Attualità
Intervista a Anna Ieva: scrittrice andriese
Attenta osservatrice delle problematiche femminile, dopo il suo ulitimo libro "Tacchi all'inferno", annuncia l'uscita del suo prossimo libro
Andria - domenica 26 novembre 2023
12.04
Si parla sempre più spesso di violenza di genere, dalle scuole, alle parrocchie fino ai talk show televisivi e ancor peggio nella cronaca degli ultimi tempi.
Ma esistono tanti altri modi per affrontare e sensibilizzare questa delicata tematica. C'è chi usa ad esempio il romanzo, un racconto narrativo che unisce vicende reali a quelle fantastiche. Lo sa bene la scrittrice andriese Anna Ieva, attenta osservatrice delle problematiche femminile, che nel suo ultimo romanzo "Tacchi all'inferno" racconta la storia di Rebecca, la protagonista vittima di violenza. Una storia, in parte vera, di una donna che ha voltato le spalle a se stessa.
E così a distanza di quattro anni dal suo primo romanzo "Volevo Solo Amore" (2018), arriva nel 2022 "Tacchi all'inferno" un viaggio nell'universo femminile in cui a volte l'amore diventa simile a un gioco di sopravvivenza. E se cedere sembra una sconfitta, ribellarsi può apparire addirittura impossibile.
«Entrambi i miei romanzi sono nati da storie vere» dichiara la scrittrice Anna Ieva «Nel primo libro racconto una violenza fisica mentre nel secondo quella verbale, che ritengo sia ancora più deleteria» e spiega «Rebecca, la protagonista di "Tacchi all'inferno" è reduce da un brutto divorzio. Si sente delusa, frustata non amata e quindi si trova in una situazione di vulnerabilità. È facile cadere in queste trappole di uomini che riescono a captare la fragilità di una donna e dì lì si innesca questo meccanismo» ed evidenzia uno degli aspetti più rilevanti del suo romanzo «Rebecca non ha una connotazione fisica. Rebecca io non l'ho mai descritta, non è né alta né bruna né grassa e nè magra, perché volevo che chiunque si indentificasse in Rebecca» e aggiunge «Nel momento in cui una donna prende coscienza subentra la paura e quindi a me è capitato di ascoltare alcune testimonianze presso alcuni centri antiviolenza che dichiarano di preferire la relazione evitando il rischio di essere ammazzate. È paradossale» e sottolinea l'importanza dei centri antiviolenza «Grazie ai centri alcune donne sono riuscite ad uscirne, ma non tutte, purtroppo. Non è facile! In quest'ultimo mio romanzo emerge di quanto quest'uomo avesse manipolato questa donna al punto da convincerla anche a usare il suo corpo in scambi di coppia per soddisfare i suoi bisogni e questo racconto parte sempre da un discorso di storia vera».
Perché tacchi all'inferno?
«Io ho sempre pensato che una donna per essere seducente indossa il tacco, perché simbolo di sensualità femminilità. Ma lei con quei tacchi ha attraversato un inferno che è l'inferno dell'anima e in questo locale di scambisti era vietato togliere le scarpe con il tacco. Questo me l'ha raccontato una ragazza di 23 anni poi dedita all'alcool, tratto da una storia vera» spiega «C'è questa legge in questi club, lei scende in questo locale con i tacchi ma metaforicamente scende nell'inferno dell'anima perché i tacchi all'inferno che lei vive dentro di sé e anche all'esterno sul suo corpo».
Il suo romanzo può essere consigliato anche a lettori più giovani?
«Si, può essere consigliato perché anche le scene più violente sono state narrate in maniera abbastanza "elegante". Anche il primo romanzo è stato adottato nelle letture in molti istituti del secondo superiore. Spesso anche dalla lettura di un romanzo i giovani si rendono conto che questi comportamenti li notano nelle loro relazioni, ecco perché leggere è fondamentale, leggere aiuta a comprendere e a trovare una possibile via d'uscita».
Secondo lei cosa si può fare per eliminare la violenza sulle donne?
«Io credo che l'informazione deve essere fatta in modo incisivo. Penso che sia necessario fare informazione già dalle scuole di primo grado».
L'amore non ha bisogno di essere compreso, ha bisogno di essere dimostrato. Cosa intende dire con questa frase?
«L'amore si può dimostrare in tanti modi non coni il possesso non con la violenza. L'amore non è comprendere e giustificare atti di violenza, l'amore è donarsi all'altro senza ricatto, senza farsi male».
È vero che hai iniziato a scrivere un nuovo romanzo?
«Si è vero. Questa volta si tratta di un dark romance per un semplice motivo: a me hanno sempre incuriosito i gialli ma non eccessivamente gialli. E non solo. I dark romance sono anche la nuova tendenza delle nuove generazioni, dunque questo può essere un modo per avvicinarmi a loro. Se tutto va bene uscirà a marzo. La protagonista è sempre una donna che subisce uno stalker ma questa volta ho inserito un omicidio. A fare da sfondo, dunque, c'è sempre la tematica femminile con un fondo di verità».
Come mai sei così sensibile attratta dalle problematiche femminile?
«Perché ho vissuto da vicino un episodio di violenza. La violenza subita resta una ferita che sanguina sempre. Sono momenti terribili e così ho deciso di prendere in mano la scrittura, un lavoro che nasce da una sofferenza».
Ma esistono tanti altri modi per affrontare e sensibilizzare questa delicata tematica. C'è chi usa ad esempio il romanzo, un racconto narrativo che unisce vicende reali a quelle fantastiche. Lo sa bene la scrittrice andriese Anna Ieva, attenta osservatrice delle problematiche femminile, che nel suo ultimo romanzo "Tacchi all'inferno" racconta la storia di Rebecca, la protagonista vittima di violenza. Una storia, in parte vera, di una donna che ha voltato le spalle a se stessa.
E così a distanza di quattro anni dal suo primo romanzo "Volevo Solo Amore" (2018), arriva nel 2022 "Tacchi all'inferno" un viaggio nell'universo femminile in cui a volte l'amore diventa simile a un gioco di sopravvivenza. E se cedere sembra una sconfitta, ribellarsi può apparire addirittura impossibile.
«Entrambi i miei romanzi sono nati da storie vere» dichiara la scrittrice Anna Ieva «Nel primo libro racconto una violenza fisica mentre nel secondo quella verbale, che ritengo sia ancora più deleteria» e spiega «Rebecca, la protagonista di "Tacchi all'inferno" è reduce da un brutto divorzio. Si sente delusa, frustata non amata e quindi si trova in una situazione di vulnerabilità. È facile cadere in queste trappole di uomini che riescono a captare la fragilità di una donna e dì lì si innesca questo meccanismo» ed evidenzia uno degli aspetti più rilevanti del suo romanzo «Rebecca non ha una connotazione fisica. Rebecca io non l'ho mai descritta, non è né alta né bruna né grassa e nè magra, perché volevo che chiunque si indentificasse in Rebecca» e aggiunge «Nel momento in cui una donna prende coscienza subentra la paura e quindi a me è capitato di ascoltare alcune testimonianze presso alcuni centri antiviolenza che dichiarano di preferire la relazione evitando il rischio di essere ammazzate. È paradossale» e sottolinea l'importanza dei centri antiviolenza «Grazie ai centri alcune donne sono riuscite ad uscirne, ma non tutte, purtroppo. Non è facile! In quest'ultimo mio romanzo emerge di quanto quest'uomo avesse manipolato questa donna al punto da convincerla anche a usare il suo corpo in scambi di coppia per soddisfare i suoi bisogni e questo racconto parte sempre da un discorso di storia vera».
Perché tacchi all'inferno?
«Io ho sempre pensato che una donna per essere seducente indossa il tacco, perché simbolo di sensualità femminilità. Ma lei con quei tacchi ha attraversato un inferno che è l'inferno dell'anima e in questo locale di scambisti era vietato togliere le scarpe con il tacco. Questo me l'ha raccontato una ragazza di 23 anni poi dedita all'alcool, tratto da una storia vera» spiega «C'è questa legge in questi club, lei scende in questo locale con i tacchi ma metaforicamente scende nell'inferno dell'anima perché i tacchi all'inferno che lei vive dentro di sé e anche all'esterno sul suo corpo».
Il suo romanzo può essere consigliato anche a lettori più giovani?
«Si, può essere consigliato perché anche le scene più violente sono state narrate in maniera abbastanza "elegante". Anche il primo romanzo è stato adottato nelle letture in molti istituti del secondo superiore. Spesso anche dalla lettura di un romanzo i giovani si rendono conto che questi comportamenti li notano nelle loro relazioni, ecco perché leggere è fondamentale, leggere aiuta a comprendere e a trovare una possibile via d'uscita».
Secondo lei cosa si può fare per eliminare la violenza sulle donne?
«Io credo che l'informazione deve essere fatta in modo incisivo. Penso che sia necessario fare informazione già dalle scuole di primo grado».
L'amore non ha bisogno di essere compreso, ha bisogno di essere dimostrato. Cosa intende dire con questa frase?
«L'amore si può dimostrare in tanti modi non coni il possesso non con la violenza. L'amore non è comprendere e giustificare atti di violenza, l'amore è donarsi all'altro senza ricatto, senza farsi male».
È vero che hai iniziato a scrivere un nuovo romanzo?
«Si è vero. Questa volta si tratta di un dark romance per un semplice motivo: a me hanno sempre incuriosito i gialli ma non eccessivamente gialli. E non solo. I dark romance sono anche la nuova tendenza delle nuove generazioni, dunque questo può essere un modo per avvicinarmi a loro. Se tutto va bene uscirà a marzo. La protagonista è sempre una donna che subisce uno stalker ma questa volta ho inserito un omicidio. A fare da sfondo, dunque, c'è sempre la tematica femminile con un fondo di verità».
Come mai sei così sensibile attratta dalle problematiche femminile?
«Perché ho vissuto da vicino un episodio di violenza. La violenza subita resta una ferita che sanguina sempre. Sono momenti terribili e così ho deciso di prendere in mano la scrittura, un lavoro che nasce da una sofferenza».