Territorio
Iva in Puglia, gettito da oltre 2 miliardi per 340mila dichiarazioni
Scende del 4% il volume d'affari e del 5,7% il totale degli acquisti
Andria - domenica 8 giugno 2014
Il gettito Iva in Puglia ammonta a 2 miliardi 284 milioni con 340.630 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi che rappresentano il 6,34 del totale nazionale delle dichiarazioni (5.373.864). E' quanto emerge dalla seconda indagine sulle dichiarazioni Iva, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze. Rispetto all'anno precedente sono state 25.202 in più, registrando così un incremento dell'8 per cento (nel 2012 erano 315.428). Il volume d'affari dichiarato è diminuito di 3,2 miliardi di euro, pari ad una flessione del 4 per cento: da 79,9 miliardi a 76,8. Il totale degli acquisti e, in piccola parte, delle importazioni, risultante da 306mila dichiarazioni, ha superato i 61 miliardi, con una media di 199mila euro, ma in calo del 12,6 per cento rispetto al dato precedente (228mila euro).
Il totale dell'Iva dovuta è stata di 526 milioni, in aumento del 7,4 per cento, (l'anno prima era di 490 milioni), mentre quella a credito è stata di poco superiore al miliardo e mezzo. Sono stati richiesti a rimborso 144 milioni, in calo del 17 per cento, rispetto all'anno precedente (173 milioni). La richiesta è pervenuta da oltre duemila contribuenti, per una media di 62mila euro. Aumenta, di poco, il «credito utilizzato in compensazione nel modello F24» (cosiddetta compensazione orizzontale) che ammonta a 1,4 miliardi. L'imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l'aliquota ordinaria fu fissata al 12 per cento. In 40 anni, tuttavia, è schizzata sino al 22% attuale.
«Questi dati, elaborati dal nostro Centro studi regionale – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia, – dipingono uno scenario in cui l'incremento dell'imposizione fiscale, in questo caso tramite l'aumento dell'Iva, si è rivelato un'arma a doppio taglio. La sostanziosa crescita del numero delle dichiarazioni nella nostra regione è un segnale positivo – sottolinea – ed è indicativo del fatto che il tessuto produttivo pugliese, nonostante la congiuntura economica, è ancora vitale e può contare anche sull'apporto di tanti lavoratori autonomi e professionisti. Tuttavia – prosegue – a questo incremento nel numero delle dichiarazioni non corrisponde un equivalente aumento del volume d'affari, che anzi è in evidente calo, esattamente come l'entità degli acquisti, la cui caduta verticale è quasi interamente riferibile al mercato interno. E' più che mai necessario agire per spingere nella direzione della ripresa dei consumi specie di quelli interni, non soltanto attraverso i recenti tentativi di incremento del potere d'acquisto, ma anche attraverso la riduzione percentuale della stessa Iva, il cui incremento fino al 22 per cento – conclude Sgherza – ha comportato più effetti collaterali che benefici».
Il totale dell'Iva dovuta è stata di 526 milioni, in aumento del 7,4 per cento, (l'anno prima era di 490 milioni), mentre quella a credito è stata di poco superiore al miliardo e mezzo. Sono stati richiesti a rimborso 144 milioni, in calo del 17 per cento, rispetto all'anno precedente (173 milioni). La richiesta è pervenuta da oltre duemila contribuenti, per una media di 62mila euro. Aumenta, di poco, il «credito utilizzato in compensazione nel modello F24» (cosiddetta compensazione orizzontale) che ammonta a 1,4 miliardi. L'imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l'aliquota ordinaria fu fissata al 12 per cento. In 40 anni, tuttavia, è schizzata sino al 22% attuale.
«Questi dati, elaborati dal nostro Centro studi regionale – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia, – dipingono uno scenario in cui l'incremento dell'imposizione fiscale, in questo caso tramite l'aumento dell'Iva, si è rivelato un'arma a doppio taglio. La sostanziosa crescita del numero delle dichiarazioni nella nostra regione è un segnale positivo – sottolinea – ed è indicativo del fatto che il tessuto produttivo pugliese, nonostante la congiuntura economica, è ancora vitale e può contare anche sull'apporto di tanti lavoratori autonomi e professionisti. Tuttavia – prosegue – a questo incremento nel numero delle dichiarazioni non corrisponde un equivalente aumento del volume d'affari, che anzi è in evidente calo, esattamente come l'entità degli acquisti, la cui caduta verticale è quasi interamente riferibile al mercato interno. E' più che mai necessario agire per spingere nella direzione della ripresa dei consumi specie di quelli interni, non soltanto attraverso i recenti tentativi di incremento del potere d'acquisto, ma anche attraverso la riduzione percentuale della stessa Iva, il cui incremento fino al 22 per cento – conclude Sgherza – ha comportato più effetti collaterali che benefici».