Cronaca
Inchiesta "Acqua salata", condannato a cinque anni e interdizione dai pubblici uffici Zinfollino
Ritenuto colpevole dei reati di concussione, peculato, truffa e furto aggravato
Andria - giovedì 20 ottobre 2016
Cinque anni di reclusione ed interdizione perpetua da pubblici uffici. E' la pena comminata dal tribunale collegiale di Trani al 58enne andriese Sebastiano Zinfollino, responsabile regionale di zona degli impianti irrigui del nord barese, personaggio di spicco dell'inchiesta "Acqua Salata" che nel 2009 sfociò anche in arresti.
Zinfollino è stato ritenuto colpevole dei reati di concussione, peculato, truffa (reato in cui è stato ritenuto assorbito quello di abuso d'ufficio) e furto aggravato. I fatti contesati dal pubblico ministero tranese Antonio Savasta risalgono agli anni a cavallo tra il 2006 ed il 2008. Oltre a Zinfollino, il Tribunale ha condannato ad 1 anno di reclusione e a 300 euro di multa, col beneficio della sospensione, Paolo Tursilli, 67 anni, barese, dirigente regionale del settore demanio, per l'accusa di truffa aggravata in cui, pure nel suo caso, è stata assorbita la contestazione di abuso d'ufficio.
Stessa pena (sempre sospesa) comminata al 64enne andriese Giuseppe Sgaramella, dipendente del servizio irriguo della Regione, ritenuto colpevole di truffa aggravata perchè grazie alla copertura di Zinfollino, avrebbe intascato lo stipendio senza andare a lavorare. Un anno e 4 mesi di reclusione (col beneficio della sospensione) per Giacinto Zinfollino, 37 anni di Andria, ritenuto responsabile di concorso in peculato, che con la Regione ebbe un contratto di lavoro a tempo determinato.
Riconosciuto il diritto al risarcimento per la Regione Puglia costituitasi parte civile.
Secondo quanto fu contestato, Zinfollino avrebbe preteso ed intascato tangenti per erogare l'acqua indispensabile all'irrogazione dei campi. Un sistema che sarebbe stato basato sul timore incusso agli agricoltori "di disservizi": in pratica di farli rimanere a secco se non avessero sottostato alle sue regole. Zinfollino, inoltre, avrebbe "prelevato illecitamente materiale di proprietà della Regione utilizzandolo o per uso personale (come ad esempio materiale per pitturazione) oppure per venderlo, come per il rame ed attrezzature. Inoltre avrebbe distratto in orari lavorativi operai stagionali addetti ai pozzi, e perciò pagati dalla Regione, occupandoli per scopi privati. Avrebbe, pure, col concorso di Tursilli, avuto un ruolo negli appalti, suddividendo le opere da eseguire in modo tale che non fossero soggette "alla procedura contabile ed imputazioni di spesa prevista per gli enti locali e sottoposta al controllo del dirigente del settore demanio".
Zinfollino è stato ritenuto colpevole dei reati di concussione, peculato, truffa (reato in cui è stato ritenuto assorbito quello di abuso d'ufficio) e furto aggravato. I fatti contesati dal pubblico ministero tranese Antonio Savasta risalgono agli anni a cavallo tra il 2006 ed il 2008. Oltre a Zinfollino, il Tribunale ha condannato ad 1 anno di reclusione e a 300 euro di multa, col beneficio della sospensione, Paolo Tursilli, 67 anni, barese, dirigente regionale del settore demanio, per l'accusa di truffa aggravata in cui, pure nel suo caso, è stata assorbita la contestazione di abuso d'ufficio.
Stessa pena (sempre sospesa) comminata al 64enne andriese Giuseppe Sgaramella, dipendente del servizio irriguo della Regione, ritenuto colpevole di truffa aggravata perchè grazie alla copertura di Zinfollino, avrebbe intascato lo stipendio senza andare a lavorare. Un anno e 4 mesi di reclusione (col beneficio della sospensione) per Giacinto Zinfollino, 37 anni di Andria, ritenuto responsabile di concorso in peculato, che con la Regione ebbe un contratto di lavoro a tempo determinato.
Riconosciuto il diritto al risarcimento per la Regione Puglia costituitasi parte civile.
Secondo quanto fu contestato, Zinfollino avrebbe preteso ed intascato tangenti per erogare l'acqua indispensabile all'irrogazione dei campi. Un sistema che sarebbe stato basato sul timore incusso agli agricoltori "di disservizi": in pratica di farli rimanere a secco se non avessero sottostato alle sue regole. Zinfollino, inoltre, avrebbe "prelevato illecitamente materiale di proprietà della Regione utilizzandolo o per uso personale (come ad esempio materiale per pitturazione) oppure per venderlo, come per il rame ed attrezzature. Inoltre avrebbe distratto in orari lavorativi operai stagionali addetti ai pozzi, e perciò pagati dalla Regione, occupandoli per scopi privati. Avrebbe, pure, col concorso di Tursilli, avuto un ruolo negli appalti, suddividendo le opere da eseguire in modo tale che non fossero soggette "alla procedura contabile ed imputazioni di spesa prevista per gli enti locali e sottoposta al controllo del dirigente del settore demanio".