì esso parte dalla storia di un personaggio comune di nome Nita Fisher. Questa donna, nonché ragazza madre, rappresenta il modo di vivere degli americani appartenenti ad una classe sociale che vive al di sotto della soglia di povertà, viene sfruttata nel lavoro, sottopagata e privata di ogni garanzia ed ogni diritto e che, ciò nonostante, alle elezioni ha votato fermamente Trump.

Friedman spiega dunque, attraverso la storia della protagonista del suo libro, cosa sta accadendo attualmente nel suo Paese, quali sono le condizioni ed i reali sentimenti del popolo americano sulle cause della terribile disuguaglianza dei redditi che affligge gli Stati Uniti e cosa li ha spinti a votare come Presidente Donald Trump, descritto da Alan stesso come l'uomo degli eccessi, amante del lusso sfrenato, poco diplomatico e forse con qualche problema di concentrazione. Un uomo che tenta di scalare l'estabilishment ma che in realtà viene disprezzato e neppure minimamente considerato da essa.

Per farci entrare nel vivo del discorso e per permetterci di osservare da un punto di vista più vicino la realtà dei fatti americana, l'autore ha raccontato qualche aneddoto sull'attuale presidente degli USA dal momento in cui lui stesso, come giornalista, ha avuto l'onore di poterlo conoscere ed intervistare. Tuttavia ciò che è emerso, attraverso i racconti del giornalista, sono soprattutto atti violenti attuati da Trump nei confronti dei suoi collaboratori o sfoggi del suo lussuoso aereo privato che presenta un bagno con rubinetteria interamente in oro oltre a cinture di sicurezza, d'oro anch'esse, sulle quali figura il rilievo dello stemma della famiglia Trump, di origine tedesca, il cui vero nome è ''Trumpf''.

Alan Friedman inoltre, distaccandosi dal discorso precedente, durante il dibattito ha descritto uno spaccato di vita politica antecedente all'elezione del presidente Trump con tutte le conseguenze derivanti dalla crisi finanziaria del 2007/08 nata in America e che ha avuto i suoi forti riflessi in tutto l'Occidente. Ha successivamente fatto cenno ad un'incompetenza, da parte del Presidente Obama, in politica estera riguardo la gestione della "primavera araba" con tutte le problematiche dell'intera area che ne sono scaturite.
All'ex Presidente, però, Friedman riconosce una certa bravura nell'ambito della politica economica.

Dall'analisi delle politiche adottate da alcuni dei Presidenti precedenti che, nell'arco del loro mandato, hanno tagliato notevolmente fondi al sistema del welfare riducendolo all'osso, emerge che ne è scaturita la creazione di un Paese con forti diseguaglianze di reddito e senza le necessarie garanzie minime lavorative.
A seguito di ciò si è generato dunque un diffuso malcontento tra la popolazione americana, tale da portare Trump a vincere le elezioni presidenziali riconoscendogli che la sua vincita è stata dovuta al suo saper soffiare sul fuoco del disagio economico e sociale.
Friedman infine ha concluso la sua analisi dicendo che purtroppo oggi alla Casa Bianca non c'è una strategia da seguire e ciò comporta un grosso rischio sugli equilibri di pace nel mondo e quindi ''Questa non è l'America'' ma un altro posto.
Varie sono state anche le domande del pubblico a cui il rinomato giornalista non si è sottratto nel dare risposte esaustive.
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